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Lo stupore delle prese elettriche

Leggi di bilancio da parassiti

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Di Alberto Bisin:
Innanzitutto il peccato originale, quel mal congegnato assistenzialismo che colora da sempre la nostra politica fiscale. A questo la Legge di Bilancio aggiunge regalie senza logica e struttura che stanno a reddito di cittadinanza e contro-riforma delle pensioni  come il 2,4 di debito sta al 2,04. Un “vorrei ma non posso” che getta spesa pubblica a pioggia senza realmente aiutare, che per giunta favorirà il lavoro nero e, con ogni probabilita’,  porterà ad un aumento della pressione fiscale a partire dal 2020.
E poi i mercati finanziari, inefficienti e protetti, tallone d’Achille dell’economia italiana.  Lo spread, cioè la perdita di valore di mercato del debito sovrano, non ha fatto che peggiorare i già precari bilanci delle banche che ne possiedono una larga quota. Gli interventi della maggioranza riguardanti istituti di credito cooperativo non sono che un trucco contabile per ritardare la contabilizzazione di queste perdite, senza agire sulla sostanza. La sostanza è un sistema finanziario debole, che i governi precedenti così come questo non hanno fatto che proteggere per interesse politico particolare, con la testa nella sabbia.  Il fatto che altri paesi in Europa si comportino in modo simile non dovrebbe affatto rassicurarci: il minimo comun denominatore non è mai buona regola di politica economica.
Ed infine, gli investimenti mancati, il futuro che lascia sempre spazio al presente. Il paese pare rassegnato a non investire, né in capitale fisico né in capitale umano, né direttamente nel settore pubblico né incentivando quello privato.  La “quadra” sul bilancio con la Commissione sta proprio in questo, nel ridurre l’elemosina precedentemente prevista per politiche di investimento, in accordo con l’anima anti-modernista di questo governo No Tav, No Terzo Valico, No negozi aperti, No tutto. Mentre la produttività totale dei fattori  è stagnante da decenni l’unica occupazione della politica economica pare essere redistribuire risorse dai settori produttivi a quelli improduttivi, da chi lavora a chi non lavora,  dai giovani ai vecchi, a disoccupati e pensionati. Sia chiaro, questo non è welfare, ma piuttosto politica miope e senza orizzonte proprio perché non associa protezione sociale a investimenti ed incentivi alla riconversione.
In queste condizioni il paese non sarà in grado di affrontare il prossimo rallentamento della crescita globale. Il sistema finanziario rischia di sgretolarsi davanti ad un’altra crisi, essendo uscito azzoppato da quest’ultima. Il bilancio fiscale non ha spazio per politiche espansive anti-cicliche, perché gli avanzi primari di questi anni non sono stati sufficienti a compensare i costi di rifinanziamento dell’enorme debito, che continua a crescere in proporzione al Pil. La politica monetaria non ha effetti reali sostanziali al di là del breve periodo: la Bce ha evitato la crisi finanziaria in Europa ma nessuna politica monetaria ha effetto alcuno nel contrastare una politica fiscale irresponsabile e una economia reale che non investe e non cresce.
No, la situazione economica del paese non è affatto responsabilità di questo governo. È l’effetto di politiche economiche fallimentari ormai decennali. Ma questo governo continua e peggiora quelle stesse politiche in un contesto in cui il redde rationem si avvicina sempre più velocemente.

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