UNO
ARNO. Fiume che porta acqua nera in mare blu. Così appare dall’aereo.
COMPAGNE DI VIAGGIO (ANDATA). Due ragazze che formavano una coppia perfetta: una aveva già preparato trenta pagine di itinerario da sviluppare giorno per giorno e l’altra si faceva portare. Una delle due voleva sopprimere un bambino che piangeva. I luoghi che citavano erano tutti posti dove avevo già deciso di non andare (il museo delle cere, per esempio).
ADDETTO AL CONTROLLO PASSAPORTI A STANSTED. Lui non parla. Lui fa cenno di avvicinarsi. Lui strappa di mano la carta d’identità. Lui non è soddisfatto. Lui apre la carta d’identità e toglie la foto dai cartoncini. Lui non vede che c’è un foglietto con dei nomi di avvocati (o lo vede ma non capisce). Lui guarda la foto. Lui guarda te. Lui guarda la foto. Lui riguarda te. Lui, forse, è indeciso se sputare alla foto o a te. Lui non rimette la carta d’identità a posto. Lui ti rende i vari pezzi da cui è composta la carta d’identità. Lui prosegue il gioco con la prossima vittima.
ANAFORA. Il modo di scrivere che ho usato qua sopra e che Ligabue e Vasco Rossi usano molto.
STANSTED EXPRESS. Biglietto acquistato in aereo, corsa per raggiungere il primo treno in partenza. Durante il viaggio si vedono dei cavalli al pascolo verso Harlow Town e delle oche su un lago. Chi vuol fare un giro anglo bucolico può farsi dei viaggi andata e ritorno
LONDON A-Z. Mappa delle strade di Londra. Tutti dicono che è indispensabile. A me è stata utile per farmi trovare la strada sbagliata il primo giorno e poi non l’ho più usata. Per un primo viaggio può bastare ciò che si trova in strada: cartelli che indicano le direzioni dei luoghi famosi, cartelloni che mostrano dove arriverete entro cinque o quindici minuti di cammino, cartelli con le fermate e le mappe dei percorsi degli autobus e della metropolitana.
LONDON PASS. Tesserino che permette di entrare gratis ed evitare le file in qualsiasi posto tu possa aver avuto in mente di andare, ma a cui in pratica decidi di rinunciare per motivi di distanza e quindi di tempo. (L’ho usato solo alla Torre di Londra. Non vale per St.Paul’s Cathedral o London Dungeon. Andrebbe bene per Kew Gardens, Wimbledon Museum. Infatti lo userò molto nel viaggio successivo.)
TRAVELCARD. Fantastica e costosa tesserina che permette di viaggiare su tutti i mezzi di trasporto di Londra a qualsiasi orario. Questo vale per la tessera settimanale, per la quale il “costo vale la candela”. Da valutare quale sia la formula più conveniente e anche se sia preferibile la Oyster Card, ma in ogni caso sono indispensabili.
PERCORSO per arrivare in albergo. Il treno preso a Stansted si ferma. Il treno, a differenza di altre due volte, non riparte. Il treno ha le porte aperte. Senti urlare: “Oh! S’ha da andare a mangiare anche noi! Che scendi?”, il tutto detto in dialetto mazarese del quattordicesimo secolo. Scendi. Inserisci la travelcard nelle macchinette. La macchinetta la sputa schifata e ti mostra il dito medio. Nessuno ti considera. Sei semplicemente uno cui è stato rifiutato un passaggio. Chiedi ad un signore delle istruzioni. Lui ti manda da un altro signore. Questo guarda la tessera e ti fa passare (sbagliando: avrebbe dovuto farmi mostrare il biglietto del treno). Ti trovi a Liverpool Street. Mangi. Prendi la metropolitana e scopri che le indicazioni sono chiare e semplici. Ti dice di fermarti a Marble Arch (“e che ci vuole?, Prendi la central line direzione ovest e in sei fermate ci sei. Se non ti ricordi le fermate ci sono le indicazioni e comunque c’è la voce parlante”. Facile dirlo dopo esserci stato, eh?). Vedi la luce del sole di Londra uscendo dalla metropolitana. Vedi case colorate e il distruttore di animali KFC. Svolti a sinistra. Ti trovi in Old Quebec Street. Ti piace l’architettura delle case, basse, a mattoni, e la spaziosità della strada. Arrivi in Seymour Street e trovi l’hotel.
Nota del redattore: la prima parte non è andata così. Era per fare scena.
SOLDI. Può essere opportuno portarsi qualche sterlina dietro, ma di solito si può pagare con la carta di credito e soprattutto ci sono ovunque distributori di denaro. Il pin all’estero della carta di credito corrisponde alle prime quattro lettere del pin (almeno per le carte multifunzione).
EDWARD LEAR HOTEL. Momenti in cui ho usufruito della reception: tre, di cui due per check in e check out. Colazione: mai fatta lì. Bagno in comune. Wifi gratuito e velocissimo in camera. Adattatore per prese inglesi presente. Quattro chiavi per le porte e difficoltà ad inserire quella della camera la prima volta. In camera ci sono armadio, lavandino, servizio per la colazione, due comodini e soprattutto il letto. La notte è silenziosa. Prezzo: 62 sterline al giorno. Per quanto ci sono stato poteva andare bene il dormitorio pubblico comunale a 15 sterline. La volta successiva mi servirò di Airbnb e il prezzo calerà a venti euro a notte per dieci notti.
GIGANTISMO. Una domanda sola: ma se un negozio ha un piano solo non può essere costruito? Da Marks & Spencer mi perdo. Da Hamley ci sono sette piani di giocattoli. Da Lillywhite ci sono sette piani di articoli sportivi. Eppure prevale la quantità sulla qualità: ci saranno più maglie M da uomo ultimo modello, ma intanto mi sembravano carenti gli articoli tecnici, e poi solo pochi sport erano rappresentati.
APPLE STORE. Provare l’ipad, connettersi a internet, scrivere qualcosa su facebook, passare a farlo da un imac 27”, avere l’wifi gratuito, vedere la massa di persone che prova l’ipad. E’ stato bello osservare questo megastore. Certo: essere un mac maniaco aiuta a considerare quello un gran bel posto.
PRIME IMPRESSIONI Ci sono strade spaziose, pedoni che hanno sempre la priorità agli incroci, piazze che non sono luoghi di ritrovo come in Italia ma di passaggio per le vie. Scendo su Regent Street fino a Piccadilly Circus. Vedo le tipiche cabine telefoniche rosse, i tipici taxi neri, le scritte “look right e look left” per capire dove guardare prima di attraversare.
NATIONAL GEOGRAPHIC. Il negozio in Regent Street è pieno di splendide foto. Merita una visita. C’è anche un bel libro sui migliori posto al mondo per fare volontariato.
CATENE ALIMENTARI. Molte sono italiane e quasi sempre piene. Ho assaggiato la pizza di Pizza Hut, i caffè di Starbucks (non solo caffè, ma luoghi di ritrovo e anche di riposo,) i caffè di Caffè Nero, i piatti pronti di Pret A Manger.
PICCADILLY CIRCUS. Esteticamente orrenda, insegne pubblicitarie famose, artisti di strada. Ignorabile.
CHIQUITO. Vado in un ristorante messicano e la cameriera se la prende perché non pago al tavolo. Sai che ci torno!
SOHO. Si tratta di poche strade che percorrerò spesso. Sono sempre vive. Sono ancora piene di sexy shop, ma non sono più alternative come qualche decennio fa. Si notano varie librerie in Charing Cross Road, negozi di informatica in Tottenham Court Road, strumenti musicali in Denmark Street e poi Chinatown, musica dal vivo, locali e fiumi di gente davanti o dentro i pub o a giro per le strade.
DUE
COLAZIONE. Provo ad aprire la porta, ma è chiusa. Spingo e non si apre. Tiro e non si apre. Cerco di sfondarla e non si apre. Il martello non riesce a distruggere il vetro. La verità era semplice: mi ero alzato un’ora prima perché la sincronizzazione tra mac e iphone aveva riportato l’orologio di quest’ultimo all’ora italiana. Però bene: almeno ho avuto un’ora in più di tempo. Ma anche male: potevo gestirla meglio.
HYDE PARK. Farlo come primo punto ha prodotto una visita ansiosa. L’idea era di fare quel che è indicato nella guida come “da hyde park a chelsea” perché l’albergo era vicino. In realtà: il parco è molto grande e ci sono varie attrattive, se si vogliono vedere tutte. Chiedere alla gente la via per i tre musei di South Kensington è stato carino perché erano tutte persone cortesi.
Hyde Park alle sei di mattina è pieno di gente sportiva: c’è chi corre, chi fa esercizi fisici, chi si fa portare a spasso dai cani.
I TRE MUSEI. Intanto non trovavo le entrate aperte del Natural History Museum solo perché chiuse (era troppo presto). Poi non erano affollati e comunque erano ben gestiti. Si devono solo far vedere le borse all’ingresso, ma la sensazione non è mai stata di oppressione. Mai un segno di caos o di attesa snervante.
Come guardare i musei? Tutti approfonditamente? Uno approfonditamente e gli altri di volata? Poi quanti ne mancano? Quel giorno ho deciso di dare solo un’occhiata al Victoria and Albert Museum ed infatti mi ricordo soltanto i vari settori, attraversati.
Il Natural and History è pieno di letture, video e riproduzioni di reperti naturalistici.
Sono stato poi due ore al Science Museum. Molto bello in tutti i piani. Ci si trovano invenzioni, dimostrazioni di figure matematiche strane, la storia del computer, la storia della tecnologia e del suo uso nelle case e tantissime altre cose. Il tutto è contornato da oggetti reali, e non solo ricostruiti.
BUCKINGHAM PALACE.
Escluso dalla partenza di guardare il cambio delle guerdie, eccomi ritrovato su Buckingham Palace. Vedo una grande strada, una grande cancellata, dei monumenti maestosi, l’orda di turisti, spazi sono molto grandi e molti uomini in giacca e cravatta: l’area diplomatica al gran completo.
Il parco di St.james è molto bello, ampio, con dei bei laghetti e dei viali che portano in varie parti della città. Ho preso la direzione di Westminster. Il Mall è uno splendido viale rosso su cui sfrecciano i taxi.
Molto bello, ampio, con le tribune colorate ai lati, l’house guards parade, che sembra anche una cosa da vedere, per chi vuole, tutti i i giorni alle 16. Attraversato, sono arrivato a Waterloo, quindi a Downing Street, al Big Ben, al Parliament House, ma ho deciso di non vederlo. Volendo, con più calma, si può fare, anche perché dentro deve essere molto bello. Ora so quanto ci vuole guardando le cartine delle guide e posso orientarmi.
TRE
BRIXTON MARKET. Mercato multietnico, bella gente viva e di etnie diverse, negozi che sbloccano telefoni, molti parrucchieri e belle pettinature, ristoranti colombiano e di Sierra Leone. Associazioni come “Afrikan liberation movement”, nueva generacion (myspace.com/newgenerationlondon o nuevageneracion.uk.org), o come residui comunisti.
Brixton è nota per la canzone Guns of Brixton che ha preceduto i Brixton Riots.
LEADENHALL MARKET (CITY): è composto da negozi anziché da banchi. E’ più lussuoso anche il puzzo di formaggio. Non è chic: è elegantemente londinese. Una cosa eccessiva è il Royal Club presso la Bank of England. Pensate ad un nome del lusso e lo trovate, anche addosso alle persone.
LE CHIESE DELLA CITY. Ce ne sono almeno quaranta. Ne ho viste tre. Molto raccolte e non maestose come quelle cattoliche. Pochi quadri, altari quasi a piano terra. Sembrano case più che chiese. In una suonava l’organo. Ci sono degli spazi di accoglienza e di preghiera.
CLOCKMASTER MUSEUM (CITY). Un museo dedicato agli orologi. Gli inglesi sono fissati col tempo. Non è riuscito ad entusiasmarmi. Il tempo è poco e si può saltare.
CITY BUSINESS LIBRARY. Collegamenti internet, moltissime riviste economiche e finanziarie, alcune persone intente a studiare/lavorare. Ambiente comunque più informale di quanto sia una qualsiasi riunione di un qualsiasi consiglio di amministrazione di una piccola azienduccia italiana. La gente è vestita tutta uguale, ma è rilassata.
CLERKENWELL Non so se arrivarci all’una del pomeriggio sia stato un bene. Sembra che si tratti di una zona viva, anche se più tranquilla della vicina Hoxton. Ho visto una specie di mercatino gastronomico avvolto nel fumo proveniente dai banchini, della gente internazionale ben vestita e serena, una ragazza piuttosto dark (finalmente!) per terra in un marciapiede. Ci sono anche strade in salita e questo è un bene. Le guide segnalano il Jerusalem Tavern come uno dei migliori pub di Londra. Per arrivarci sono passato dai mercati di Smithfields, dove per Dickens sbudellavano i maiali.
KING’S CROSS. Ho visto un incrocio e una stazione, ma ne è valsa la pena. Prima di tutto c’era Housmans, libreria anarco-radicale con un numero di clienti presenti all’una di pomeriggio abbastanza elevato. Poi ho visto che c’erano molti giovani (eravamo vicini a Bloomsbury, in effetti). Infine ho visto che si poteva raggiungere lo stadio dell’Arsenal e ho visto una donna in pigiama in un posto in collina, mentre due signore di colore correvano