DISTANZE
A forza di girare coi mezzi pubblici, di correre, di studiare i percorsi seguendo le linee delle metro, di consultare cartine più o meno ampie, riesci a farti un’idea delle distanze da un posto all’altro, di dove si trova cosa, di come fare per arrivare nel modo più veloce nel punto x tenendo conto che all’ora y vuoi esserre nel punto z e così via. Arriva anche il momento in cui ti muovi a occhi chiusi, ma a parte il rischio di sbattere contro qualcosa, di solito sei a fine vacanza quando succede. Poco male. Potrai giocare al “guarda la cartina” e ipotizza nuovi itinerari quando sei a casa.
PASTI
Non assocerò più il nome di Gucci all’alta moda. La presenza dei chioschi Guccis alle fermate delle Strassebahn di Gunderbrunnen mi ha permesso di assolvere al rito della colazione. Il caffè espresso era da 6,5, ma i berliner bretzel zuccherati erano deliziosi. Solo una volta sono andato in una caffetteria italiana in brunnerstrasse. “Sei italiano?” Mi avrà riconosciuto grazie all’acquisto di caffè e pasta: niente male, ma fermarsi lì voleva dire perdere dieci minuti preziosi rispetto all’acquisto al volo. Dieci minuti erano troppi rispetto alla tabella di marcia per arrivare al velodromo.
Il mercato di Kreuzberg ovest (dalla fermata di Landsberger Allee prendere il ring 41 fino a Neukolln e da lì prendere la U7 fino a Geise, quindi scendere, uscire, arrivare a piedi al mercato che dista circa cinquecento metri dalla metro) è stato una manna dal cielo. Cosce di pollo enormi a un euro, polpette di carne, cotolette, polpette di pesce, bratwurst, currywurst, cibo greco (nudeln con la feta, insalate greche,) spagnolo (arroz negro, tapas, però erano lenti,) italiano, tedesco, asiatico. Tutto a prezzi bassi: con cinque euro ti sazi, due euro di bevande compresi. Ti danno i piatti, ti siedi ai banconi ai lati e nel giro di mezzora sei di nuovo fuori. Un errore devi farlo: icecoffee.
Non potevi non fermarti ai chioschi dentro il velodromo: una macedonia a due euro o uno yogurt con fragole a tre euro o un espresso a un euro e cinquanta o i soliti wurstel o le solite cotolette o anche dei popcorn con prezzi variabili tra l’euro e cinquanta e i tre e cinquanta, sempre meno di quanto costino allo stadio di Firenze. Fuori dal velodromo poi c’era il venditore di wurstel che per sei euro ti dava panino e birra e per tre solo il panino. Sempre meno che davanti allo stadio di Firenze, per dire. Per la frutta, oltre che dal Guccis già citato, potevi rivolgerti a un tavolino nei pressi del sottopassaggio che dalla metro portava all’hotel degli atleti. Lì con un euro e venti ti facevi una vaschetta di more o di cocomero e con trenta centesimi in più una macedonia, sempre che non volessi comprare pesche o mele al chilo.
Se c’era da aspettare gli atleti fino alle nove non ci poteva essere molto tempo per la cena. Quindi currywurst o bratwurst al volo oppure un panino al formaggio possono essere bastati, salvo che in tre occasioni, quando il currywurst sono andato a prenderlo in centro e ho scoperto un localino dentro il locale dove a suonare e aspettare si poteva partecipare a una festa, oppure quando ho preso un mattone volgarmente chiamato pizza in un ristorante così italiano che il proprietario non capiva il significato dell’espressione caffè espresso, oppure quando mi sono intrufolato in un posto vegano dove ho preso un ottimo hamburgher e mi sono trovato di fronte di nuovo un commesso italiano.
Patatine maionese bretzel
TIFOSI, ATLETI, PARENTI DI ATLETI.
Non può mancare la caccia all’atleta. In realtà è semplicissimo incontrarli, salutarli, anche passeggiarci insieme. So’ ragazzi, in fin dei conti, e non se la tirano come i calciatori.
Quello sotto il sottopassaggio del velodromo è l’ingresso. Lì arrivano e da lì partono, alcuni in pullman, probabilmente quelli alloggiati al Gran City Hotel, tra cui la Pellegrini e la Belmonte e forse i più famosi.
Altri fanno il percorso a piedi fino all’Andes hotel.
Non c’erano molti autografisti in giro. Forse ai tedeschi è stato detto che idolatrare qualcuno non gli ha portato molto bene in passato e ha causato guai a troppa gente in tutta Europa.
Da circa due ore prima dell’inizio delle gare bastava piazzarsi su una panchina lungo la ferrovia e qualcuno passava. Oppure si poteva fare un giro fino all’hotel, sbirciare dentro il salone per vedere qualcuno riposarsi, qualcuno mangiare, qualche staff riunirsi. Alcuni, poi, finite le gare, si facevano trovare dai parenti o da qualche conoscente anche nelle zone di passaggio dei tifosi all’interno del velodromo o sulle tribune. Non era raro passeggiare, visto anche il cammino comune, con gente tipo la Ottesen o le nazionali olandese, svedese, austriaca, tedesca, svizzera, danese, francese e così via.
Molta gente prima di entrare negli impianti sbirciava le vetrate della vasca di riscaldamento da cui si potevano anche vedere gli spogliatoi, la vasca piccola al loro interno, i lettini per i massaggi, le bandiere che indicavano le varie nazioni. Era interessante osservare i corpi di pura massa magra dei nuotatori, gli esercizi ginnici impossibili che facevano con naturalezza, il movimento solo dei muscoli qualsiasi cosa facessero e anche alcune cose da sovraccarico, come la gobba di Cseh, dovuta, dice, al delfino.
Dentro il velodromo sia le squadre che assistevano che gli spettatori urlavano, incitavano, si disegnavano delle bandierine in faccia o sulle dita o sulle unghie, sbattevano bacchette, applaudivano, cercavano le telecamere per farsi inquadrare. Già durante le batterie ci potevano essere momenti di gran tifo per un tedesco arrivato terzo o per un georgiano che finiva lì la sua avventura.
Io finisco sempre accanto a dei francesi e tutti adorano stravius che si chiama jeremy e tutti lo chiamano gege e alla fine speravo perdesse anche solo per quello. Dalle mie parti, seduto in uno dei best places available, si sono seduti anche italiani, inglesi, tedeschi, svedesi, olandesi, ungheresi e perfino una israeliana.
Curiosità notate:
Lo staff croato che mangia wurstel
La tipa ungherese che sventola costantemente le bandiere. Si unisce una figlia e accanto a lei sta il marito statistico.
I tre tifosi col simbolo della pace sulla maglietta www.bluedent.
La ragazza che mi sente dire che ho visto un’atleta italiana uscire pochi secondi prima e mi chiede chi fosse con tono da spasimante arrapata
Nell’weekend si disputa un derby italo francese per gli autografi.
ORGANIZZAZIONE
Mai una coda. Mai un problema. I video trasmettevano le gare o le inquadrature delle telecamere che poi andavano in tv. Inoltre esponevano i partecipanti, i tempi parziali e finali in modo da poter seguire anche come si stavano comportando gli atleti al di là delle impressioni visive sulla piscina, a volte falsate dalla prospettiva. Inoltre erano disponibili a pagamento (cinquanta cent) i fogli con la lista delle gare, sia delle batterie che delle finali, con tutti i partecipanti e i loro tempi di qualificazione.
DOMANDE
Il doping di Stato veniva iniettato qui?
La logica che ha portato alle dittature, al fascismo, al nazismo, al comunismo reale, alla DDR, all’URSS deriva dal culto del capo? Ci sono pochi realmente anarchici per bisogno di sicurezza e di protezione? Per paura di non cavarsela da soli? Le gerarchie sono onnipresenti: famiglia, religione, scuole, aziende, luoghi di lavoro, istituzioni, governi, Stati, organizzazioni. Si formano da sole?
Quando negli sport c’è un campione, si assiste a un effetto di trascinamento o di distruzione degli altri atleti?