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Lo stupore delle prese elettriche

La lista della spesa pubblica

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Da “La lista della spesa” di Carlo Cottarelli

 

COME FARE I CONFRONTI
È utile confrontare la spesa col pil, tra paesi diversi, a fare paragoni nel tempo (così si libera l’andamento della spesa dall’effetto dell’inflazione, che agisce sul pil stesso). I paesi emergenti hanno livelli di spesa più bassi, quindi vanno fatti confronti con paesi avanzati. Il confronto coi paesi euro è utile perché questi sono i principali concorrenti e per migliorare la competitività si può agire su spesa e tassazione.

IL PERSONALE SEMBRA INTOCCABILE
I gruppi di lavoro sulla spending review si distinguono in verticali, che non hanno prodotto niente, e in orizzontali, che hanno prodotto qualche riforma. In nessun caso, in nessuna ipotesi, in nessuna proposta sono state previste riduzioni di personale.

UN PO’ DI NUMERI
Spesa pubblica nel 2013: 818 miliardi, un po’ più della metà del pil, circa 13700 euro per ogni persona .
Spesa per interessi: 78 miliardi. Riducibile o ripagando il debito (ci vuole una riduzione delle spese primarie o un aumento delle tasse) o rifiutando di pagare gli interessi e di rimborsare il debito. Se un paese fa default perde credibilità e diventerà più difficile prendere a prestito. Anche questa è una tassa sui chi detiene titoli di stato. Nel caso italiano il debito è detenuto in larga parte da famiglie e imprese italiane e da paesi esteri integrati con l’economia nazionale.
Spesa primaria: 739 miliardi
L’ Inps incide per il 43%, 320 miliardi, attraverso trasferimenti per assistenza e welfare (sussidi di disoccupazione, pensioni di invalidità ecc.)
Ministeri ed enti pubblici incidono per il 25%, 190 miliardi
Le Regioni incidono per 138 miliardi, di cui 109 per la sanità.
Il 60% del totale della spesa pubblica è quindi dato da pensioni e sanità, le quali sono anche le voci che sono cresciute di più.
Le spese dei comuni ammontavano nel 2013 a 61 miliardi, pari all’8% del totale.
La spesa delle province era 9 miliardi, l’1%
Dal 2009 al 2013 ci sono state minori spese per 24 miliardi ma quella degli enti previdenziali è aumentata di 28. La spesa sanitaria è scesa di poco, ma risente dell’inflazione più di altri settori.

PERCHE’ NON SI SONO RIDOTTE LE TASSE
Al netto dell’inflazione la spesa primaria si è ridotta di oltre il 10%. Perché non si sono ridotte le tasse, allora? Perché i tagli sono stati compensati dall’aumento della spesa pensionistica, perché è stato necessario aumentare le tasse per ridurre il deficit, perché il pil reale si è ridotto diminuendo la base su cui si calcolano le aliquote.

PER COSA SI SPENDE E PERCHE’ E’ DIFFICILE SPENDERE MENO
Per cosa si spende. Acquisti di beni e servizi: 169 miliardi nel 2013, di cui 131 miliardi per spese correnti e investimenti per 38. I tagli sugli acquisti possono colpire le inefficienze, ma incontrano resistenze da parte delle aziende fornitrici e da parte di chi amministra gli esborsi, che perde potere decisionale. La metà delle spese correnti e più (circa 70 miliardi) sono spese per acquisti sanitari, più difficilmente riducibili.
Poi c’è lo stato che impiega: 165 miliardi per stipendi dei dipendenti pubblici. Impiegati e sindacati non si opporrebbero ai prepensionamenti, ma il risparmio sarebbe modesto in tal caso.
Lo stato trasferisce soldi a famiglie, imprese ed estero. Alle imprese vanno 33 miliardi, all’estero 19 miliardi (quasi tutti a ue), alle famiglie il resto di 380 miliardi. È difficile intervenire.
Ogni operazione di risparmio va a colpire una di queste fonti di acquisto e in qualche modo incide sul personale. Digitalizzare le operazioni, per esempio, rende inutile del personale. Con la posta elettronica hanno perso di importanza i commessi ministeriali addetti allo smistamento della posta. Cottarelli ha tolto le scrivanie dal corridoio, dove stavano i commessi a non fare niente, ma andato via lui sono riapparsi sia loro che le scrivanie. Ogni scusa è buona per tenere una persona a occupare un posto inutile.

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