ANNO 2101. Storia di Aralc e Odraccir: due amici che erano in disaccordo soltanto sulla fede calcistica. (scritto nel 2001)
PRIMA SCENA
C’era una volta una piccola bambina, chiamata Aralc, la quale aveva un difetto solo: non distingueva i colori. Infatti vedeva tutto in bianco o nero. Un giorno fu portata da suo padre a vedere una partita di calcio e vide una squadra i cui colori erano nitidissimi: era la Giuventus. Suo padre le chiese: “Li riconosci quei colori?”. E lei: “Si, sono il bianco e il nero, ma non sono come tutti gli altri?”. Comunque sia, si appassionò sempre più a quella squadra di calcio e divenne una tifosa accanita. In particolare vide un certo Oreipledxela e se ne innamorò perdutamente. Lo vedeva dovunque: ne riconobbe l’immagine perfino nel lenzuolo della Sacra Sindone, al che suo padre pensò che la figlia si fosse fumata tutto il Tavoliere delle Puglie.. Un giorno scrisse una letterina perfino al suo grande amore: “Ciao, Oreipledxela. Posso venire a casa tua? Sai. Mi faresti un grande favore”. Quel calciatore era una brava persona, anche se aveva la schiena un po’ curva, ma acconsentì alla visita. Appena lei arrivò a casa sua e lo vide rimase di sale, tanto era lo splendore di quel calciatore, sia pure con quel difetto. Diceva solo: “Oh, mio adorato!”. E il calciatore: “Oh, mia spasimante!”. Continuarono sei giorni e sei notti, e il settimo si riposarono. La settimana successiva, lei gli disse: “Io sono la serva del calciatore con la schiena curva. Si faccia di me quello che Egli vuole”. E fu così che lei fu assunta in casa di OLX nel ruolo di Biancaneve. In effetti lei era bianca, pura, dolce e candida. Di neve ne tirava su in abbondanza insieme al suo adorato e stava come un Papa. Così da quel giorno iniziò a cucinare, lavare, stirare, pulire, rammendare, imbiancare ecc.ecc.
Un bel giorno lui dichiarò di essere stato fulminato da lei appena l’aveva vista (in effetti presenta una cicatrice sulla nuca dovuta a quel fulmine): “Sai, mia dolce Aralc, mi sa che tu hai dei poteri magici. Mi hai fatto innamorare per la prima volta in vita mia. Soprattutto non mi ero mai innamorato di una donna. Ma tu sei una così bella e brava pulzella, che non posso resistere al mio disìo.
Lei era al settimo cielo, anche se cercò di salire ancora più in alto e sbatté una testata sul soffitto. Così passarono una focosa notte d’amore e passione. Lei era tanto contenta, che gli chiese perfino la mano. Al che lui prese un’accetta e con un colpo ben assestato le offrì la mano, ma iniziò a perdere sangue e svenne..
SECONDA SCENA
C’era una volta un piccolo bambino di nome Odraccir. Egli aveva una grande passione per il gioco del calcio e soprattutto per quella squadra dal colore così bello e vivace: il viola. Gli piaceva tanto anche la primavera, proprio per quel senso di rinascita e per quei campi pieni di quei fiori così belli e profumati. Andò un giorno in quella città chiamata Firenze e non potè che rafforzare la sua passione per quella squadra. A letto dormiva sempre con coperte viola e una sciarpa viola al collo. Aveva la casa tappezzata dai poster dei grandi campioni di quella squadra: Hamrin, Montuori, Julinho, Desisti, Antognoni, Batistuta. Ne aveva bruciato uno di un anticristo di cui “neppur il nome sia dato sapere, tanta fu la sua ignominia”. Un giorno la sua mamma gli disse di andare dalla nonna in fondo al bosco che si inerpica da Ponte alla Fabbrica per giungere al Passo della Calla a portarle tanti dolci e tante altre cose belle, come uno stereo nuovo e una bicicletta. Così il nostro Odraccir si addentrò nel bosco col suo bel giacchetto col cappuccio viola. Fu visto da tante persone e in paese iniziarono a chiamarlo “Cappuccetto viola”. Nel bosco vide un pallone, lasciato da chissà chi, e gli dette un calcio talmente potente che abbatté un numero tale di alberi da far dichiarare “disastro ecologico” in quella zona.
TERZA SCENA
La nostra Aralc non sapeva come rifornirlo di sangue. Poteva dargli il suo? “Col cavolo!” Si disse. “Ossanta Giuventus…come posso fare?”. Come è, come non è, in quel mentre ci fu un botto gigantesco. La porta della stanza fu sfondata ed apparve una specie di ecchimosi vivente. Aralc rimase esterrefatta. Colei che entrò, disse: “E che hai da guardare? Ho perso le ali e ho dovuto sfondare la porta. Un giro lungo di nulla ho dovuto fare, ma era un caso di emergenza. Aspetta che mi risistemo. Ah! Dimenticavo. Sono la fatina viola”. Con un colpo di bacchetta, si rimise a posto e anche i segni dovuti al colpo con la porta svanirono. Riprese a parlare: “Vedi. Tu hai chiesto aiuto. Purtroppo ti sei rivolta a persone sbagliate. Arriverà il momento in cui saprai la verità. Io sono qui per te. Per darti tutto l’aiuto che posso. Tu hai fatto una buona azione: hai fatto scoprire l’amore vero a quel bravo tato di OLX. Ora. Vuoi tu che io lo rianimi?” E Aralc, in ginocchio: “Oh, si! Santa Giuventus. Grazie di essere venuta. Grazie. Grazie. Grazie.” E la fata: “Ho capito. Mica sono sorda. Ora te lo raccomodo per bene. Però non sono Santa Giuventus.”
Un colpo di bacchetta e…ecco che OLX tornò in sé. Aralc era tanto contenta e ringraziò ancora Santa Giuventus, malgrado la fatina viola cercasse di convincerla della sua vera identità. Il guaio fu che OLX era di nuovo vivo e vegeto, ma non si ricordava molto, tanto che cominciò a tirare calci ad Aralc, scambiandola per un pallone. A niente servivano i fischi dell’arbitro: la sempiterna fatina viola. Ma ecco che, all’improvviso, sbucò un pallone vero a velocità folle che ruppe la finestra e colpì OLX in pieno viso. Appena questi si rialzò, si ricordò di tutto e tornò una persona normale. Così tutto finì a lacrime, tarallucci e vino (parecchio e parecchio bono e parecchio lo bevvero la fatina ed Aralc, dicendo ad OLX: “Te no, che t’hai da giocare e ti fa male”).
QUARTA SCENA
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh!!!!!!!!!!”. Sentì gridare tanto, ma tanto lontano Odraccir, in arte Cappuccetto Viola. Ormai perso il pallone, si incamminò nuovamente nel bosco. Quando ecco che giunse il Gobbo Cattivo. Era egli un personaggio lugubre dalla schiena notevolmente incurvata, con un paio di zanne affilate, una coda lunga, un blocchetto di assegni che fanno sempre comodo, un manuale su come corrompere gli arbitri, uno strano accento misto siculo-napoletano, una pistola nascosta sotto la giacca. Appena vide Cappuccetto Viola pensò di farsi un bocconcino. Andò ad aspettarlo in casa della nonna, visto che lei in realtà era andata a passeggiare fino in vetta al Falterona, lasciando un messaggio attaccato sulla porta di casa.
Così, quando Cappuccetto Viola bussò alla porta della casa della nonna, il Gobbo Cattivo disse: “Ciao, Cappuccetto. Sei venuto a trovare la tua cara nonnina?”. Odraccir rimase stupefatto. Non sembrava proprio la voce della nonna. Volle vederci chiaro, andò alla finestra e riconobbe subito che quella non era sua nonna. Appena il Gobbo si avvicinò, Odraccir gli tirò un calcio nei coglioni, dicendogli: “Ma vai via, brutto Gobbo stupido. Ti riconoscerebbe perfino Cappuccetto rosso bendata, a te”. Con quel calcio, Odraccir si sbarazzò del Gobbo Cattivo e attese la nonna. Le raccontò tutto e lei era contenta sia della sua passeggiata, sia della visita del suo nipotino, sia di come lui aveva scacciato il Gobbo Cattivo. Lo salutò dicendogli, a tal proposito: “Ricorda che se riesci a conficcargli una bandierina viola nel cuore lo scacci per sempre. Però i Gobbi Cattivi non hanno un cuore, e poi perché sporcare una bella bandierina viola? Comunque non si sa mai. Ricordati anche di questo consiglio.”.
QUINTA SCENA
Per effetto del calcio infertogli da Odraccir, il Gobbo Cattivo si ritrovò a casa di OLX. Ne approfittò subito per portarlo al campo di allenamento e dargli qualche frustata rigeneratrice, oltre che inchiappettarlo un po’. Purtroppo questo faceva parte del contratto, ma OLX sognava ormai una nuova vita, lontana da quell’ambiente e piena del suo amore Aralc. Non sapeva però che gli inchiappettamenti del Gobbo Cattivo gli sarebbero stati fatali. Prese infatti la “Gobbite senza rimedio” e morì dopo pochi giorni. Se non altro OLX fece in tempo a pentirsi dei suoi peccati e volle esprimere un ultimo desiderio in punto di morte: “Voglio che Aralc possa essere felice. Voglio che sappia la verità. Vorrei che qualcuno infilasse una bandierina viola nel cuore del Gobbo Cattivo. Se avessi potuto vivere ancora, sarei sicuramente passato alla Squadra dell’Amore, ma ora è troppo tardi”.
Al momento in cui OLX fu portato via la fatina era talmente ubriaca da non poter più intervenire, ma ora stava consolando Aralc, che era rimasta spiazzata dagli eventi. Le disse: “Vedi. Ora devo andare via. Veglierò su di te e ti prometto che non permetterò a nessuno di fare del male a OLX”. Purtroppo era già tardi e questo la fece stare con l’anima in pena per il resto dei suoi giorni. Decise almeno di rimediare un poco facendo sì che Aralc potesse riconoscere i colori: così il mondo le sembrò ancora più bello.
SESTA SCENA: IL GRANDE INCONTRO
Aralc tornò a casa e tutti la accolsero soavemente. Il miracolo della sua guarigione agli occhi fu accolto con grande entusiasmo. Lei raccontò che era stata bene a casa di OLX, ma il dolore per la sua perdita le bruciava ancora.
Un giorno decise di andare a fare una girata con la macchina. Arrivata all’incrocio di Ponte alla Fabbrica si incamminò nel bosco e lì ebbe la mirabile visione di Odraccir.
Aralc gli disse: “Ciao. Chi sei?”
E Odraccir rispose: “Ciao. Sono Odraccir. Passavo di qua per andare a casa della nonna. Vuoi venire con me?”
Aralc non sapeva se acconsentire, ma Odraccir le sembrava un così bravo ragazzo…e poi nel bosco avrebbe potuto vedere dei colori stupendi. Quindi disse:
“Si, grazie. Mi piacerebbe. Carino quel tuo giacchetto!”
“Beh…sai…mi chiamano tutti Cappuccetto Viola per questo”
“Ahahahah! Che soprannome. Però…quel colore…bello!”
“Eheh. Ci troviamo d’accordo allora.”
“Ma che cosa è quella bandiera che hai in mano?”
“E’ una bandiera della Fiorentina.”
“Ah. Sei per quella squadra? Io devo odiarla”
“Perché?”
“Perché io sono per la Giuventus”.
“Ma dai…con quei coloracci.”
“Beh..si…non c’è confronto. Comunque il viola è anche il colore dei morti”.
“No. No. Mi sa che a te hanno fatto un lavaggio del cervello”
“E allora spiegami come stanno le cose.”
“Mah. Te lo dirà la mia nonna. Ora ammiriamo il bosco. Se si sta ancora a parlare di calcio, va a finire che si litiga.”
“Già”.
Così i due parlarono di tante cose, fecero amicizia e rimasero a contemplare tutto quello che il bosco offriva: fiori, piante, fiumi, fresco, merde di cinghiale e così via.
Arrivarono a casa della nonna di Odraccir che li accolse con grande entusiasmo. Aveva appena finito di fare un bel vinsantino e aveva anche finito di raccogliere la cannabis sapientemente coltivata. Così fecero una grande festa a suon di canne e alcool. Si divertirono tantissimo. In quelle condizioni non potevano certo tornare a casa, i nostri due protagonisti, e quindi dormirono nella stanza degli ospiti. In realtà prima iniziarono a raccontarsi le loro vite e risero tantissimo. Poi verso le quattro di notte decisero di addormentarsi abbracciandosi.
La mattina verso le sei la nonna li svegliò: “Andiamo, che c’è da lavorare!”. I due dovettero alzarsi di malavoglia, visto che alle nonne non si controbatte, e andarono a vendemmiare. Finirono per addormentarsi nell’uva e si ritrovarono tutti rossi.
“Ossanta viola! Mah. Sarà meglio che torniate a letto!” Urlò la nonna. Solo che non la sentirono e non ci fu verso di svegliarli fino a mezzogiorno, quando finalmente si accorsero di cosa era successo e si piegarono in due dal ridere, facendo ridere anche la nonna. Dopo andarono a lavarsi, mangiarono e il giorno fecero il vino. Più tardi, mentre bevevano e fumavano, Aralc volle sapere la verità.
SETTIMA SCENA
La nonna raccontò: “La Giuventus era una squadra gloriosa, nata nel 1898 e che ha vinto in maniera non del tutto corretta una bella dose di scudetti per compiacere l’Uomo dalla Erre Moscia, padre degli innumerevoli Gobbi Cattivi. Essi sono una razza di esseri che si credono superiori agli altri e solo per non farli sentire dei disperati, gli viene loro concessa la possibilità di vincere degli scudetti. In realtà non sanno giocare a calcio, anche se vengono a volte messi in squadra con l’ordine perentorio di entrare sulle gambe avversarie. A volte si trovano delle brave persone, come il tuo amico OLX, ma se sgarrano, ecco la punizione, come ha dimostrato il Gobbo Cattivo che avete incontrato. La Fiorentina invece, dal bel colore viola, è la vera Squadra dell’Amore. Questo è sufficiente al Grande Manovratore del Calcio perché i suoi tifosi siano una razza eletta e consapevole della propria forza interiore. Essi non hanno bisogno di troppe vittorie e si accontentano di una ogni tanto, ma presto le cose cambieranno.”.
Aralc allora ebbe l’illuminazione: “Mi sa che divento viola. E’ tutta la vita che vedo quei coloracci schifosi. E la fatina viola?”
La nonna proseguì: “La fatina viola interviene in caso di necessità a mostrare alle persone che se lo meritano quale è la strada giusta”.
Ecco che in quel momento arrivò il Gobbo Cattivo: “Ehi. Cosa stai dicendo, vecchia baldracca? Si. Ho appena comprato un arbitro. E allora? Del resto se non si sa giocare a calcio, qualcosa si deve pur fare: il fine giustifica i mezzi.”
Aralc riconobbe subito l’assassino di OLX, gli corse incontro, gli tirò un gran calcio sulla pancia, gli staccò il naso a morsi, gli staccò la lingua e gliela sventolò davanti agli occhi, lo sbudellò ben bene e ebbe un’idea su un nuovo tipo di lampredotto. Infine gli assestò un gran colpo con la bandierina di Odraccir che mandò quel gobbaccio cattivo all’aldilà.
Da quel giorno Aralc e Odraccir divennero sempre più uniti, ma Aralc fu fedele alla sua tradizione e restò una tifosa giuventina, perché la passione si ha dentro. In compenso cercò di rendere persone umane anche i Gobbi, perfino i Gobbi Cattivi e in qualche caso ci riuscì. Da quell’anno, senza più le minacce del Gobbo Cattivo, successero altre cose interessanti. Ci furono varie fusioni: nacquero il Milano (fusione tra Inter e Milan), il Navoia (fusione tra Napoli e Savoia), il Genova (fusione tra Doria e Genoa), la Juventuvì (fusione tra la Juventus e il Mondovì dopo che la Juventus, a cui fu proibito di comprare i campionati, finì in interregionale e risalì in serie A grazie all’apporto determinante del Mondovì).
Non ci fu una fusione tra Aralc e Odraccir, come qualcuno potrebbe supporre, perché preferirono restare amici per l’eternità. In compenso Odraccir ebbe un figlio dalla moglie Irina nel 2004 e lo chiamò Gabriel. Questi sposò Martina, la figlia di Aralc e ??? (???è il nome) ed ebbero tre figli nel 2024: i loro nomi furono Manuel (per volere del babbo di Gabriel), Oreipledxela (per volere della mamma di Martina che rinunciò al nome Eubagilomaisicehciamroeoreipledxela), Zinedine. Zinedine non ebbe figli. Oreipledxela era un vero Gobbo Verace e mise al mondo una figlia di nome Platina (2054) e un figlio di nome Agnello (2060). Essi divennero tutti viola e per questo il padre ne morì. Manuel era un grande tifoso viola e generò insieme alla moglie Ermengarda quattro tifosi viola: Rui (2044), Antogno (2050), Bellissima (2046), Favola (2047). Vi furono anche cinque figli gobbi, nati da un unico parto a sua volta generato da un preservativo bucato. La loro nascita è del 2054: essi si chiamarono Nonvoluto, Scorfano, Ruotadiscorta, Nonmenefregauncazzodite, Stronzo. Questi undici fratelli e cugini (da Rui, il più giovane, ad Agnello, il più vecchio), giocavano spesso a pallone ed ovviamente facevano le sfide tra Gobbi e Viola.