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Lo stupore delle prese elettriche

Azioni efficaci contro la deforestazione: casi di studio.

Qui un’introduzione all’economia delle foreste. https://www.riccaricci.com/economia-delle-foreste-unintroduzione/

Qui la seconda parte: gli incentivi perversi per i proprietari. https://www.riccaricci.com/stati-incentivi-deforestazione/

Qui la terza parte: gli incentivi perversi per le nazioni. https://www.riccaricci.com/incentivi-deforestazione-due/

SOLUZIONI POSSIBILI PER I PROBLEMI INTERNI ALLE NAZIONI

1. SUSTAINABLE FORESTRY
La gestione delle foreste richiede la raccolta, la conversione, il replanting.
Correggere le inefficienze economiche può promuovere sia l’efficienza che la sostenibilità, ma non è sempre necessariamente così.
Secondo il criterio di sostenibilità ambientale la gestione sostenibile si può avere se le foreste sono sufficientemente protette in modo da mantenerle per sempre e quindi la raccolta sia limitata alla parte di foresta in crescita, lasciandone il volume complessivo inalterato.
Massimizzare il valore attuale dei benefici netti della gestione implica un confronto tra l’incremento di valore del ritardo nella raccolta (dipendente dalla crescita nel volume degli alberi) con l’incremento in valore del taglio e dell’investimento dei profitti (dipendente dal tasso di interesse guadagnato sugli investimenti). Con foreste composte da alberi che crescono lentamente può essere attuata una raccolta tale che assicura l’efficienza ma non la sostenibilità (cioè la crescita netta della foresta.)
Al contrario alberi che crescono rapidamente rendono attraente il replanting poiché i fondi sono legati a quell’investimento per poco tempo. Le specie possono essere raccolte e ripiantate a costi più bassi. Piantagioni sono state impiantate per fornire biocombustibile o fornire carta per le imprese cartarie sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo.
La riafforestazione di questo tipo è controversa: viene coinvolta una sola specie di alberi, che risulta in un habitat povero per la selvaggina. Inoltre questi alberi, come le palme da olio, richiedono molti fertilizzanti e pesticidi.
In alcune parti del mondo l’ecosistema è resiliente e la sostenibilità è raggiunta. Malgrado decenni di raccolta insostenibile, dagli anni quaranta la crescita netta delle “timberlands” negli USA è stata superiore rispetto alle quote tagliate.

2. PUBLIC POLICIES
Per ripristinare incentivi efficienti:
a. le concessionarie dovrebbero pagare il costo intero per il diritto di gestione e raccolta da terre controllate pubblicamente, inclusa la compensazione per il danno alla foresta circondante gli alberi di interesse;
b. la terra trasferita agli squatters, ai senza terra o ad altri non dovrebbe superare l’ammontare della foresta tagliata;
c. i diritti degli indigeni dovrebbero essere rispettati.

3. COINVOLGERE IMPRESE CLIENTI E CONSUMATORI OCCIDENTALI
Un approccio coinvolge il potere dei consumatori. Sono imposti ai produttori degli standard di sostenibilità attraverso certificati indipendenti che verifichino il loro rispetto e permettano ai fornitori di fregiarsi di etichette.
Affinché il sistema funzioni bene, bisogna che il processo di certificazione sia attendibile e che i consumatori si fidino di tale processo.
Inoltre i consumatori devono essere disposti a pagare un prezzo maggiore rispetto ai prodotti non certificati, il che può rendere la certificazione un’opzione attraente per le imprese che gestiscono la foresta. I loro ricavi dovrebbero evidentemente essere sufficienti almeno a coprire i costi maggiori, compreso quello di certificazione. Niente garantisce che queste condizioni si verifichino. re quelle popolazioni, ma è una questione diversa., ndrr)

In effetti molti di questi cambiamenti (public policies e certificazioni) possono essere imposti dalle nazioni per proteggere le loro foreste: il costo delle inefficienze è superiore al beneficio, per definizione, e quindi i paesi possono riuscire a costruire il sostegno politico per effettuare i cambiamenti. Una cosa che quindi i paesi, le associazioni, i consumatori consapevoli potrebbero fare è quella di spingere i governi a compiere questi passi.

SOLUZIONI PER I PROBLEMI TRANSFRONTALIERI
Le nazioni tropicali possono e devono agire per riconoscere e correggere gli incentivi perversi in modo da ripristinare efficienza e sostenibilità, ma da sole tali azioni non forniscono una protezione adeguata per gli interessi globali sulle foreste tropicali.
Sei schemi sono stati disegnati per internalizzare alcuni di questi benefici transfrontalieri:
debt nature swaps
extractive reserves
royalty payments
carbon sequestration credits
forest certification
conservation easements

DEBT NATURE SWAP

Funziona così:
Il Paese povero ha un pesante debito estero.
Le banche preferiscono avere strategie alternative a quella di dovere stracciare il debito. Riducono le perdite e non incentivano altri debitori a seguire l’esempio e non pagare.
Interviene una ong che fa da intermediario: si accolla il debito in cambio di azioni a favore dell’ambiente da parte del Paese.
Il primo caso è successo in Bolivia nel 1987. Poi altri casi si sono susseguiti in Ecuador, Filippine, Zambia, Giamaica, Madagascar, Guatemala, Venezuela, Argentina, Honduras, Brasile.
In Madagascar, tra il 1989 e il 1996, con l’intervento del wwf, sono stati raccolti 12 milioni di dollari e ci sono stati nove accordi di scambio. Un programma prevedeva l’educazione di 320 agenti di protezione della natura, che si è focalizzata sul coinvolgimento di comunità locali nella gestione della foresta.

EXTRACTIVE RESERVES
Si creano delle riserve per evitare la deforestazione e per proteggere la popolazione indigena.
E’ successo dopo la morte di Chico Mendes nella regione brasiliana di Acre.
Queste riserve permettono alle popolazioni di mantenere le proprie attività di cacciatori e raccoglitori.

CONSERVATION EASEMENT AND LAND TRUST
(Internalizzare i benefici legati alle amenity values o altri.)
Accordo tra il proprietario e un ente pubblico o privato: io riduco lo sviluppo legato alla deforestazione e tu mi offri dei benefici. Per esempio garantisco di conservare la foresta e tu mi fai pagare meno tasse. In pratica si separano i diritti che si hanno sulla terra. Così in parte può essere usata e in parte no. I diritti possono essere venduti separatamente.
I problemi: verificare il controllo degli accordi può essere costoso. Soprattutto lo sono le azioni legali. Inoltre può succedere che in futuro il valore più alto non sia la conservazione ma lo sviluppo.
Un land trust è un trust di una ong o di una comunità che costituisce un fondo per conservare la foresta. Chi entra in possesso delle terre può anche decidere di vendere le attività commerciali esistenti.

WORLD HERITAGE CONVENTION
Accordo internazionale nato nel 1972 tra molte nazioni per conservare e identificare i siti naturali e culturali più importanti del mondo.
Le nazioni che ratificano l’accordo ricevono sostegno per attività promozionali per la conservazione del patrimonio e per lo sviluppo di materiali educativi, Inoltre possono ricevere assistenza finanziaria e il coinvolgimento di esperti.
L’un per cento del contributo annuo della nazione all’Unesco viene obbligatoriamente pagato dallo Stato all’whc. Circa tre milioni di dollari ogni anno servono per finanziare assistenza tecnica, progetti di addestramento, sviluppare progetti di conservazione, assistenza in casi di emergenza.

ROYALTY PAYMENTS
Le industrie farmaceutiche, tra le altre, hanno interesse a produrre nuovi prodotti basati su flora o fauna presenti in vari Paesi e in particolare nelle foreste tropicali.
Stipulare un contratto in base al quale le imprese pagano delle royalty per ogni prodotto usato incentiva la conservazione delle erbe come risorsa per le industrie come ricavo per i Paesi.
I ricavi sono usati anche per studiare le erbe, per inventariarle, per imparare come conservarle. Esempio: nel 1996 si è formata una joint venture tra la Medichem Research e il governo del Sarawak relativo al brevetto esclusivo per l’uso di due composti che promettevano di essere efficaci nella cura di alcune forme di cancro. Al governo era concessa l’esclusiva di fornitura delle materie prime. Inoltre scienziati del paese erano coinvolti nella selezione, lo studio, gli esperimenti.
In sé è implausibile che le industrie di un solo Paese abbiano una domanda tale da favorire una conservazione sufficiente. Ed è implausibile che i paesi poveri intendano sobbarcarsi tutto il peso dei costi derivanti dalla conservazione. Si tratta di un caso in cui i benefici e i costi devono essere visti in ottica transfrontaliera.
Questi accordi favoriscono l’incentivo alla conservazione e la capacità dei paesi di accrescere la capacità di percepire il valore della biodiversità in futuro.
CARBON SEQUESTRATION CREDITS
I proprietari possono ignorare o disconoscere i benefici derivanti dalla proprietà della foresta che ricadono su altri.
Il CSC è un modo per ridurre lo sbilanciamento.
Gli alberi raccolgono co2, togliendola dall’atmosfera e mitigando il climate change.
Il CSc cerca di internalizzare il beneficio dell’assorbimento di carbone dando ai proprietari dei crediti derivanti dal fatto che i loro alberi trattengono la CO2. Possono ottenere questi crediti investendo in sequestro di carbone addizionale (cioè piantando alberi).
Questi crediti possono essere venduti a chi, inquinatore, ne ha bisogno per rispettare dei target sulle emissioni.
Ci sono delle prove che suggeriscono che ridurre il carbone con questo strumento è più economico di molte altre misure. Il REDD ne è un esempio

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