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Lo stupore delle prese elettriche

olio di palma e alternative: alcune considerazioni.

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Chiudiamo la serie di articoli sull’olio di palma, sempre che non trovi il tempo di riempire questo di numeri.

Quali sono le alternative all’olio di palma?

In precedenza erano usati i grassi idogenati, dichiaratamente più pericolosi, quindi non si può tornare indietro. Allora con cosa lo sostituiamo?
Con l’olio di oliva? Quanti olivi dobbiamo piantare Quante olive dobbiamo raccogliere?
Con l’olio di girasole? Quanti campi di girasole dobbiamo creare?
Con l’olio di colza? Quanti campi di colza dobbiamo creare? (L’olio di colza è il peggiore di tutti, vedi nutrizione sport)
Per fare queste sostituzioni quanto terreno va deforestato? (Il vantaggio è che i girasoli nascono ovunque e non solo nei climi tropicali. Inoltre il costo della deforestazione tropicale rende inefficiente da un punto di vista di economia ambientale e di sviluppo sostenibile il taglio di quelle foreste.)

Cosa cambierebbe a livello di prezzo dei prodotti, gusto, sapore, domanda, resa, produttività utilizzo degli spazi?
La quantità di olio ottenuta da un ettaro di palme corrisponde a quella che sarebbe ottenibile da cinque ettari di arachidi e sette di girasoli. Tali ettari in più comporterebbero anche il consumo di acqua, fertilizzanti, pesticidi in più.

Se sostituissimo l’olio di palma col burro, a parità di domanda, dovremmo considerare anche l’impatto degli allevamenti, intensivi o meno, dello spazio occupato dagli animali, della loro alimentazione e così via.
Adesso vediamo alcune considerazioni riferite anche a certi commentatori da social network che generalmente spuntano fuori su questi temi.
Il costo, inoltre, è sempre un fattore da tenere in considerazione, anche se sembra che tra i commentatori da social network molti siano disposti a spendere tantissimo evidentemente. Sembra che nessuno guardi al risparmio quando va a fare la spesa. Sembra anche che le imprese non debbano avere profitti ma fare beneficenza. Le imprese, invece, hanno uffici studi e marketing che cercano di minimizzare i costi, soddisfare i consumatori, aumentare i ricavi. Se il prodotto viene cambiato e il consumatore non lo compra più ci rimettono tutti. Se i costi delle materie prime si alzano e il prezzo cresce, ci rimettono tutti. Se l’azienda deve spendere di più per le materie prime non spenderà per i lavoratori, per averli qualificati, per lo sviluppo e la ricerca, per le certificazioni ambientali, per fornire servizi ai cosumatori e magari pe sviluppare soluzioni più sostenibili
Se certi commentatori vogliono cambiare il comportamento alle imprese si facciano assumere nel reparto produzione o marketing. Se vogliono che quelle spendano di più, ne comprino le azioni. Per dimostrare che non vogliono solo imporre comportamenti ritenuti virtuosi agli altri e non a se stessi, inizino a guadagnare di meno (profitto!) e a spendere di più (no al risparmio!)
Tra i vari commentatori non manca mai quello contro le multinazionali, che hanno economie di scala ed efficienze tali che il piccolo agricoltore sussidiato e parassita si sogna. In ogni caso boicottare le cosiddette multinazionali dell’olio di palma favorirebbe quelle dell’olio di soia, fermo restando che probabilmente chi vuole deforestare, farci la piantagione, raccogliere l’olio ecc.è inizialmente il carbonaio, il raccoglitore, l’impresa del luogo ecc.
Un altro commentatore dice che le olive vengono raccolte e spremute a mano e non “industrialmente”. Ammesso e non concesso che sia vero. tutto quello che oggi viene prodotto di olio di palma ed esportato, potrebbe essere analogamente prodotto in olio di oliva? Oggi che già manca l’olio, sarebbe però sufficiente per metterlo nei biscotti? O quello che viene chiesto è di impedire alle imprese di produrre e ai consumatori di consumare, tranne i privilegiati dal sistema sovietico o decrescista cui fanno riferimento molti commentatori?
Esiste un’obiezione robusta alla tesi che se sostituissimo l’olio di palma con altre colture ci sarebbe lo stesso danno ecologico che comportano oggi le coltivazioni da palma da olio. Vale a dire: i vari olii che sono stati rimpiazzati dall’olio di palma possono essere coltivati in ambienti temperati e sfruttano territori ormai sottratti alle foreste da centinaia di anni (vedi mais, girasole, olivi etc.) mentre per le coltivazioni di palme in un decennio si sono distrutti habitat tropicali importantissimi ad livello massiccio, andando ad incidere su territori delicati già provati da decenni di sfruttamento da parte delle industrie di legname e da altri motivi come l’aumento delle popolazioni autoctone, aumentando in pochissimo tempo il rischio d’estinzione di molte specie. Le foreste tropicali millenarie una volta distrutte non possono essere ripiantate, e questa è la differenza con gli ecosistemi temperati che conosciamo. Dal punto di vista della salute: se gli altri grassi fanno male più o meno dell’olio di palma eliminiamo o riduciamo i prodotti che li contengono dalla nostra dieta, ma non distruggiamo le foreste tropicali.

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