Dal diario di Sergio Ricossa. 1994.
I salvataggi compiuti da Mediobanca hanno il vantaggio, rispetto ai salvataggi che fece l’Iri in passato, di non addossare in modo permanente allo stato il peso delle aziende malate croniche. Non so se puniscano a sufficienza i cattivi capitalisti, che infettano le loro aziende e non finiscono tra le grinfie della magistratura.
Quanto governa un governo deresponsabilizzato dalle piazze alle quali ceda per amore della pace sociale?
Con Berlusconi i comunisti perdono la presidenza della Camera e soprattutto perdono la DC, con la quale si scontravano in bellissimi incontri di pugilato truccati.
L’abc del liberismo: ogni terra promessa è un miraggio. Anche quella promessa dai berlusconiani.
I posti di lavoro si formano col concorso dell’intera nazione e della fortuna. Spero nei piccoli e medi imprenditori, nel lavoro indipendente. Da un padronato che fino all’ultimo ha puntato sulla vittoria delle sinistre mi aspetto poco di buono. Se anche creasse un milione di posti di lavoro, sarebbero per lo più posti improduttivi, ovvero una sciagura, non una benedizione.
E’ lo stesso padronato che soffoca il mercato interno e non se ne preoccupa. Le sue grandi vittorie, ottenute con la complicità sindacale e governativa, sono il blocco della scala mobile del 1991 e la definitiva abolizione nel 1993. Teme Berlusconi perché è un venditore, più che un produttore e quindi è favorevole agli alti salari. All’imprenditore Berlusconi interessa che gli italiani guadagnino molto per spendere molto.
Berlusconi è l’uomo simbolo del consumismo, perciò è odiato dagli anticonsumisti. Perciò piace al popolo, che è consumista per istinto. La televisione ha giovato a Berlusconi perché propone un modo di vita che piace alla maggioranza popolare. Gli intellettuali di sinistra non capiscono il popolo e quindi nemmeno il consumismo. Peggio per la sinsitra e per la sua boria intellettuale.
Due milioni di miliardi di debito fanno quasi duecentomila miliardi di interessi annui. Ogni punto percentuale in più del tasso di interesse aggrava il bilancio pubblico di circa ventimila miliardi. Al debito pubblico andrebbero aggiunti gli obblighi futuri degli enti previdenziali. In tal caso si arriverebbe a oltre sette milioni di miliardi di crediti che le famiglie italiane vantano e a fronte dei quali non esiste alcuna ricchezza reale, ma soltanto una scommessa sull’avvenire: sulla fiducia, cioè, che le generazioni avvenire rispetteranno le regole del gioco stabilite dalle generazioni precedenti. Sette milioni di miliardi sono più della metà dell’intera ricchezza degli italiani.
Anche a prescindere dagli obblighi previdenziali, il debito pubblico supera ormai di molto il pil. Il rapporto col pil è raddoppiato negli ultimi quattordici anni. Andreatta, uno dei responsabili:”Ci vuole una patrimoniale all’anno per cinque anni di seguito perché dobbiamo essere duri con gli italiani.” Il manganello fiscale: cominci a darselo lui in testa.
Una sentenza della Corte Costituzionale scopre un nuovo debito per le pensioni. Vorrei che i magistrati, così solerti nel causare altre spese pubbliche, lo fossero egualmente nel recuperare il denaro che arricchì i disonesti di Tangentopoli.
Una parte importante dei giudici chiuderà la botola di tangentopoli dopo che il pds sarà fuori dal pozzo e Berlusconi in fondo. La legge non è uguale per tutti.
Tangentopoli è tardo neologismo per indicare appropriatametne ogni città italiana fin dalla fondazione della Repubblica. I tentativi giudiziari di conquistare Tangentopoli fallirono prima che i comunisti li appoggiassero seriamente, cioè dopo avere perso gli aiuti sovietici.
San Tommaso d’Aquino: “si impedirebbe molto di ciò che è utile se tutti i peccati fossero severamente proibiti.” In Italia vale anche per l’evasione di leggi fiscali ingiuste. Bisognerebbe aggiungere, con de Mandeville:”Coloro i quali vorrebbero che tutti i peccati fossero severamente proibiti hanno spesso in mente qualcosa di utile per sé.”
Mi ostino a pensare che l’etica dell’imprenditore consista nel fare bene il suo mestiere, nell’inventare e produrre al meglio ciò che soddisfa il clietne.
Mi preoccupa quanto scrive Marco Vitale: “Una tragedia questo imbroglio dell’auto elettrica.” L’auto elettrica all’Alfa Romeo è parte di un accordo sindacale che prevede un finanziamento pubblico delle ricerche. Si dice che questa parte sia stata voluta dal sindacalista Trentin. Si vede una volta tanto Trentin ha ragionato da buon imprenditore che va matto per il progresso tecnologico e merceologico.
Agnelli è presidente della Piaggio e anche l’Innocenti, quella della Lambretta, è degli Agnelli, dopo che è stata venduta all’Alfa Romeo e a Finmeccanica. Con la regola ingoia tutto si fanno contenti gli Agnelli, non gli Artusi, non i Brillat Savarin.
Il maggior compito sociale dell’imprenditore: innovare, allearsi con l’inventore, mettendo a repentaglio i suoi capitali e quelli di chi gli dà fiducia. Il finanziamento pubblico sia riservato alla ricerca di base. Può l’umanità fare a meno dell’imprenditore visionario e dell’inventore pazzo? La grande colpa della grande industria italiana è stata quella di cercare l’alleanza col potere politico per vivacchiare di rendita, senza fantasia.
I tribunali americani processarono Lee De Forest, accusandolo di promettere l’impossibile: la televisione. Per fortuna dell’America i tipi alla De Forest sono sempre abbondanti e fattivi, a dispetto dei tribunali. Lo sono meno in Italia, per sfortuna.
Il buon imprenditore si distingue dal paranoico affetto da allucinazioni di grandigia solo a posteriori, a consuntivi fatti. E’ la ragione per cui è socialmente utile il mercato con ingresso libero e voto finale dei consumatori ed è dannosa la commissione di esperti, di solito pubblici, che giudica a priori.
Chi ha messo a punto il telepass? Una piccola impresa di ingegneria del software di Milano. Non l’Olivetti o l’Ibm.
Telecom viene rigorganizzata dall’Iri. Centomila dipendenti e circa 30000 miliardi anui di fatturato. Confermati i vecchi dirigenti.A volte per telefonare dall’Italia conviene farlo attraverso gli Stati Uniti.
Stet. La maggioranza pubblica acquistò azoni dall’Iri pagandole il doppio del loro valore e addossando la perdita ai piccoli azionisti di minoranza. Lo stato dice:”capitalisti, fate come me, sfruttate i piccoli azionisti di minoranza, derubateli e ridete leggendo che la costituzione tutela il risparmio.”
Stiamo in coda ogni anno venti giorni a testa a causa della burocrazia pubblica.
Oltre certe dimensioni di impresa e senza validi accorgimenti organizzativi c’è una burocrazia privata quali sugualmente deleteria. I padroni serviti da troppi servitori devono assumere altri servitori che servano i servitori e così via.
L’inefficienza della burocrazia nasce dal disporre di troppi impiegati, non di troppo pochi. Il trucco della burocrazia consiste nel far credere di averne troppo pochi.
Non ha importanza come si chiami un partito o un movimento politico. Importa la sua forte o debole vocazione allo statalismo e alla burocrazia, al dirigismo e all’invadenza nella vita dei privati cittadini. Gli alberghi mostrano il numero di stelle che meritano. I simboli dei partiti dovrebbero esibire il numero di guinzagli e delle museruole che intendono usare. I partiti peggiori avrebbero più guinzagli coi quali allettare gli schiavi per scelta. Chiediamoci chi ci imporrebbe più guinzagli se avesse il potere. Forse rischieremmo di scegliere in base alla nostra ubbidienza canina.
Il burocrate deve avere la sua deontologia, ma se far bene il mestiere significa rispettare i regolamenti alla lettera può succedere come a un ufficio fiscale di Casale Monferrato. Una signora da sola allo sportello aveva cinque dichiarazioni dei redditi da presentare. Il regolamento prescriveva che se ne potessero presentare tre e poi rifare la coda. La signora ha dovuto trovare una persona dietro a cui accodarsi dopo la terza dichiarazione per poter presentare le ultime due.
Se il burocrate i regolamenti li interpreta, sia pure a fin di bene, rischia di cadere nell’arbitrario e di essere punito. Il magistrato ha lo stesso problema con la legge, che talvolta sceglie di applicare e altre no, nella massa sterminata delle disposizioni vigenti.
Diceva Longanesi che il fascismo fu una dittatura temperata dalla diffusa inosservanza delle leggi. Dopo la seconda guerra mondiale i miracoli economici hanno la stessa causa: l’arte di arrangiarsi, che comprende l’evasione di norme fiscali e sindacali.
Quando la politica economica decade a lotta tra chi pone vincoli all’attività altrui e chi dovrebbe sopportarli, i vincolati reagiscono in vario modo. Possono cessare l’attività o ignorare i vincoli e correre il rischio di sanzioni o comprare le autorità vincolanti affinché chiudano un occhio. Nel terzo caso inizia un circolo vizioso: le autorità vincolanti inventano nuovi vincoli per aumentare gli incassi, fino a un massimo oltre il quale nessuno è più in grado di controllare il sistema vincolistico disumanamente cresciuto.
Mario Longo, giurista: “L’Italia si salva con una legge lunga un rigo appena: si abrogano tutte le norme emanate dal 1950 in poi.”
Giuliano Urbani: “Ogni nuova legge dovrebbe contenere una postilla con cui se ne abrogano venti vecchie.”
La legge sull’autocertificazione è stata resa attuabile con un regolamento dopo 26 anni.
Karl Marx agli statalisti: “Avete la tracotanza di trasformare certi servitori dello stato in spie degli animi, in gente onnisciente, in filosofi, teologi, politici, in oracoli di Delfi. Vera tracotanza è attribuire a certi individui la perfezione della specie, credere che le vostre istituzioni di stato siano abbastanza potenti da mutare un debole mortale, un funzionario, in un santo, e rendergli possibile l’impossibile.
Mi scrive Sylos Labini:”Tu denunci la pressione fiscale e non la sua causa, la spesa pubblica. Più volte ho denunciato gli sprechi amministrativi e gli stipendi da nababbi dei dirigenti delle Usl. Non è successo nulla.” Ecco. Succede nulla. Io almeno quando giustifico l’evasione fiscale do scandalo e forse riesco a impedire che gli evasori siano additati falsamente come causa dei nostri mali.
Buona notizia. Jacques Delors lascia la presidenza della Commissione Europea. In questi dieci anni ha fatto l’Europa a immagine di se stesso: un ex sindacalista, un socialista in servizio permanente, un tecnocrate colbertiano. Il suo convincimento è che il mercato non si preoccupa di questioni di tipo sociale. Il mercato in realtà è cieco di fronte agli individui ed è una spietata macchina a difesa dell’interesse collettivo e al servizio della società, purché lo si lasci fare