there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Ecologia e mercato: un workshop di Liberioltre

| 0 commenti

 

 

 

Come coadiuvare la crescita economica con la risoluzione del problema dei cambiamenti climatici?

 

Dalla rivoluzione industriale la combustione di fossili si è impennata e con lei il rilascio di CO2.

 

 

Nel 1900 venivano emessi nel mondo due miliardi di tonnellate di CO2.

Nel 2013 sono state messe trenta miliardi di tonnellate di CO2.

 

La CO2 in eccesso provoca il riscaldamento del pianeta, a causa dell’effetto serra. Il cambiamento climatico comporta l’aumento della temperatura, una maggior frequenza di eventi estremi, l’aumento del livello del mare, l’aumento delle precipitazioni. Ci sono diversi rischi per la salute umana, per la biodiversità, per le risorse idriche,

 

Per l’accordo di Parigi la temperatura entro il 2100 dovrebbe restare sotto il grado e mezzo di aumento rispetto al periodo anteriore alla rivoluzione industriale.

 

GITTI

Ci sono dei report del Fondo Monetario Internazionale secondo i quali raggiungere gli obiettivi ambientali con un limitato costo economico è possibile sfruttando il dividendo fiscale: imponi delle tasse sulle esternalità ambientali e riduci le tasse sul lavoro.

 

Nel 2002 è entrato in vigore il protocollo di Kyoto.

Dal 2003 sono attivi i meccanismi di scambio delle emissioni nell’Unione Europea.

Nel 2008 è stato legiferato, con target 2020,  il Climate Action Renewable Energy Package.

Nel 2014 sono stati definiti i climate and energy goals for a competitive secure low carbon.

 

 

In Italia possiamo fare riferimento al documento di valutazione n 6 del senato.

 

Vigono delle imposte sull’inquinamento e delle imposte sull’energia,

concentrate sul prodotto e non sulla fonte.

 

Ci sono dei sussidi diretti e degli sconti fiscali dannosi per ambiente. In Italia valgono 16 miliardi.

 

Chi paga i costi delle tasse e dei sussidi? I costi esterni non sono pagati da chi produce l’attività ma da terzi. Si stima che fossero 50 miliardi di euro nel 2013.

 

C’è un divario tra le imposte pagate da un settore e i costi esterni generati dallo stesso settore. Le famiglie pagano più rispetto ai costi esterni che generano.

L’agricoltura e l’industria sono sussidiate (generano costi esterni e pagano meno imposte ambientali dei costi che generano).

I servizi pagano più dei costi che generano.

 

10’04” DE BLASI

Come facciamo a fare una tassazione che sia giusta e che ci preservi?

 

12’25 STAGNARO

Parliamo di problemi globali.

Essi presuppongono accordi e coordinamenti tra nazioni

Ogni nazione ricerca i propri interessi e comunque c’è un problema di equità.

L’occidente ha la responsabilità storica per la crescita della CO2 che è correlata alla crescita economica dell’occidente

Se vogliamo ridurre il flusso di nuove emissioni, però, dobbiamo considerare che le nuove emissioni provengono prevalentemente dagli emergenti.

Però l’europeo va dal cinese e gli dice che deve ridurre le emissioni. Il cinese gli dice che se le attribuisci al cinese e non alla Cina sono meno che per l’europeo. Inoltre gli può dire che il problema lo ha creato lui, l’europeo, e che ora ci pensi lui. Peraltro incide anche la delocalizzazione delle produzioni inquinanti.

La soluzione non verrà da scelte politiche ma dall’0innovazione tecnologica e in questo campo l’occidente può fare molto, anche in termini di contributo al futuro.

 

Quindi come stimolare l’innovazione tecnologica è la domanda fondamentale di lungo periodo.

 

Nel breve termine come si possono ridurre le emissioni in modo meno costoso e più equo? Dobbiamo scendere a dimensioni continentali e nazionali.

 

Tre punti vanno considerati.

1.    Il senso della tassazione: Con alcune attività produci esternalità negative che il mercato non prezza. Produci più inquinamento di quanto sarebbe efficiente. Il livello efficiente di inquinamento non è zero. Vogliamo ridurre l’inquinamento mantenendo e migliorando il benessere della popolazione. C’è un livello di inquinamento tollerabile, ottimo. Metto le tasse perché ti faccio pagare quel costo esterno che tu produci e che, in assenza di tassazione, non pagheresti. Noi questo costo lo paghiamo o no? In media lo paghiamo, se è giusta la stima delle attività. In media paghiamo tante tasse quante esternalità paghiamo. Però ci sono forti sussidi tra categorie. Le famiglie pagano più tasse di quante esternalità producano. Le industrie un po’ il contrario. Il settore più sussidiato (più inquina e meno lo bilancia con il gettito fiscale) è l’agricoltura. Non dobbiamo alzare le tasse in aggregato ma distribuirle tra categorie. Ridurre le accise a chi ne paga troppe e alzare la tassazione ambientale a chi ne paga troppo poche. Si dovrebbe agire sugli sconti fiscali sul gasolio per autotrasporto, per esempio. Meno accise su famiglie e più accise su autotrasportatori. Se venisse attuato un provvedimento del genere, però, il paese si bloccherebbe. Allora come si gestisce la transazione? È difficile farlo e non puoi farlo subito. Alzi le accise gradualmente. Dai del tempo per adeguarsi. I camionisti hanno fatto investimenti anche perché erano agevolati. Si può agevolare l’acquisto di camion euro zero che consumando anche meno farebbero consumare meno gasolio e quindi si potrebbe compensare il costo dell’aumento dell’accisa con quello dei minori consumi.

2.    Contabilità nazionale. Ci saranno pochi effetti sul bilancio dello stato. Se tolgo gli sconti fiscali di 16 miliardi non avrò improvvisamente 16 miliardi in più. Devo fare un percorso. Non si può pensare di sostituire tutti i 16 miliardi in altre spese. La riforma non va vista come modo di generare gettito ma come riforma ambientale e stop. Parte di quei 16 miliardi, se effettivamente disponibile, potrebbe essere usata per le agevolazioni all’acquisto di mezzi di trasporto meno inquinanti con rottamazione del vecchio mezzo.

3.    Elefante nella stanza. Sussidi alle rinnovabili. Questi sussidi sono contabilmente veri perché escono come addizonali ecc e finanziano fonti di energia alternativa. Se facciamo la tassazione ambientale (aumentare il prelievo fiscale su alcune forme di consumo e alcune tecnologie) allora dobbiamo ridurre o eliminare i sussidi dall’altra parte. La misura è sostitutiva per ragioni di equità e efficienza. Col sussidio scelgo che la fonte a b o c sono il mio strumento per decarbonizzare l’economia. Faccio scelta di politica industriale. Se invece non sussidio le cose che mi piacciono ma tasso quelle che fanno male all’ambiente sarà il mercato con le scelte dei consumatori e l’innovazione tecnologica a dire se per decarbonizzare conviene fare efficienza energetica eolico fv nucleare o quale mix. Non puoi dare a tavolino i numeri secondo cui per esempio saranno prodotti 70GW di energia elettrica dall’eolico, 20 GW dal fotovoltaico e così via. Chi scrive queste cose presuppone di poter scegliere e imporre il mix sapendo quale sia la scelta ottimale per i prossimi venti o trenta o cento anni. In realtà  non lo sa nessuno quale sia il mix ottimale.

 

25”37 DE BLASI

Le cose giuste da fare o non si conoscono o si conoscono e sono difficili da fare. Non perché tecnicamente non siano possibili. Perché l’esigenza di trasmettere l’esigenza di fare quelle scelte operative si scontra col sistema di incentivi dati in base a criteri non di efficienza.

Andate sul sito del MISE. C’è l’elencazione di vari sistemi incentivanti. Si hanno tassazioni di vantaggio o incentivi in conto economico erogati. Ci sono misure in contrasto l’una con l’altra. Non c’è un’idea organica di cosa vada fatto. Si ragiona in termini di emergenza o di consenso politico.

Le cose da fare si possono fare. Per farle bisogna superare diversi ostacoli.

 

Le cose giuste sono difficili da fare e da far accettare. Spesso sono dolorose per alcune categorie ma vanno fatte.

 

Pensiamo al sistema legato all’erogazione di incentivi per l’efficienza energetica. Il mercato è diventato iper regolamentato da un giorno all’altro. Il gestore decide cosa si può fare e cosa non si può fare. Effetto: si paga quel sistema di scambi e mercato nella bolletta senza saperlo. I soggetti obbligati si devono scambiare quote e quelle le paghiamo noi in bolletta. Per mancanza di programmazione o programmazione non efficiente.

 

 

 

 

30’04” CAPPATO

Il fattore principale di emissione è il fattore demografico.

Ci sono 214 milioni di gravidanze indesiderate perché molta popolazione non ha il diritto alla salute riproduttiva, non c’è informazione sessuale in molte parti del mondo, non c’è la disponibilità gratuita di contraccettivi ecc.

 

Occorre stabilire un prezzo minimo di emissione di CO2 (che sia ets o carbon tax anche a seconda di vari settori. Ci sono allevamenti intensivi che sono sussidiati due volte, dalla pac e dal fatto che non li si calcola nel novero delle emissioni inquinanti, bisogna farli entrare negli ets). Le misure vanno adottate in modo progressivo per non scatenare rivolte e consentire di investire in sviluppo tecnologico e efficienza da parte degli imprenditori. Si può partire da 50 dollari a  tonnellata per arrivare a 100 nel 2025.

Le misure dovrebbero essere almeno continentali e devono essere delle misure di conversione ecologica della fiscalità e non di aumento della pressione fiscale solo fare cassa e aumentare la spesa corrente.

Bisogna uscire dalla tassazione calcolata su accise o consumi ecc e arrivare a una riforma più radicale e profonda del sistema. È opportuno spostare il carico fiscale non solo da consumatori a aziende ma spostare da redditi medio bassi al consumo di risorse ambientali.

La tassazione ambientale oggi in Europa vale il 6% dell’imposizione fiscale. Quindi si può convertire senza aumentarla.

Questa imposizione riguarda anche la dimensione locale. Che senso ha l’addizionale Irpef se si consente la raccolta indifferenziata gratuita quando lì si ha il costo dello smaltimento. Che senso ha incentivare il riutilizzo delle materie prime dai rifiuti e consentire l’estrazione di materia prima senza imposizione fiscale facendo sì che convenga estrarre materie prime nei paesi dei produttori e non convenga andare a estrarre materie prime dai rifiuti

Non si tratta solo di correggere i consumi direttamente legati al mercato dell’energia alzando o abbassando le accise sul  gasolio e simili ma si tratta di costruire un sistema di imposizione fiscale complessiva. Occorre ridurre l’inquinamento senza paralizzare l’attività economica.

In fin dei conti qual è la base di legittimità di tasse come quelle sul lavoro? Si tassa il lavoro non perché sia negativo ma perché così si pagano i servizi pubblici. Dovrebbe essere così. Tassare il consumo delle risorse ambientali ha dentro di sé una motivazione positiva. Al di là del calcolo della CO2, ci sono anche le questioni della biodiversità distrutta o della plastica in mare.

Più Europa propone un livello di carbon pricing minimo e che si applichi come tariffa alle importazione da paesi i quali non applicano una tassa alla CO2. Se un paese esporta acciaio e non tassa la CO2  l’Europa applichi una tassa sulle importazioni equivalente alla propria tassa sulla CO2. Questo incentiva il terzo ad applicare lui la tassa così incassa lui il gettito. È con un  meccanismo di mercato che si dovrebbe applicare questa  tassazione a livello globale. Più questo meccanismo è strutturale meno ci perdiamo su micro sussidi settoriali o micro tassazioni che aumentano le distorsioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

40”34 DE BLASI

 

I rifiuti.

La gestione dei rifiuti non riguarda solo Roma.

È un problema del sistema Italia, mai affrontato in modo rigoroso e scientifico.

Riguarda quasi tutte le regioni, in particolare il sud.

Riguarda anche la produzione di energia.

Se si gestissero i rifiuti a modo si potrebbero ricavare benefici importanti nel settore dell’energia.

 

Prendiamo i dati dal sito dell’ISPRA.

 

In Italia si producono 180 milioni di tonnellate di rifiuti

Gran parte sono rifiuti da raccolta non urbana. 135 tonnellate sono rifiuti speciali come i residui da demolizioni (calcinacci ecc). Devono essere gestiti e trattati.

Si producono in Italia circa 30 milioni a testa.

La produzione di rifiuti è un indicatore di benessere, è correlata al pil. Più reddito abbiamo più generiamo rifiuti. Vale in recessione e in espansione questa correlazione.

Se ne producono nettamente di più al nord. 15 su 30 sono al nord

Anche per i rifiuti speciali (da produzioni industriali meccaniche ecc), c’è più produzione al nord.

Per quanto riguarda la raccolta differenziata la situazione è a macchia di leopardo.

Una volta differenziati e raccolti i rifiuti urbani devono finire da qualche parte. Si possono anche riciclare in parte ma vanno gestiti sia i rifiuti riciclabili che quelli non riciclabili. Anche ciò che bruci diventa rifiuito.

L’obiettivo europeo è quello di mandare meno roba possibili in discarica. . La destinazione in discarica è l’unico caso in cui dal rifiuto non si ricava niente anzi si consuma qualcosa

I rifiuti si possono incenererire e si può andare a recupero energetico: si possono produrre calore e energia elettrica dai rifiuti. Si può usare questo combustibile per industrie che emettono molta C02 come i cementifici. Un rifiuto ben trattato è meno inquinante in termini di emissione di CO2 rispetto ad altri inquinanti.

 

Conclusioni sui rifiuti

Ci sono differenze molto ampie fra macroaree nella gestione del ciclo dei rifiuti.

Ci sono pochi impianti di trattamento, pochi impianti di incenerimento, quote residuali di recupero di energia, quote migliorabili di recupero di materia

La politica racconta che le cose brutte non esistono ma il politico per professione dovrebbe dare soluzioni ai cittadini che lo eleggono.

 

Invece di assumersi la responsabilità di risolvere i problemi i politici fanno in modo di creare altri problemi e di non affrontare quelli causati da decenni di cattiva amministrazione

 

 

 

 

 

 

Plastiche, microplastiche.

Il problema è sempre esistito. La Cina per anni ha importato plastica da tutto il mondo. Ci sono 136 tipi di plastica. La Cina decise di importare plastica perché aveva spazi, lo smaltimento di plastica viene pagato benissimo (ti do tanti soldi se mi smaltisci la plastica e per quanto riguarda il riciclo alcune plastiche hanno alta capacità di riutilizzo). Da un giorno all’altro i cinesi han deciso di chiudere i canali.

 

Manca un sistema di gestione integrato della plastica. In buona parte può essere recuperata. Mancano impianti sufficienti di recupero e smaltimento delle plastiche. E mancano impianti di incenerimento in sicurezza delle plastiche. I prezzi sono saliti alle stelle. Un’azienda che usa plastica e ha residui di plastica ha costi operativi che schizzano in alto perché nessuno in politica ha pensato.

Lascia un commento