there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Minimarket: il comune di Firenze contro la libertà di scelta.

Commentiamo un fatto: il Comune di Firenze si arroga il diritto di scegliere cosa è bene e cosa è male e chi e quando è possibile comprare e vendere. Insomma si arroga il diritto di limitare la libertà di scegliere e di farsi scegliere, in nome di regole arbitrarie cambiate in corso d’opera. Se poi i negozianti a cui è impedita la vendita si daranno al crimine, la colpa sarà del Comune. Intanto i regolamentatori avranno tutelato i negozianti la cui cattiva condotta è testimoniata dal voto di sfiducia dei consumatori, cioè dalle perdite, in cambio di qualche voto e forse della rinuncia a proteste contro i canoni di affitto pagati al regolamentatore. La notizia è questa: http://iltirreno.gelocal.it/regione/toscana/2016/01/18/news/firenze-dichiara-guerra-ai-minimarket-e-all-alcol-facile-1.12799522

Adesso raccontiamo una possibile storia.

Viene uno dal Bangladesh perché invece che stare a far cucire maglioni ai suoi figli preferisce emigrare dove può vendere della merce e guadagnare di più. Così anche gli occidentali saranno contenti, no? Lui vende a prezzi più bassi, loro spendono meno e hanno più reddito a disposizione, i suoi figli non lavorano per paghe da fame in Bangladesh ma stanno a giocare a calcio la domenica alle Cascine. Loro possono non lavorare e magari andare a scuola: quello che gli occidentali sembra che vogliano quando parlano dei bambini schiavi.
I negozianti vedono che la gente va da lui e non più da loro. Evidentemente alla gente va bene per qualità e prezzo e anche per gli orari di apertura.
I negozianti si appellano al Comune e dicono che i minimarket dei bengalesi vendono morte, come si legge nelle locandine dei quotidiani. Il fatto che alla gente piaccia comprare le birre alle due di notte non piace ai fan dello stato etico.
I negozianti non pensano a migliorare, ma a ottenere l’appoggio politico. In cambio di voti.
I politici non pensano a far rispettare la rule of law e a garantire il rispetto di regole del gioco durature e non variabili a piacimento, ma giocano a fare i regolamentatori distorsivi del mercato: va a finire che premiano i peggiori, in questo caso i negozianti storici, che evidentemente hanno subito il voto negativo dei consumatori, se sono in perdita o non vendono più. Il mercato serve a scacciare i cattivi imprenditori. Questi negozianti, oggi, lo sono.
I negozianti storici ottengono la vittoria. Esiste un regolamento fatto da qualche burocrate dell’Unesco per proteggere, tutelare, salvaguardare non l’ambiente o i monumenti, ma determinate attività economiche e quindi per creare inefficienze. Così i negozianti avranno degli aiuti e non dovranno darsi da fare per produrre o vendere beni o servizi di qualità a prezzi competitivi e che incontrino il gusto dei consumatori.
Chi vendeva, cioè i minimarket, viene punito.
Chi non vendeva viene protetto. Così i nostri eroi premiano i peggiori e puniscono i migliori. Il contrario di quello che aumenterebbe il benessere economico della società.
I consumatori dovranno spendere di più per avere di meno: si limita la libertà di scegliere e di farsi scegliere.
In compenso i politici si sono assicurati pochi voti.
E i negozianti dei minimarket? Be’. Possono sempre darsi al crimine oppure tornare nei loro paesi e restare nella miseria, per la gioia dei razzisti nostrani. I loro figli cuciranno maglioni e forse saranno compatiti da quegli occidentali che li hanno cacciati.

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