L’aria di Firenze la domenica mattina presto, quando quasi tutti dormono, è bella, chiara, fresca, limpida. Sono andato a Sorgane a piedi, dopo aver valutato le varie opzioni. Katia mi aveva detto che avrebbe potuto passare a prendermi in motorino, ma tre chilometri a piedi si possono fare. Mezzora, che mi starebbe fatica fare a Stia, che vuoi che sia a Firenze?
Ho scoperto dei luoghi inattesi. Via delle Lame, che porta da Varlungo a Viale Europa. Quelle strade le avevo costeggiate quando sono andato fuori dalla sede del Genio della Lampada, indeciso se andare o meno al corso di teatro, salvo rinunciarci sempre, quest’inverno, prima di iniziare il corso presso gli Anelli Mancanti.
Si tratta di vie strette e forse un tempo pericolose. Io ho avuto un po’ di paura. Eppure, malgrado fossi a Firenze e sopra di me passasse il raccordo autostradale, la città è scomparsa. Ero in campagna. Il canto dei galli erano decenni che non lo sentivo. Gatti, cani. Forse dalle finestre socchiuse qualcuno si era alzato a vedere chi osava passeggiare così presto per quelle strade, come se fossimo finiti nel Medioevo.
A Sorgane ho scoperto l’esistenza di una rete wifi gratuita e di un’edicola fornita di libri interessanti sui quartieri e la storia di Firenze.
Katia ha telefonato dicendo che sarebbe arrivata dopo dieci minuti. Dato il tempo femminile, l’equivalenza dieci minuti uguale mezzora non è stata tra le peggiori.
E’ arrivata Silvia con la macchina e siamo partiti per la gara.
La frase del giorno, di Katia: “No, no, io non tiro nessuno. Io vo alla rambaggiata senza tabelle.”
Ancora Katia: “Ma tu, Riccardo, a Vienna vuoi correre la mezza maratona in 1h55′?”. “Sie. Anche meno. VOrrei vedere!” Questo discorso se lo sono segnato.
Al pre gara è bello vedere tante persone, tutte delle società fiorentine, e scoprire che ormai sono volti noti. Inoltre quello conosce l’altro e è tutto un rinnovare o stringere amicizie. Katia a dei suoi conoscenti, che erano del suo gruppo quando faceva atletica, credo, cioè negli anni Ottanta: “Sie. Vincetela voi la gara. Io non volgio battere nessuno, tantomeno le sorelle Tortora. Non voglio tifo. Non voglio mica morire.” “Sie. Se non batti quelle che corrono così, tu con la tua struttura e la tua agilità, puoi anche andare alla messa la domenica mattina.”
Iniziamo il riscaldamento e ripieghiamo sul riscaldarci dentro il bar del circolo di Ugnano, a suon di caffè e di gabinetto, malgrado alzi la frequenza cardiaca e ne avessi già preso uno, per quanto mi riguarda. “Sveglia, partono!”, ci fa un organizzatore quando usciamo. Rischiamo di fare come quando andammo a correre alla gara del G.S.Le Torri, in cui partimmo… dieci minuti dopo la partenza.
Presto il mio Garmin, uno dei due, a Katia, che ha detto di volersi impegnare, contraddicendo se stessa rispetto a quanto aveva detto prima.
Io e Silvia allunghiamo di pochi metri il percorso perché usciamo dalla parte campestre al termine, anziché saltare sulla strada come fanno tutti.
Il percorso era stato dipinto come brutto, ma anche correre lungo il lato che costeggia l’autostrada, che non si vede di solito, è un elemento di novità e quindi positivo. Corriamo da Ugnano verso San Colombano e Lastra a Signa. I cartelli stradali: mi è sempre piaciuto guardarli e tracciare un percorso mentale. Del resto Silvia e Katia sono partite un po’ più veloci e, sebbene le veda costantemente, sono più avanti. Io mi sono un po’ attardato facendo un piccolo pezzo di strada con Valentina e Laura, della Nave. “Attenta: lui scrive tutto”, dice Vale, dopo che l’altra aveva parlato di una gara nella campestre in cui si era ritrovata immersa nel fango.
Vado attorno ai cinque e quaranta. Ad un certo punto sono affiancato da una macchina e da un’ape e tutto il loro smog lo respiro per qualche minuto, fino a che non c’è una deviazione per loro.
Supero alcune persone. Inizio ad andare più veloce. Faccio alcuni tratti insieme a qualcuno che sembra avere il mio passo. Un signore, addirittura mi risorpassa, ma dura poco. Presto li stacco tutti. Buon segno. Non corro contro gli altri: sono indicazioni utili per me, che evidentemente sto andando bene. Il Garmin tende a stare tra i cinque e venti e i cinque e trenta.
Verso il decimo chilometro. Ci fanno scavalcare un tubo e passiamo dalla strada ad un fosso che costeggia l’Arno. Vedo Katia, che mi aveva incitato poco prima, vedendomi. Vedo anche Silvia. Le raggiungo e le supero. “Dai, Ricca!”, dice Silvia. “Ce la faremo?” Faccio io. “Certo!” dice lei. Katia invece aveva detto di andare troppo forte, ma io le avevo risposto: “Nooo!”. In realtà andava a cinque e venti, ritmo che avrebbe dovuto reggere. Da lì in poi avrebbe dovuto sopportare ed essere supportata da un uomo che le ha parlato per un po’. Per me era ottimo. Continuo ad accelerare senza quasi accorgermene. Mi sembra di essere a Valencia.
Non volevo guardare i chilometri. Sentivo soltanto di andare più veloce e di reggere.
Sento qualcuno che sta arrivando alle mie spalle. E’ strano: non mi sembrava. Sento passi sempre più vicini. Accelero. Non intendo farmi superare. E’ Silvia. Corro insieme a lei? Iniziamo a correre sempre più forte insieme. “Mi hai fatto da lepre,” dirà. Io non volevo che mi superasse e lei nemmeno. Il cartello ultimo chilometro è stato un toccasana, ma per me non era uno. Se lei fa un passo in più io accelero. Stiamo affiancati, ma cerchiamo anche di correre ognuno più veloce dell’altra. Due persone si dicono:”Ma questi come vanno?” “Hanno iniziato ora.” Frasi che ti rendono orgogliosi. Faceva parte dell’allenamento il progressivo e riuscire a correre quattordici chilometri in progressione e con la parte finale sotto i cinque al chilometro è stato eccellente.
“Vieni Riccardo” mi dirà Silvia a pochi metri dal traguardo, quando decido che posso chiudere.
Il ristoro è eccezionale. Mi riempo di cenci, schiacciata alla fiorentina e pane con l’olio.Le casine attorno a UGnano si rivelano sorprendentemente carine.
Il pomeriggio mangio in casa, esco sul terrazzo, scrivo Un racconto, leggo gli auguri su Facebook per il mio compleanno.torno a Stia. A casa non dico una parola. Sono contento di come è passato bene questo weekend: a correre e a scrivere.
Scarpinata ugnanese
31 Agosto 2020 | 0 commenti