Lo stato ha emesso titoli di debito perché aveva bisogno di soldi. Lo stato italiano continua a indebitarsi e a non fare riforme. I creditori e i compratori di titoli percepiscono il rischio e chiedono più soldi. Quelli che possiedono i titoli, iniziano a venderli.
Arrivano in soccorso le banche italiane. Comprano titoli. Lo stato si risolleva. Le banche assumono i rischi che erano in capo allo stato, che tra l’altro non migliora la situazione sottostante.
Alcune imprese e varie persone sono inaffidabili. Le banche decidono di prestare loro soldi lo stesso.
Le banche sperano così di tenersi buono lo stato e le imprese quando avranno bisogno loro. Peraltro le banche sono controllate dalle fondazioni bancarie, legate alla politica.
Le banche vanno in difficoltà. Le imprese editoriali chiedono il salvataggio dello stato. Lo stato ricorda di essere stato temporaneamente salvato e chiede all’estero di salvare le banche, appoggiato dalla propaganda delle imprese editoriali.
Commenti vari letti su Facebook:
“Il mercato dei Npl è inesistente”. Altra ossessiva bugia italiana, per nascondere la realtà
Anche il mercato delle fiat ritmo a centomila euro è inesistente
Il mercato degli npl c’è. Solo che ai sinistri non piace il prezzo che quota e quindi vorrebbero creare un mercato falsificato
Roba che va prezzata in modo non standard a seconda del sottostante. Il mercato é necessariamente diversificato. Volete mica mettere un immobile al Forte del Marmi con uno a Calenzano? Vanno prezzati uno per uno o, in mancanza di tempo per una due diligence seria, si accetta un prezzo necessariamente inferiore per motivi prudenziali. Insomma il mercato é bene che non lo faccia lo stato che di queste cose non sa niente.
Si invoca il fallimento del mercato quando si realizzano prezzi che non piacciono ai politici e alle autorità. E questo non vale solo per i NPL .
Molte aziende che vendono gas ed elettricità si sono trovate piene di crediti in sofferenza. Li hanno ceduti con facilità , naturalmente ad un prezzo basso perché se ci si assume un rischio magari un po’ di rendimento ci vorrà. E non tutti i crediti si recuperano.
Nardella non sa niente di speculazione, chiede di decidere lui cosa sia paccottiglia e cosa no, regolando il mercato.
Fino a qualche anno fa la percentuale a cui venivano acquistati i pacchetti di NPL oscillava tra il 20% e il 30%, nel 2014 si attestava nel range tra il 10% e il 20%: inoltre, alcune importanti recenti operazioni sono state aggiudicate a percentuali inferiori al 5%. Vi piacerebbe al 22% eh!
Ordunque… Le 4 good banks coraggiosamente salvate dal sistema patriottico con 1.8 bln eur (+1.6 nella bad bank +400 di garanzie first loss CDP) ci hanno informato delle seguenti: 1) equity svalutato a 1.4 x svariate amenità nonostante punto 2) e 3) 2) NPLs rivalutate da 17.6c a 22c da perizia commissionata da BDI xche ecb é cattivona 3) 200 mln di deferred tax assets regalate x decreto (ma tanto quando cazzi mai le useranno che ne avevano già ad abundantiam) 4) tra il 27 dicembre2015 e il 31/3 2016 hanno trovato 1.4 bln di sofferenze nuove su 21 di assets e dopo aver già trasferito alla bad bank 8.5 bln di NPLs. PERO CI SONO DECINE DI MOU CON OFFERTE SUCCOSE di FONDIAMMERIGANI, ANZI MIGLIAIA. TUTTE TRA 300 E 500 MLN. COSTO STIMATO PER IL SISTEMA BANCARIO DELLA CESSIONE DELLE GOOD BANKS 1 BLN EUR. CHE SICURAMENTE VERRANNO RECUPERATI VENDENDO LA BAD BANK CON 10 BLN NPLs a 22. COME NO.
DOMANDA: MA NON CONVENIVA CHIUDERLE???
La posizione dell’Economist – buttiamo soldi pubblici (nostri!) nelle banche perché sennò vince il M5S e’ disgustosamente pelosa ma soprattutto miope: il M5S ha il seguito che ha a causa delle politiche economiche inefficienti e clientelari di questo paese – come si può fermare la sua ascesa continuando con queste politiche? Ma che tasso di sconto hanno all’Economist? Un orizzonte di sei mesi? Il M5S si ferma nel medio periodo governando per la crescita – qui stiamo costruendo Banche Zombie e debito pubblico (tasse) per anni ancora.
Il vicedirettore del Corriere della Sera Fubini sostiene che “colpire i grandi investitori in Mps crea un precedente pericoloso e può innescare una fuga anche dal resto del fragile sistema finanziario italiano” .
Non dice che assicurare ex-post degli investitori che in piena coscienza hanno sottoscritto titoli rischiosi (si parla dei grandi investitori) genera un precedente pericoloso perche’ supporta l’aspettativa che in Italia (e da nessuna altra parte al mondo) chi perde soldi negli investimenti passa alla cassa dallo stato. No il pericolo e’ che se l’Italia non copre le perdite degli investitori con soldi pubblici questi facciano una fuga dal sistema finanziario del paese.
L’Italia ha un gigantesco problema di “law enforcement”, ovvero un enorme fallimento di polizia e magistratura nel proteggere i diritti delle persone. E questo enorme fallimento dello stato in una delle sue funzioni primarie non è colpa né dei marocchini, né di Salvini e nemmeno della UE, ma del modo in cui il 99% degli italiani (bianchi, autoctoni, “generazione Erasmus”) concepisce il ruolo dello stato nella società.
Anche le pensioni sono rendite. Per di più quelle calcolate col retributivo sono rendite in parte rubate.
Quindi Renzi vuole usare i risparmi privati dei pensionati – quei risparmi che dovrebbero salvarci dall’imminente collasso dell’INPS – per le sue operazioni “di sistema”.
Qualche link, adesso.
Le ultime parole famose: tutti quelli secondo cui MPS non aveva problemi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/10/mps-il-fardello-del-salvataggio-pubblico-che-pesa-su-tutti-i-contribuenti/2893306/
Al netto del terrorismo di marca governativa, “l’’unica via è quella di dismettere tutti questi crediti e far emergere il loro effettivo valore di realizzo, in modo che si possa investire in una banca finalmente ripulita.”
Comunque, se non avverrà la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni, vorrà dire che “per non scontentare alcune decine di migliaia di elettori (in alcuni casi impropriamente indotti ad acquistare prodotti non adeguati al loro profilo di rischio, ma quella è un’altra storia) il rischio di tutta l’operazione ricadrà sui contribuenti.”
La lezione è sempre quella: tenere il più possibile la politica lontana dall’economia, in modo che se un’impresa è mal gestita sia univocamente individuata la responsabilità e che il prezzo e le conseguenze di questa ricadano solo sui responsabili e non sulla collettività