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Lo stupore delle prese elettriche

“Ho corso un chilometro in 4’50”. “La pista era in discesa?”

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Tredici gennaio.
Mi sono buttato in pista cercando di andare subito più veloce. Non ho nemmeno guardato quali corsie fossero occupate. Ho lasciato libere le prime due e mi sono fiondato in pista. La cosa strana è che tendo a spostarmi sulla sinistra della corsia, col rischio di invaderne una, così una volta che un istruttore mi ha richiamato perché stavo sfondando sulla prima, mi sono buttato sulla terza. In realtà ho fatto un po’ di zig zag tra le corsie, anche perché ogni tanto allenatori e atleti tendevano a occupare da fermi un pezzo di corsia.
Comunque il primo chilometro l’ho fatto a 5’47”, il terzo a 6’10”, il quinto più veloce del terzo ma più lento del primo e insomma alla fine ho corso cinque chilometri in trenta minuti, vale a dire a sei minuti al chilometro, facendo l’errore di correre più velocemente all’inizio, ma proprio per questo motivo è importante avere tenuto il ritmo desiderato dei sei minuti al chilometro. Chiaramente questo non è un buon tempo da considerare come “ritmo a cui fare le ripetute” ma questo è. Non so ancora se ci sarà un effetto gara, in base al quale anche mentalmente si tende ad andare più veloci in gara. Non so nemmeno se provassi ad andare al massimo per fare un test empirico cosa scapperebbe fuori. Il punto è che non so è giunto il momento di avere voglia di fare queste prove. Lo vedremo nei prossimi allenamenti.
Dopo questi cinque chilometri ho fatto un giro attorno allo stadio, il famoso giro lungo che circonda anche lo stadio di calcio oltre a quello di atletica, passando lungo l’Affrico. Avrò quindi percorso 2,5 chilometri in sedici minuti? Cioè in pratica avrò fatto un defaticamento? In ogni caso era quello che volevo in quel momento. Una volta tornato in pista, ho fatto quattrocento metri a cinque minuti al chilometri, vale a dire in due minuti netti. Anche qui c’è un punto che non va tatticamente e come resistenza alla velocità o capacità aerobica o quel che è: cioè i primi duecento metri li ho corsi a 4’50” e gli altri a 5’10”. Non è un problema adesso. E’ il primo passo affinché questo ritmo lo riesca di nuovo a tenere per ventuno chilometri. Il quando è ciò che conta. Per questo serve l’ottimizzazione. A metterci sei anni per raggiungere quell’obiettivo sono buoni tutti. O meglio: l’ho già fatto e non sarebbe una novità. La motivazione all’allenamento quotidiano è questa idea di ottimizzare.

Quattordici gennaio. Piove, senti, come piove. Inoltre avevo il corso di English Well Spoken. Quindi non ho corso.

Quindici gennaio. Dopo quarantacinque minuti di corsa lenta passeggiata, ho fatto un bel chilometro in pista a 4’50”

L’ho detto al telefono a Katia: “Sai? Ho corso un chilometro in 4’50”. Risposta: “La pista era in discesa.”

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