Naturalmente bisognerebbe tagliare la spesa a modo. Il problema è che sono stati fatti spesso, da Tremonti a Monti in giù, tagli lineari. Insomma ci troviamo in una situazione di emergenza.
Non si fa in tempo a operare una spending review fatta a modo. Se si taglia in modo discriminato qualcuno protesta, allora si taglia allo stesso modo a tutti. Sono stati così fatti tagli ai trasferimenti alle regioni, virtuose o meno, e ai comuni, virtuosi o meno, e questi hanno aumentato le proprie imposte. Poggio e buca fa pari.
La spesa pubblica è cresciuta negli ultimi dieci anni. https://www.truenumbers.it/andamento-spesa-pubblica/
Non tutte le componenti della spesa pubblica sono cresciute. Tra quelle che sono diminuite ci sono le spese per la ricerca, l’innovazione e l’università. Hai presente la storia che il capitale umano è fondamentale per la crescita? Ecco. Appunto.
Si dovrebbe comunque considerare la spesa in rapporto al pil. Nel libro “la lista della spesa” il buon Cottarelli dice che ci sono stati dei tagli in alcune voci di spesa, ma non si sono toccati il costo del personale e soprattutto è aumentata la spesa per le pensioni. Il bubbone d’Italia sono le pensioni, per quanto riguarda la spesa pubblica e il debito. Ricordiamo che tagliare la spesa serve per abbassare la pressione fiscale, quindi favorire gli investimenti e quindi l’innovazione. Inoltre aumenta il tasso di risparmio, che è un altro elemento collegato alla crescita. Serve per allocare meglio le risorse e chiaramente andrebbe prima di tutto trovata ed eliminata la spesa inefficiente e improduttiva. Una siringa è una siringa: perché in Calabria deve costare molto più che in Lombardia?
Di quanto va tagliata la spesa? Cottarelli dice che basterebbe congelarla, quindi nemmeno tagliarla, se l’obiettivo è semplicemente ridurre il debito. Boldrin sostiene che il taglio dovrebbe essere di almeno il 25% (tipo 200 miliardi) e lui, Brusco e altri hanno scritto dove e come tagliare (sto guardando gli articoli, poi vedrò di pubblicare qualcosa, con calma). Per Seminerio più che altro andrebbe razionalizzata la spesa piuttosto che tagliarla, a meno che di ridurre il perimetro occupato dal settore pubblico (che io ovviamente auspico: oggi il pubblico intermedia più del 50% del pil e lo fa male. Non siamo la Svezia e non lo saremo mai).
Si dovrebbe anche toccare il costo del personale.
Il costo del personale è la spesa più rilevante in sanità, scuola e difesa. Riformare questi settori dovrebbe voler dire premiare i bravi e penalizzare i peggiori, ma anche licenziare qualcuno o almeno spostare le persone da dove sono troppe a dove sono poche. È stato fatto da Renzi con la scuola e è venuto giù il finimondo perché la gente da Agrigento doveva spostarsi a Pordenone, per dire. Se spendi tutto in stipendi, peraltro uguali per tutti, mancano le risorse per fornire un servizio agli studenti o a chi ha a che fare con giustizia e sanità. Notare anche che dove la spesa pubblica è maggiore, dove i dipendenti pubblici sono di più, dove i tribunali, gli ospedali e le scuole hanno più personale, per esempio al sud, il livello dei servizi non è dei migliori.
Poi uno non si deve arrabbiare se sa che in un ospedale pediatrico fiorentino fanno le corse per coprire i turni e magari in un ospedale calabrese sono in sovrannumero. Oppure se tagliano allo stesso modo la spesa in Emilia Romagna (dove magari sono già al limite e le cose funzionano e allora non c’è ragione di tagliare) e in Calabria (dove lo stesso taglio è poca roba).
Chi ha cercato di fare spending review a modo, da Giarda a Cottarelli a Perotti, prima o poi ha dovuto rinunciare.