there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Bilbao 2018 (3)

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1. Non per fare paragoni con le città italiane, ma anche a Bilbao è possibile sedersi pressoché ovunque, perché è una città piena di panchine.

2. La proprietaria di casa era gentilissima. Preparava anche una colazione che non facevo lì per motivi di tempo. Mi spiegava tutto il percorso per qualsiasi località dei paesi baschi anche se non avevo tempo. Come avrete capito il problema è che parlava troppo. Anzi. Il problema è che parlava.

3. Entro in un negozio. Cerco delle magliette. Trovo delle magliette. La commessa mi chiede se ho bisogno di qualcosa. Primo allarme AIUTO ESCI DA QUESTO NEGOZIO FINCHE’ SEI IN TEMPO. Guardo le taglie delle magliette. La commessa mi chiede se cerco qualche taglia in particolare. Secondo allarme LA TROVO DA ME LA STO CERCANDO APPOSTA VATTENE SE VOGLIO CHIEDERTI una cosa TE LA CHIEDO DA ME. Purtroppo trovo due magliette che corrispondono a quello che cerco, per due bimbe di tre e di undici anni. La commessa mi parla. LASCIA LE MAGLIETTE LI’. No dai, ormai le ho trovate. Continuo a cercare per vedere se trovo altro…La commessa mi chiede se voglio qualcosa di più grande o di meno grande. NO VOGLIO CHE TI FACCIA I CAZZACCI TUOI. Basta, mi dico. La commessa è andata alla cassa, per fortuna. Vado a pagare. Tutto qua? Mi chiede. SI’ E RITIENITI FORTUNATA. Cari commessi, sappiate che quando mi parlate senza essere interpellati VI ODIO. Vi odio anche quando non mi considerate se invece vi interpello. Vi odio ancora di più se cercate di vendermi qualcosa che non voglio o cercate di vendermi qualcosa senza che abbia le mie informazioni o cercate di vendermi qualcosa di diverso da quello che vi ho chiesto. Quindi ho odiato tanti piccoli negozianti di merda, tanti rappresentanti e tanti venditori che si facevano chiamare consulenti.

4. Primo giorno a Bilbao. Esco di casa. Attraverso la strada. Incontro un signore. Mi saluta. Ho capito subito. Anche qui sono troppo cortesi per i miei gusti. Ah. La signora del punto 2 rientra tra i cortesi. La commessa del punto 3 NO: LEI STA NELL’INSIEME DEI ROMPIPALLE.

5. Una sera attorno alle 22,30. Iniziano i primi botti dei fuochi artificiali. Mi muovo per andare a vederli. Un cane tipo dalmata sta davanti a una taverna, tenuto distrattamente al guinzaglio dalla sua padrona. A ogni botto il cane scatta. In particolare muove la testa a cercare la direzione del botto, che percepisce come diversa ogni volta. È spaesato e impaurito. La padrona dopo qualche botto inizia a carezzarlo. Poi arriva il padrone e lui si lancia in feste. Ambedue gli umani lo riempono di coccole e lui sembra tranquillizzato. Contemporaneamente un altro cane tipo bassotto tenuto al guinzaglio esce da una casa e sembra non battere ciglio.

6. Oggi. L’autobus delle 9,30 per Vitoria da Bilbao non è arrivato che dopo un quarto d’ora. A me frega niente, visto che ho preso quello delle 10,30, ma era per dire. Arrivo alla stazione dei bus. Vado in centro. Vitoria è una città che appare carina al primo impatto, col centro medievale, i tipici balconi delle case spagnole e diversi parchi. Il problema è che non capivo da dove partisse il bus per l’aeroporto, anche se la strada era quella, di fronte alla cattedrale e c’erano ancora due ore prima della partenza. Allora, dopo aver preso dell’italianissima pizza, mi sono fiondato di nuovo alla stazione degli autobus, dove in effetti era scritto da dove partiva il bus. Ero da solo alla fermata. Boh, mi dicevo. Sarà possibile? Ehm. No. Non era possibile. Arriva il bus. Gli faccio segno di fermarsi. Lui si ferma un po’ più avanti e…ecco che appare una mandria di persone. La domanda è: finora dove eravate tutti quanti?

7. Cibo. Perché da Claudio, la fiera del jamon, la cameriera mi ha voluto servire la paleta anziché il jamon considerando anche il fatto che una porzione di questo costava 17 euro e una di quella 12? “Ti fa male la spalla? Mangia il prosciutto” è diventato “Vuoi il prosciutto? E io ti do la spalla, dicendoti che è buona allo stesso modo anche se costa meno”. Allora ne ho approfittato per prendere anche una porzione di dodici acciughe del Mar Cantabrico inzuppate nell’olio. Buone, ma quelle prese a Valencia dal “roy des anchoas” erano più buone, anzi squisite.

8. Mercato della Ribera. Che vi devo descrivere un mercato al coperto? Non ci penso nemmeno. I pintxos che ho preso, calamari fritti, erano un po’ troppo fritti, ma la sangria era eccezionale. A parte questo, come mercato non vale i miei preferiti: quello di Barcellona e i suoi prezzi fantastici oltre alla quantità industriale di roba da mangiare e da assaggiare, quello di Berlino a Kreuzberg con un po’ meno roba ma prezzi altrettanto fantastici e quelli di Londra coi prezzi meno fantastici ma in cui puoi assaggiare il mondo (Borough Market, Camden ecc. Avete presente, no?)

9. Cibo (2). Ho vissuto di pintxos e birra, in pratica, quando avevo il tempo di fermarmi a mangiare, ovviamente. Come al solito dopo un viaggio all’estero I need spaghetti, adesso.

10. Musei. Il marittimo non l’ho visto. Di quello dell’Athletic ho già detto. Quello della storia basca era interessante e soprattutto gratuito durante questa settimana. Il Guggenheim è meglio fuori che dentro, per quanto costa, ma alcune esposizioni mi hanno colpito. Non “matter of time” che richiede troppe spiegazioni per essere capita. Non l’esposizione sull’arte cinese dopo il 1989, ma è colpa mia se non l’ho apprezzata. Con la mostra temporanea su Chagall andavano sul velluto nei miei confronti: è bellissima. (Andare sul velluto nei confronti di qualcuno ha un senso in italiano? Boh vabbe’ andiamo avanti). Mi hanno colpito le opere di tal Kiefer: sono entrato nella sala dove erano esposte e sono rimasto a bocca aperta praticamente di fronte a tutte.

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