Sbobinatura
Se uno si informa sull’Italia solo attraverso le dichiarazioni dei politici senza avere accesso a dati ufficiali pensa che la spesa pubblica sia il 5% del Pil. Parlano di eccesso di libero mercato e assenza di Stato. Le cose sono un po’ diverse.
Il rapporto tra spesa pubblica e pil, anche tenendo conto del fatto che il pil è cresciuto, è aumentato nel tempo nel mondo.
Hanno tutti i prosciutti negli occhi o cercano di raccontare storielle?
Si usa la parola per dare una forma alle proprie paure. La realtà è diversa. Quanto liberismo c’è in Italia?
Noi facciamo fatica ad accettare la complessità. Quando le cose accadono non necessariamente c’è un responsabile.
Prendiamo la determinazione dei salari, che è difficile per alcune persone da acettare. Il mio salario dipende da tante cose: dal modo in cui il mercato valuta ciò che offro, dal fatto che le persone ritengano utile per loro ciò che io offro, da quante altre persone fanno quel che faccio io. Il salario per qualcuno è un indice di ciò che tu sei e allora i salari sono sbagliati perché danno tanti soldi a persone che non sono così migliori degli altri o danno pochi soldi a chi riteniamo come persone meritevoli. O un indice di ciò che sei o una prova dell’ingiustizia del mondo. Invece il salario è determinato da tante variabili. Cristiano Ronaldo non è più importante di un medico salvavita ma come lui ce n’è solo uno e consente di costruire attorno a lui un’industria che può andare a vantaggio di tante persone, dell’indotto.
Non comprendendo la complessità abbiamo bisogno di storie e schemi interpretativi semplici. Abbiamo bisogno di soluzioni semplici ai nostri problemi. Lo stato non ha fatto abbastanza, manca una legge, non sono stati fatti finanziamenti opportuni. Sono narrazioni efficaci che si capiscono. Da qui la colpa è che non si è controllato, regolamentato, diretto abbastanza l’azione delle persone.
Viviamo nell’epoca del trionfo dello Stato. Non abbiamo mai avuto tanto Stato di quanto lo abbiamo ora. Non abbiamo mai avuto norme che entrano così tanto nella vita degli individui. Abbiamo una sorta di schizofrenia. Le stesse persone che dicono che in Italia bisogna semplificare a vantaggio delle piccole imprese perché le grandi non ci piacciono o che le tasse sono troppo alte dicono che c’è troppo neoliberismo.
Come è nato lo Stato non è lo Stato come è oggi. È nato come limitazione dei poteri sovrani. Diventa la partizione dei poteri al fine di ciò che un sovrano può fare. si fa la partizione dei poteri legislativo, esecutivo, giudiziario per limitare i poteri. Oggi diventa la programmazione di quel che impariamo a scuola, programmazione di come si spendono i soldi.
Biopolitica. Sensazione che la politica si sia trasformata da protezione dei diritti delle persone a qualcosa che entra nella biologia delle persone, del funzionamento della vita.
Cerchiamo sempre di personalizzare molto la nostra esperienza. Quando vediamo Cristiano Ronaldo che spende sette milioni di euro per comprare un orologio ci indignamo. Quella è la redistribuzione dei soldi. Invece che stare in mano a lui vengono redistribuiti tra le migliaia di persone che hanno contribuito alla costruzione di quell’oggetto.
Si chiede invece che la redistribuzione sia fatta da qualcuno con tassazione o strumenti spesso involontari. Non ha a che fare con scelta ma con coercizione.
Quando usiamo lo stato per redistribuire. Lo stato sociale esiste per aiutare le persone in difficoltà. Spesso però lo stato (polizia, esercito, galere) usa quei soldi a vantaggio di interessi particolari, a gruppi più persuasivi verso lo stato stesso. Quando lo stato redistribuisce c’è sempre un gruppo che vince: la burocrazia, che aumenta il potere discrezionale sulle risorse e quindi sulla società.
L’idea che un processo che si basa solo sulle azioni degli individui ciascuno dei quali persegua i suoi fini riesca a pervenire in una situazione nella quale, per le informazioni disponibili in quel momenot, le risorse sono collocate laddove possono rendere di più a vantaggio di tutta la società, ci sfugge.
Affinché ci sia un ordine sembra che ci debba essere un’autorità che abbia messo le cose in ordine.
Per utilizzare bene il mercato non ho bisogno di capirlo. Posso essere un bravo imprenditore o un consumatore avvertito e non aver mai riflettuto su questa cosa e avere idee avverse. Sembra che siamo a favore della restrizione sulla libertà dei consumatori che non sono in grado di fare scelte giuste se sono gli altri.
Socialismo. Il socialista più arrabbiato potrà dire sempre che polpot non era sufficientemente socialista. Al contrario non si dice mai. Il libero mercato non è un sistema, non è una ricetta che ha un manuale di uso. lasciare più libertà alle persone di fare le cose nel modo che desiderano, che spesso è un modo diverso rispetto al passato.
Lo stato dice alle persone come fare. eppure c’è chi dice che lasciare le persone senza sistema diventi un sistema. Questo non è confutabile perché non ha prove. Il complotto del liberismo
Nell’istruzione pubblica non c’è un’ora dedicata alla logica.
“fermo ad aristotele”
La gente non riesce a fermarsi sul fatto che dice cose in contraddizione. Tutti pensano malissimo del ceto politico, spesso a ragione. Nello stesso tempo se subito dopo domanda “devono fare più o meno cose?” o chi è che deve occuparsi di larga barga o ambiente la risposta è più cose. Se fossimo convinti di spedire in parlamento il meglio potrebbe avere senso. Siamo invece convinti di mandarci il peggio e vorremmo che facessero di più.
Si dice che non è più il tempo delle ideologie. I libri di testo sono scritti da persone che certe idee ce l’avevano. La rivoluzione industriale rischia di avere inventato la povertà. Magari chi studia riesce a correggere queste informazioni e a farsi una visione delle cose.
Per molte altre persone resta qualcosa che loro hanno recitato. Hanno assorbito un’informazione intrisa di ideologia. Li forgia nel proseguo della loro vita quando devono votare per il referendum sull’acqua.
Stato imprenditore. La programmazione centralizzata burocratica vogliamo che investa di più, spenda di più, ci traghetti verso un posto migliore. I danni dello stato nella storia si sono riversati su tante persone. Stalin fu convinto da un biologo lamarchista (da Lamarque, l’evoluzione procede per caratteri acquisiti, smentito da Darwin) del fatto che piantando del grano per lungo tempo in Siberia mano a mano questo grano avrebbe sviluppato delle resistenze al freddo e avrebbe trasformato la Siberia in terra fertile. L’Urss investì risorse per venti anni e in Siberia non crebbe mai una spiga. La Russia diventò così importatrice di grano e si indebitò molto.
Essendo fallibile la previsione degli esseri umani quando centralizzo tutto se quell’ente sbaglia la ripercussione è su tutta la collettività. Nel mercato se l’imprenditore fallisce l’errore si ripercuote su chi fa parte della cerchia dell’imprenditore, su un po’ di consumatori ma non sulla collettività.
Quando lo stato è imprenditore hai a che fare con chi, se fallisce, fa pagare le conseguenze del fallimento a tutti, visto che lo stato è monopolista.
Una delle migliori ragioni per la concorrenza è la prudenza. Non ci fidiamo di un solo decisore. Non mettiamo tutte le uova nello stesso paniere.
L’economia di mercato riesce a produrre novità, a dare sorprese, a innovare beni e servizi che le economie pianificate non hanno. Questa cosa ha dato fastidio a chi sostiene che più stato sia la cosa migliore. Alcuni studiosi si sono messi a coltivare la tesi opposta. A proporre una visione del modo in cui si è compiuta l’innovazione dicendo che ciò che voi vedete come esito della capacità di innovare è frutto di investimenti pubblici in ricerca e sviluppo che stanno a monte prima che l’impresa privata entri in gioco. Dal punto di vista degli argomenti e degli esempi (anche l’iphone non sarebbe il frutto del genio di Jobs ma dell’investimento pubblico perché il signore che ha inventato il touch screen ha usufruito della borsa di studi) si enfatizza l’importanza delo stato. Quando la spesa pubblica lambisce metà del pil che parte di quella spesa finisca in ricerca e sviluppo è normale.
Le innovaizoni, le ricerche, le scoperte però sono il frutto delle persone. Qual è il sistema in cui gli incentivi sono sistemati meglio perché le persone provino a fare cose nuove?
C’è anche una tendenza opposta. Glorificazione del’imprenditore. Nessuno fa tutto da solo. Qualunque cosa beneficia di grandi reti di cooperazione e della divisione del lavoro. Non è stato solo Steve Jobs a fare quella roba lì, certo. Siamo sempre entusiasti delle innovaizoni di oggi che sono possibili grazie a quelle di ieri. Non dobbiamo reinventare la ruota tutti i giorni.
Il contesto non è lo stato. Lo stato sono alcune persone. Sono persone che vivono, operano, lavorano anche bene in un settore dell’economia che è sottratto al sistema dei prezzi e guidato da altri incentivi. Questi incentivi sono quelli giusti per sostenere l’innovazione? Forse no anche perché se giochi con soldi non tuoi e non andrai a raccogliere i benefici del tuo giocare (almeno non direttamente, non all’interno dei cicli elettorali) puoi essere portato o a non innovare per niente (la regola delle burocrazie, proseguire con decisioni inerziali) o poiché non giochi con soldi non tuoi o per i quali non devi rendere conto a degli investitori spingi innovazioni che non dovrebbero esserci. Non sappiamo qual è il tasso giusto di innovazione in una società. Non tutti i passi avanti vanno incontro a una domanda effettiva. Allora dicono che il mercato non va bene perhcé non ha consentito questa evoluzione. Il mercato unisce le decisioni di produzione con le esigenze dei consumatori e procede per tentativi. Il mercato procede per tentativi. I tentativi sono spesso fallimentari. Allora dicono che ci vuole la programmazione. Anche la programmazione è un tentativo. Carl Schmidt, teologia politica. Noi guardiamo la politica come qualcosa le cui decisioni sono legate a un ordine più alto ma non è così. Lo stato fa dei tentativi e questi falliscono a volte ma le conseguenze dei suoi fallimenti sono più costose e dannose. Vedi quel che succede in venezuela. Il fallimento del mercato dovrebbe essere visto come il fatto che quel che abbiamo oggi deriva dai rischi che alcune persone si sono prese.
Il fallimento è fondamentale per il sistema nel suo complesso. È doloroso per chi capita dentro. È il modo nel quale l’economia di mercato impara. Impariamo più facilmente dagli errori. Un fallito al 70% è un uomo di grande successo. Quando provi a fare tante cose spesso non vanno bene, correggi il tiro, cerchi di farle meglio ecc. Nel processo economico il fallimento ne fa parte.
I problemi per i singoli individui sono uan cosa ma pensare che con la pianificazione si possa vivere liberi dai rischi di fallimento è un’illusione.
Dai fallimenti si impara e il fallimento permette alla persona di distaccarsi da quel contesto. Il contesto domina fintanto che qualcuno non lo mette in discussione. Libera impresa: vedo cosa c’è, lo imparo, faccio qualcosa oltre la conservazione di ciò che c’è, faccio qualcosa di diverso. Il 90% dei tenetativi fallisce o si perde ma il 10% scopri delle cose, metti in piedi cento cose, due o tre portano frutti e continuamente devi fare questo. ogni lavoro è la conseguenza della divisione del lavoro presente e passato. Pensa se dovessi costruire una videocamera o le trasmissioni alla youtube dovessero essere visibili a non più di 20km da casa tua.
Beneficiamo di qualcosa alla cui costruzione non abbiamo contribuito direttamente e beneficiamo del modo in cui altre persone hanno usato la loro libertà. Per gli individui il modo in cui altro usano la loro libertà per fare cose creative e nuove è forse ancora più importante del modo in cui usi tu la tua libertà.
Spesso ci leghiamo alle decisioni altrui, alla sua programmazione per paura di fallire. Non puoi mai sapere l’entità del tuo possibile fallimento. Apprendo da questa cosa o mi tocca andare dall’altra parte del mondo? La pianificazione è il sogno di una vita priva di fallimenti come se avere persone che decidono per te ti salvasse dai fallimenti che invece fanno parte delle relazioni e della vita.
La libertà altrui è quella che mi dà la possibilità di fare quel che voglio io.
Il denaro è la rappresentazione che io riconosco il tuo talento. Hai usato il tuo tempo per fare una cosa che non voglio fare io. Il denaro viene sempre moralizzato. Quanto fa male considerare il denaro, un mezzo, come qualcosa che rovina le relazioni. Se pensi questo il denaro diventerà la rovina delle tue relazioni. Se lo vivi come quel che hai speso per fare del tempo tuo quello che desideri non c’è problema.
Il denaro viene accusato per qualsiasi cosa e viene invocato per qualsiasi cosa. Allora si pensa che stampando moneta si potrebbe fare qualsiasi cosa.
Quando metti una morale dentro un oggetto quell’oggetto diventa la tua rovina e il tuo desiderio più intimo.
La bacchetta magica, l’intervento risolutore che deve materializzarsi quando decidono i buoni.