1. Un sistema finanziario efficiente serve, tra le altre cose, ad allocare il risparmio delle famiglie e delle imprese in investimenti più produttivi laddove un sistema bancario inefficiente alloca invece fondi a investimenti relativamente poco redditizi, e progetti relativamente più redditizi finiscono per non essere finanziati o finanziati da investitori molto esposti al rischio dell’investimento stesso. (Seguiamo Alberto Bisin, “Favole e numeri” fino al punto 11.)
2. Una regolamentazione che garantisca i depositanti – almeno fino a un certo ammontare – dal fallimento della banca che investe i loro soldi è giustificata dal fatto che i depositanti non hanno informazioni sufficienti a valutare la struttura e il rischio degli investimenti della banca e ha l’obiettivo di facilitare lo svolgimento di un ordinato mercato del credito, limitando i fenomeni di panico dei depositanti e la conseguente corsa agli sportelli.
3. Il fatto che il fallimento di una banca comporti l’intervento dei contribuenti ad assicurare i depositanti fa sì che la banca, o più precisamente i suoi azionisti, non rispondano completamente dei rischi che intraprendono e che quindi abbiano interesse a prenderne troppi (troppi sempre relativamente a un’allocazione efficiente). Se si assicurano i depositi, quindi, è necessario regolamentare anche l’attività delle banche. Questa regolamentazione prende tipicamente la forma di requisiti di capitalizzazione minima, in modo che gli azionisti siano sufficientemente esposti al rischio.
4. Perché la banca operi efficientemente è necessario che i suoi azionisti e, in misura minore, i suoi obbligazionisti siano esposti al rischio che deriva dall’attività e dagli investimenti della banca stessa.
5. È importante che i manager guadagnino quando la loro società acquista valore e perdano quando ne perde. Se sanno che pagheranno gli altri, saranno incentivati a tenere comportamenti rischiosi, disinformati, inefficienti, anche fraudolenti.
6. In altre parole, gli azionisti delle banche non avrebbero dovuto essere sussidiati. Non solo per una questione etica, che pure esiste, ma per una fondamentale questione economica: deve essere chiaro agli azionisti presenti e futuri che il rischio azionario è reale, che non può essere addossato ai contribuenti.
7. Due sono i modelli ideali di regolamentazione dei mercati finanziari. Il primo opera sulla vigilanza diretta del rischio sistemico. Il secondo agisce invece a monte, sulla struttura del mercato bancario, impedendo la formazione di gruppi con sostanziale potere di mercato. Il secondo modello è preferibile, perché limita il rischio sistemico alla radice e perché evita la concentrazione del potere di vigilanza a un piccolo numero di istituzioni, con il rischio gravissimo che esse siano catturate dal mercato e dalle lobby finanziarie,
8. I salvataggi delle banche da parte dei governi si ripetono nella storia senza mai funzionare: Continental Illinois nel 1984, la crisi finanziaria dell’America Latina e la crisi delle Casse di Risparmio (Savings and Loans) negli Stati Uniti nel 1980, e poi la crisi nei mercati asiatici e il collasso di Long- Term Capital Management. Ogni volta il governo è intervenuto, in modo sempre più estensivo, salvando sempre più investitori, ogni volta nuove regolamentazioni sono state scritte, e ogni volta le banche hanno saputo rapidamente aggirarle. (John Cochrane, «The Bankers’ New Clothes – review», The Grumpy Economist, 1 marzo, 2013)
9. La regolamentazione di Basilea III fissa requisiti di capitalizzazione per niente stringenti su pressione delle banche che non vogliono che il capitale sia diluito e vogliono godere a pieno dei profitti scaricando le perdite sui contribuenti.
10. Le banche italiane sono direttamente legate a filo doppio con la politica, che fa di tutto per tenerne il controllo. Un buon esempio, a questo proposito, sono le manovre del Monte dei Paschi e della politica clientelare che intorno a esso gira da tempo immemorabile, dopo che la banca ha perso 4 miliardi di euro e accumulato più di un miliardo di debiti dal 2010; sempre sotto gli occhi disattenti e inattivi del Tesoro. La gestione e il controllo del sistema bancario, al riparo dalla concorrenza sui mercati dei capitali, ha effetti negativi importanti sul sistema economico del paese. Non bisogna immaginare solo una questione di potere, di poltrone, e di cattiva politica. Tutt’altro. Un sistema bancario come il nostro non fa bene il proprio lavoro: invece di distribuire il credito alle imprese sulla base del loro rendimento atteso, tende a farlo con un occhio a vari meccanismi clientelari; invece di investire nelle imprese private, tende a favorire investimenti nel pubblico (oggi, per esempio, nel debito pubblico del paese), per ingraziarsi la politica. Ma soprattutto, la mancanza di concorrenza del sistema bancario permette che operazioni poco trasparenti e poco corrette, contro gli interessi dei clienti, siano pratica comune. Senza bisogno di tornare ai casi Cirio e Parmalat, o ai bond argentini, casi in cui le banche rifilano ai propri clienti titoli di cui esse desiderano liberarsi o derivati e cartolarizzazioni a rendimenti inferiori a quelli di mercato, sono comunque all’ordine del giorno.
11. I direttori e gli amministratori che, per ignoranza o malafede, hanno minimizzato i rischi dell’investimento azionario e hanno subordinato l’acquisto di azioni (o obbligazioni subordinate) a fronte di una concessione di prestiti, confidando nell’ignoranza e nella fiducia dei clienti, dovrebbero pagare pesantemente.
12. I promotori che fanno finta di essere consulenti quando consigliano solo prodotti che vengono suggeriti dagli uffici marketing dovrebbero smetterla di prendere per il culo i clienti che chiedono consigli finalizzati a soddisfarli e non ad aumentare le provvigioni del promotore.
13. I consulenti finanziari indipendenti esistono, anche se i venditori delle banche non vogliono che quelli siano chiamati indipendenti. Cercateli. Costano di più, certo, ma forse vi suggeriscono in buona fede ciò che ritengono più opportuno per voi e non quello che fa guadagnare di più la banca.
14. Quei banchieri andavano salvati? No di certo. Il sistema finanziario nel suo complesso deve essere salvaguardato, ma gli azionisti devono sopportare il rischio di impresa.
Le azioni sono state comprate da chi le ha chieste. I contratti sono stati firmati. I fogli informativi sono stati consegnati. A chi voleva azioni della Banca Etruria sono state date azioni della Banca Etruria e non di altri. Non c’è stata nessuna truffa. Se le condizioni proposte non piacevano, i risparmiatori avevano la possibilità di indirizzarsi su aziende e titoli diversi. E’ comunque probabile che in molti casi ci sia stata asimmetria informativa, la stessa che determina la copertura dei depositi e dei conti correnti fino a centomila euro. Vale a dire che potremmo assimilare gli azionisti ingenuti a dei depositanti. Fatto sta che alcune persone hanno deciso di investire in azioni o obbligazioni anziché tenere i soldi in un conto. Non possiamo sapere, caso per caso, chi ha abbindolato chi o chi ha spinto ad un certo investimento malgrado sia stato informato dei rischi. Chi, dopo il fallimento delle banche, si trova in una situazione reale di indigenza ed è stato chiaramente abbindolato, può essere sussidiato dallo Stato per una questione di solidarietà. Tutti gli altri no. Sarebbe ingiusto salvare soprattutto quei risparmiatori che hanno voluto acquistare titoli che “rendevano di più” o hanno mentito sul proprio profilo di rischio. Sarebbe certamente giusto che pagassero anche i supervisori disattenti e i dipendenti bidonari: un fallimento totale avrebbe fatto piazza pulita.
15. La responsabilità individuale delle scelte di investimento fa capo al risparmiatore informato. Fidarsi delle persone sbagliate, nella scelta, resta una scelta individuale. Le conseguenze delle proprie azioni sbagliate restino a carico di chi le compie. La denuncia delle persone da cui si ritiene di essere stati truffati è sacrosanta.
16. Non esistono investimenti privi di rischio. I titoli di uno Stato hanno dei rischi. I titoli bancari comportano dei rischi. Non esistono titoli sicuri. Chi ve lo dice, mente. Se diventate soci di un’azienda e questa fallisce, perdete il capitale che ci avete investito. (Se la società non è a responsabilità limitata, anche il patrimonio personale può essere toccato.). Se comprate azioni di un’impresa, ne diventate in parte soci. Se questa fallisce, il capitale lo perdete. Nel caso delle obbligazioni, invece, prestate dei soldi a qualcuno e non ne diventate soci, per cui avete più diritto di chiederne il recupero. Il problema è che se il capitale non c’è più, la banca non può ripagarvi. Se avete comprato delle obbligazioni subordinate, avete accettato di partecipare al rischio d’impresa. Se siete stati abbindolati, siete in parte comunque responsabili del fatto di non esservi adeguatamente informati. Da adesso in poi, fatelo e non fidatevi del primo bancario o banchiere o promotore che incontrate.
17. Il salvataggio delle quattro banche è avvenuto facendo pagare il conto ad azionisti e obbligazionisti subordinati. Da qui in avanti anche correntisti e depositanti pagheranno. E’ ingiusto? E’ molto più ingiusto far pagare i contribuenti o gli investitori di altri enti che avevano fatto scelte migliori.
18. Sono curiosi quelli che si lamentano perché le banche vengono salvate e poi, una volta che non vengono salvate completamente, si lamentano perché c’è chi ci perde dei soldi.
19. Gli investitori non hanno avuto la pistola puntata alla tempia quando hanno firmato. Soprattutto: avevano tutte le possibilità di informarsi e di scegliere forme alternative di investimento. Le azioni di banche popolari o cooperative hanno peraltro altre caratteristiche inquietanti: mercato con scarsa liquidità, prezzo fissato dall’emittente, voto capitario.
20. Chi ha investito nelle banche salvatrici (attraverso il fondo interbancario) ha tutte le ragioni per lamentarsi: quei soldi non sono gestiti in modo profittevole ed efficiente (salvi i rischi, inevitabili) ma vengono buttati per premiare i peggiori, quindi in modo sicuramente inefficiente. Se l’investitore non si lamenta, magari, è perché spera che il salvataggio tocchi anche a lui.
21. In effetti la federazione delle banche di credito cooperativo e banca etica si sono lamentate: non è chiaro a chi vorrebbero far pagare il fallimento altrui, e cosa vorrebbero che succedesse se nella situazione delle quattro banche ci fossero loro.
22. Gli investimenti devono essere diversificati. Chi ha investito tutto in una delle banche fallite e ha perso, quindi, tutto, ha semplicemente sbagliato a gestire il proprio patrimonio. E’ giusto salvaguardare chi si trova in condizioni di indigenza, ma salvare tutti equivarrebbe a derogare dal principio di responsabilità individuale e soprattutto a far pagare ad altri i propri errori.
23. Far partecipare al salvataggio alcune banche, amiche di alcuni partiti, può essere un do ut des: io ti aiuto e tu un giorno aiuterai me. Intanto, magari, il sistema bancario resta chiuso, oligopolistico, e impedisce il normale funzionamento del mercato, che prevede che i peggiori falliscano ed escano di scena e altri, più efficienti, magari anche stranieri e dotati di maggiori capitali e know how entrino (a questi potrebbero rivolgersi anche i risparmiatori che non possono che vedere con favore la creazione di un sistema più aperto. Ovviamente tutto questo comporta che chi sbaglia paghi, cioè perda.
24. Presso il tribunale di Ferrara pende una richiesta di risarcimento danni di 309 mil vs ex amministratori della Carife. Speriamo che paghino duramente.
25. Chi non ha esercitato correttamente la vigilanza negli anni passati va punito, ma questo vale per le condizioni patrimoniali e non per le scelte individuali di gente adulta e (che avrebbe dovuto essere) informata
26. Dice Michele Boldrin: Bankitalia ha sempre preferito la “sostenibilità” del sistema piuttosto che la sua redditività. Di conseguenza, nessuna banca è “fallita”, ma è stata incorporata nelle altre.Poi tutti a lamentarsi che non c’e’ concorrenza, che le banche colludono, che non danno prestiti a prezzi competitivi, e via elencando.Cosa aspettarsi da un sistema bancario costruito da partiti e Banca d’Italia, da un secolo a questa parte, per poterlo controllare ed usare invece che per finanziare chi investe, crea lavoro, rischia e s’ingegna? Siamo all’oligopolio coordinato, per delega unanime del sistema dei partiti, dal controllore (Banca d’Italia) che dovrebbe far l’opposto ed impedire la collusione. Invece si preoccupa di convincere le altre banche italiane a cooperare all’operazione, esattamente come in un sindacato di oligopolisti collusi. Come era chiaramente spiegato ieri persino sul Sole, il salvataggio deciso dal CdM in riunione straordinaria e’ PROPRIO per evitare il bail-in previsto dalla normativa comunitaria. Ricordo, infine, che le grandi banche italiane hanno goduto l’anno scorso (presumibilmente godranno negli anni futuri) di ingenti sussidi di stato via partecipazione utili Bd’I maggiorata per l’occasione. Erano tutte banche di cui da anni si conoscevano i comportamenti quantomeno spregiudicati ….
Ancora Boldrin: negli USA il “salvataggio” via TARP prima e QE dopo (che io, come tanti altri, ho peraltro criticato) ha prodotto utili per il governo federale e la Fed. Qui stiamo parlando di tutt’altra cosa, please.
27. Se il manager sa che in ogni caso la banca centrale salverà la sua banca tenderà razionalmente a sovrarischiare perché parte del rischio non sarà pagato dalla banca bensì dalla collettività.
28. I manager che hanno preso le decisioni l’hanno fatto sapendo che sarebbe andata a finire così e ha lasciato che qualcuno si mangiasse tutto “tanto poi pagano gli azionisti” ? Se la cosa è premeditata e portata avanti nel tempo, potrebbe essere inquadrata come truffa agli azionisti. C’è il “rimedio” del giudizio per “mala gestio” a carico degli amministratori, oltre che le azioni penali nei casi previsti dalla legge.
29. Esistono persone che non hanno comprato obbligazioni delle banche fallite e persone che lo hanno fatto. Perché le prime dovrebbero pagare gli errori delle seconde, come contribuenti?
30. Ricordi personali: quel promotore finanziario che mi proponeva un fondo di fondi tanto per raddoppiare le commissioni per me e le provvigioni per lui:
quel direttore di filiale che voleva che comprassi fondi ritenendo che fossimo ormai al fondo del barile, ma il peggio doveva ancora venire;
quel direttore di filiale diceva che non era il momento di chiudere il fondo, che poi avrebbe iniziato ad accumulare perdite. Con la chiusura delle banche, queste persone potrebbero avere difficoltà a ritrovare un lavoro? Non so, ma sarebbe giusto che non vengano salvati i loro posti di lavoro (o non sapevano cosa stavano dicendo o cercavano di rifilare fregature probabili minimizzando i rischi.) Se Renzi dice che l’alternativa al bail in è la chiusura, ben venga la chiusura.
31. Non trascuriamo le colpe dei supervisori, dalla Consob alla Banca d’Italia e giudichiamo anche le ingenuità dei risparmiatori a fronte di personaggi e di enti di cui si fidano, sbagliando. E’ vero che non devono essere usati i soldi pubblici per salvare gli azionisti o gli obbligazionisti subordinati, ma leggiamo questo commento:”Il ragionamento sarebbe corretto se i sottoscrittori fossero anche solo vagamente consapevoli di quello che hanno sottoscritto e se, da parte della banca non fossero state fatte operazioni del tipo ti finanzio se diventi azionista. Faccio il promotore finanziario e ho una cliente che in Veneto Banca ha tutto investito in azioni e obbligazioni della banca e ci sta rimettendo un sacco di soldi. E ti garantisco che non ha gli strumenti per valutare il rischio . In casi del genere la forzatura commerciale mi sembra palese, poi su chi debba pagare discutiamone ma di sicuro non il piccolo risparmiatore.” Non è del tutto sbagliato questo ragionamento, ma lo è in buona parte: chi deve pagare, allora? Chi ha investito i suoi soldi meglio di lui? Se fossimo sicuri che un eventuale salvataggio di chi ha perso soldi fosse solo una tantum, la fiscalità generale potrebbe anche piegarsi a contribuire, ma in Italia rischia di diventare un precedente. Salvato uno, salvati tutti, per sempre: questa, però, è la mentalità che ha prodotto il declino irriversibile dell’Italia. La domanda chiave è sempre quella: chi deve pagare?
32. Noto anche un’improvvisa attenzione alla tutela del risparmio, quella cosa che è stata rapinata negli anni Settanta per permettere a tanti di vivere a deficit. Quella cosa che viene tassata sistematicamente chiamandola “rendita finanziaria.”
33. La banca ha concesso dei crediti a chi non doveva e ha sbagliato. Sai le proteste se non avesse concesso credito a famiglie, imprese, sindaci e politici? Tra chi aveva aperte delle linee di fido ci sono tredici ex amministratori e cinque ex sindaci: chi vuole farsi rimborsare può bussare alle loro porte anziché pretendere di rapinare i contribuenti o i risparmiatori che hanno investito meglio di loro. I cosiddetti truffati indigenti potrebbero cercare di fare azione comune contro i debitori della banca: magari potrebbero ricavarne qualcosa. http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-12-08/retroscena-ecco-come-e-fallita-vecchia-banca-etruria-200435_PRV.shtml?uuid=ACUMiUpB
34. “Voglio qualcosa che non abbia rischio, sia a breve scadenza e renda il dieci per cento.” Chi ha espresso questi desideri e si è buttato su azioni o obbligazioni subordinate mica vorrà il rimborso, vero? https://phastidio.net/2015/12/08/se-cero-dormivo-a-mia-insaputa/
35. Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, ha già chiesto al governo di Roma Una Volta Ladrona Poi Poltrona di impegnarsi a salvare Veneto Banca e la Popolare di Vicenza. E’ partito l’assalto al contribuente: rapinare lui per salvare gli amici, i parassiti e gli incompetenti. Stesso verso dagli anni Settanta.
36. Ecco un mio commento un po’ riassuntivo scritto su Facebok.
Il mio problema è che, come in altre occasioni, vivo un conflitto tra la parte di me che dice: “E’ l’ora di finirla di far pagare ai contribuenti o ad altri soggetti le scelte irresponsabili o sbagliate altrui,” e quella che dice: “salviamo i poveri risparmiatori che sono stati vittime di asimmetria informativa rispetto ai pezzi di merda che trovavano in filiale.” Il sistema finanziario non deve essere bloccato, ma se le persone sanno che qualcuno li salverà in caso di difficoltà, saranno incentivate a compiere comportamenti rischiosi, inefficienti o fraudolenti nella convizione che a pagare saranno altri. Anche le banche tedesche o greche, o almeno i loro azionisti, non dovrebbero essere sussidiati. I risparmiatori hanno la responsabilità individuale dell’avere sbagliato investimento percependolo come sicuro, quando non lo era. Chi non ha diversificato ha sbagliato. Chi si è fidato del pezzo di merda in filiale ha sbagliato. Chi ha compilato i prospetti sulla valutazione di adeguatezza al profilo di rischio in modo superficiale (o ha volutamente barrato il “massimo rischio”) ha sbagliato. Adesso. Perché chi ha fatto scelte di investimento sbagliate deve essere salvato da chi ne ha fatte altre? Comunque vogliamo che questo sia l’ultimo salvataggio, perché riteniamo che i risparmiatori siano stati abbindolati e quindi dobbiamo considerare degli azionisti come se fossero dei correntisti (fino a centomila euro?) Qualcosa mi fa pensare che non sarebbe una misura una tantum, ma sarebbe il precedente su cui tutti gli altri faranno affidamento, ma facciamo finta che non sia così. Facciamo questo salvataggio, almeno di chi si trova in condizioni di indigenza e di chi sia stato davvero abbindolato o di chi ci pare. Io avrei un motivo mio per farlo: il fatto è che io temo che alla fine a pagare davvero siano solo queste persone: gli abbindolati con concorso di colpa. Voglio dire: gli amministratori, i direttori di filiale, i promotori finanziari e i sorveglianti disattenti dovrebbero pagare pesantemente pure loro. Mi chiedo infatti una cosa: ma i dipendenti delle banche che hanno proposto strumenti finanziari rischiosi confidando nell’ignoranza e nella fiducia dei clienti saranno al loro posto di lavoro? Non era più giusto che la banca fosse fallita del tutto senza alcun salvataggio? La banca chiude, i depositanti fino a centomila euro sono coperti dallo Stato, il resto perde o i soldi o il posto di lavoro o entrambi. A quel punto chi fa delle scelte cerca di farle nel modo che ritiene più efficiente o redditizio, ma terrà pure conto dei rischi, cercherà di informarsi e soprattutto non pretenderà l’intervento dei contribuenti per toglierlo dai guai causati dalle sue azioni.
37. Altri link da aggiungere al seguente post: https://www.riccaricci.com/banca-etruria-fallimenti-salva-banche/
http://www.immoderati.it/2015/12/07/dal-quasi-bail-al-quasi-bail-out/
http://www.ilpost.it/2015/12/09/salvataggio-banca-marche-banca-etruria/
http://www.pianoinclinato.it/scacco-matto-ai-fallimenti-bancari/
38. Il bail in serve per evitare che i soldi pubblici vengano usati per salvare le banche e mandare in dissesto le finanze pubbliche. Non ha senso che, in caso di perdite derivanti dall’applicazione del bail in, i soldi pubblici vengano usati per coprire tali perdite.