there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Primo agosto 2021: festa nazionale dell’atletica

primo agosto 2021. L’Italia vince l’oro nell’alto con Tamberi e con Jacobs nei 100 metri.

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Giornata stORIca e fantasmagORIca! bronzo nella staffetta mista maschile di nuoto, oro nel salto in alto di Tamberi e oro di Marcell Jacobs nei 100 metri! No, dico, i centometri!

Il big bang dello sport italiano, la più grande impresa mai vissuta, una giornata che resterà nella storia.
Esagerazioni? No. Cosa c’è di più seguito, di più atteso, di più desiderato della finale dei cento metri alle Olimpiadi?
Cosa c’è di più universale del gesto di correre (e anche di quello di saltare)?
Era immaginabile che in un giorno solo l’Italia conquistasse due ori nel giro di dieci minuti nell’atletica e in particolare proprio nella sublimazione di quei due gesti: correre e saltare?
Lo era nella loro mente: quella di Marcell Jacobs e di Giambarco Tamberi oltre che in quella di tutto lo staff che ha permesso loro di realizzare quei sogni e a noi di vivere tutto questo.
Il gesso di Tamberi, in tutto ciò, rappresenta l’emblema del sacrificio e del non mollare. Il destino gli ha restituito quello che poteva essere suo già a Rio.
Tra l’altro questa Olimpiade è iniziata benissimo per l’atletica italiana tra passaggi di turno e primati personali. Come dire? Si respirava aria nuova fin da subito. Poi sono arrivati gli uragani.

Nessuno dei momenti che la gente descrive come i migliori della propria vita mi sembrano analoghi. Dare alla luce un bambino dev’essere straordinariamente emozionante, ma di fatto non contiene l’elemento cruciale della sorpresa, e in tutti i casi dura troppo a lungo; la realizzazione di un’ambizione personale – una promozione, un premio, quello che vuoi – non presenta il fattore temporale dell’ultimo minuto, e neppure l’elemento di impotenza che provai quella sera. E cos’altro c’è che potrebbe dare quella subitaneità? Una grande vincita al totocalcio, forse, ma la vincita di grosse somme di denaro va a toccare una parte completamente diversa dalla psiche, e non ha niente dell’estasi collettiva dello sport.

E allora non c’è proprio niente che possa descrivere un momento così. Ho esaurito tutte le opzioni. Non riesco a ricordare di aver agognato per due decenni nient’altro (cos’altro c’è che sia sensato agognare per così tanto?), e non mi viene in mente niente che abbia desiderato da adulto come da bambino. Siate tolleranti, quindi, con quelli che descrivono un momento sportivo come il loro miglior momento in assoluto. Non è che manchiamo di immaginazione, e non è nemmeno che abbiamo avuto una vita triste e vuota; è solo che la vita reale è più pallida, più opaca, e offre meno possibilità di frenesie impreviste.
(Nick Hornby, febbre a 90 con una modifica: sport invece di calcio. Lui parlava dello scudetto dell’Arsenal).

 

 

 

 

 

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