there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Bruges. Bella città da riccastri innamorati, da pittori impressionisti, da poeti depressi.

Bruges è bella. Su questo non ci piove. (Come disse chi inventò l’ombrello).

Città da turisti amanti dei posti come Venezia o come Siena (quindi anche da me), che al confronto però sono migliori.

Città da coppiette adolescenziali o comunque da giovani innamorati.

Città da riccastri innamorati, da pittori impressionisti e da poeti depressi.

Le due piazze principali sono il Markt, dove si trova la torre più famosa del Belgio, e il Burg. Ambedue le piazze sono molto belle, con i loro bei monumenti, lo stile brabantino (una volta imparato un nome lo ficco dappertutto) e le loro casette colorate.

Il colore dominante di Bruges è il rosso dei mattoni dei tetti delle case (o delle case, proprio), nonché quello delle foglie sparse nei prati della città. Anche il verde o il giallo delle foglie degli alberi fanno mostra di sé nelle piazze alberate, che danno un’aura romantica e sognatrice a diverse parti della città: in particolare la zona del bejinov (ovunque in Belgio c’è del beghinaggio), adiacente al lago dell’amore pieno di cigni e anatre.
C’è anche un altro lago dell’amore, il minnewater, ma a me non è sembrato più romantico di quanto possa essere il lago di Romena.Dove non ci sono piazze alberate, ci sono piazze “chieseggiate”, come quella della cattedrale di San Salvador. Oppure le maestose piazze centrali.

Passeggiare tra quei vicoli, quei ponti, quelle strade, quelle piazze, quei piccoli parchi è piacevole, ma alla lunga stancante. Diciamo che dopo uno o due giorni Bruges viene a noia? Sarà che è affascinante, ma anche malinconica, un po’ come Venezia (dove almeno c’è il mare?)
Diciamo che non mi ha invogliato a ritornare, a differenza di Lisbona, per dire.
La parte più affascinante per me non è comunque quella centrale, ma quella un po’ più spostata verso nord, con le file di case che si specchiano nel fiume.

Esiste pure una guida alla Bruges nascosta, guida “act like a local for young travellers”. Ne dà notizia un sito che però elenca le cose che sanno tutti.
Non dilunghiamoci sui soliti negozi tipici di prodotti tipici e sui prezzi esorbitanti di quasi tutto, tranne le patatine fritte. A proposito delle quali va detto che i due baracchini in Markt, che avrebbero dovuto avere quelle più buone della città, forse hanno cambiato gestione: i loro titolari sembravano più cinesi che belgi e le loro patatine non erano buone quanto quelle di Chez Vincent.

Bruges è piena di musei. Quello della birra è valido. Quello della cioccolata e quello delle patatine fritte non hanno entusiasmato i recensori su Trip Advisor e ho deciso di saltarli, visto il poco tempo a disposizione e i costi. In compenso ho visto tre mostre con un biglietto combinato: Picasso più Dalì (bellissima questa esposizione) più Leonardo da Vinci (bellissime le riproduzioni dei “suoi” oggetti inventati o ipotizzati). I musei artistici, come il Groningen Museum, non li ho visti, ma sembra che meritino. Non mi sono perso il museo delle torture: bello, efficace, con i suoi strumenti in bella mostra, ma quello di San Gimignano è più ampio. 
Ovunque ci sono ristoranti italiani, ma questo vale ovunque nel mondo. Mi chiedo perché i protezionisti di sta cippa non ne pretendano il ritorno in patria.

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