there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Appunti da New York (terza parte.)

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Ultimi appunti da New York. Mercoledì cinque novembre.
A un chiosco prendo un croissant gigante e un beverone che si raffredderà dopo un’ora. Di là dal chiosco ci sta un uomo corpulento che indossa la maglia del Barcellona.
2. La Statua della Libertà (9) e lo skyline del Financial District visti dal traghetto che porta a Staten Island sono emozionanti. A guardare la statua si può respirare la storia. Quel simbolo rappresenta la libertà e la nuova oppressione, le opportunità e le miserie, l’accoglienza e le discriminazioni, la povertà e la speranza. Quella statua riassume le contraddizioni degli Stati Uniti d’America, ma anche la loro anima, che in fondo è libertaria e accogliente.
3. Il memorial 9/11 (8) è toccante: una vasca, acqua che scorre, i nomi delle vittime dell’attentato impressi.
4. Wall Street, il NYSE, i grattacieli delle grandi istituzioni finanziarie rappresentano il mondo della finanza e quello, in parte, delle mie opportunità mancate più o meno volutamente.
5. Per motivi di tempo non sono stato a Ellis Island, col museo dell’immigrazione, e nemmeno dentro la Statua della Libertà. Il cinque ho rinunciato anche al Battersea Park, alla passeggiata sull’Hudson River, nonché al Guggenheim e al Metropolitan. Se avessi dormito meno lì avrei visti? No, perché era impossibile dormire meno di così. Piuttosto vale il principio per cui se vai a New York non vedrai il cinquanta per cento di cosa volevi, ma scoprirai altrettante cose inattese o non consigliate.
Ad esempio:
6. Il Seaport District, con le strade acciottolate, palazzi architettonicamente diversi, il City Hall e il suo parco nelle vicinanze, tanti chioschi (in uno di questi ho preso un Texas Toast) o ristorantini o negozi che incentivano le produzioni di artisti locali, il pier 17 in cui ho preso a noleggio una bici per fare…
7. Il Giro in bici con medaglia al collo, giacchetto aperto e casco messo alla meglio in testa, per tutto il bellissimo ponte di Brooklyn (8.) Iil tipo che mi ha noleggiato la bici ha detto che l’anno prossimo vorrebbe fare la maratona pure lui, peraltro.
8. Tutte le volte la Lonely Planet mi butta verso quartieri multietnici pieni di negozi da parrucchiere o per farsi le unghie o per mangiare prodotti da tutto il mondo, compresa la cucina venezuelana. Il fatto è che anche su YouTube avevo sentito parlare dell’East village e del Lower East side come della quintessenza del cool. Anche la guida del Touring Club consiglia gli ambienti da Williamsburgh (il quartiere con la maggior presenza di nuovi artisti nel mondo,) e delle avenues caratterizzate dall’avere i nomi che iniziano per lettera: a avenue, per esempio. Io, in St.Mark Place, Tompkins Square (se ricordo bene il nome,) Rivington Street ecc.ho visto il mondo che si può trovare anche nelle prime periferie londinesi (a est) o parigine, ed è un bel mondo autenticamente popolare e multietnico, ma la quintessenza del cool mi è sfuggita. Sarà stata colpa del poco tempo avuto.
9. Dopo aver salutato il resto del gruppo e avere accompagnato Silvia alla sua “casa orribile per una notte,” a parte un giro per qualche negozio con lei e uno da me da Macy’s, mi sono fiondato prima da B&H, super negozio di prodotti audio video e foto, e quindi al Madison Square Garden per l’hockey. New York Rangers – Detroit. Diciamo solo che ha vinto il sonno, e non per colpa della partita

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