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Lo stupore delle prese elettriche

L’utilità della carbon tax.

Da: “Carbon Tax: Practicalities of Cutting a Deal
Le questioni pratiche chiave sulla carbon tax riguardano cosa dovrebbe essere tassato e quanto dovrebbe essere l’ammontare della tassa. Il “cosa” è abbastanza chiaro. Il “quanto” è più confuso. Se gli avvocati della carbon tax potessero accordarsi sulla dimensione e sulla forma della tassa, potrebbero offrire degli incentivi interessanti per prendere determinate decisioni politiche. .
Donald Marron, Eric Toder, and Lydia Austin write about “Taxing Carbon: What, Why, and How” in a June 2015 exposition for the Tax Policy Center (which is a joint venture of Brookings and the Urban Institute).

Le discussioni sul climate change si focalizzano di solito sulle emissioni di anidride carbonica, ma ci sono altri gas serra e non gas come il particolato che intrappolano il calore nell’atmosfera. Ecco una lista dei maggiori gas serra e quanto calora intrappolano rispetto al carbonio. Nelle discussioni su questa materia è normale riferirsi a tutte le tasse sui gas serra come a una “carbon tax” e ad esprimere le emissioni di altri gas in termini di “equivalenti di biossido di carbonio.”

Marron, Toder e Austin scrivono:
“I policy maker devono comprendere che i gas serra differiscono nelle loro proprietà chimiche e atmosferiche. Il metano, per esempio, intrappola più calore, grammo per grammo, dell’anidride carbonica, però ha una vita più corta nell’atmosfera. Una tassa efficiente dovrebbe riflettere tali differenze, alzando l’aliquota per i gas più potenti e abbassandola per quelli che stanno meno tempo nell’atmosfera. Gli analisi hanno sviluppato delle misure in base al loro potenziale effetto sul riscaldamento globale (global warming potentials) per fare tali confronti. In base ai potenziali che l’EPA usa, il metano è ventuno volte più potente dell’anidride carbonica nell’arco di un secolo e l’ossido di azoto è 310 volte più potente. Questo significa che una tassa sull’anidride carbonica pari a 10 dollari per tonnellata implica una tassa di 210 dollari per tonnellata sul metano e di 3100 dollari per tonnellata sull’ossido di azoto.”

Questi numeri, però, sono relativi alle tasse di un gas serra confrontato con un altro, ma le singole tasse effettive a quanto dovrebbero ammontare? Gli economisti argomentano che il prezzo sulle emissioni dovrebbe essere fissato in funzione dei danni causati da quelle emissioni. Così i consumi che comportano delle emissioni di carbonio dovrebbero pagare il prezzo per i danni causati. Stimare i costi sociali delle emissioni, d’altronde, è molto difficile e le stime sono scritte sulle nuvole.
Scrivono ancora Marron, Toder e Austin: “Le stime del costo marginale del carbonio variano ampiamente. Nello sviluppare un costo che influenzi le politiche sul clima negli Stati Uniti, un lavoro di gruppo tra più agenzie ha commissionato 150000 simulazioni da tre modelli guida e tutti i modelli hanno usato lo stesso tasso di sconto reale del 3%.
Le stime risultanti sono finite, per la maggior parte, in un range per tonnellata variabile dai meno dieci ai cinquanta dollari per tonnellata, a dollari correnti. Altre stime hanno dato valori inferiori di poco e altre ancora valori significativamente più alti. La tendenza centrale ha determinato un costo di 27 dollari per tonnellata nel 2015, dato in crescita per il futuro. Un aggiornamento ha portato la cifra a 42 dollari per tonnellata, cone le stime il cui range è diventato tra leggermente sotto zero a più di cento dollari. Questi range ampi e le incertezze sulle risposte geofisiche ed economiche di lungo termine al rialzo delle concentrazioni di gas serra, hanno lasciato alcuni analisti pessimisti sulla capacità di tali modelli di identificare un prezzo appropriato per il carbonio.
Insieme a tutte le incertezze di quanto le emissioni influenzino il clima e alla determinazione del valore economico di queste variazioni, un altro problema è che i benefici derivanti dal limitare le emissioni sono internazionali, mentre i costi di una carbon tax nazionale sono evidentemente nazionali. Certo. La speranza è che vi sia uno sforzo internazionale coordinato, ma col mondo che si muove verso l’utilizzo di fonti di energia più carbon intensive, non c’è alcuna assicurazione che questo accada.

Marron, Toder, and Austin puntualizzano:
“Una risposta internazionale coordinata dovrebbe focalizzarsi sulle emissioni mondiali e sui suoi impatti. Se una nazione considera di agire unilateralmente, tuttavia, deve decidere se focalizzarsi sui costi e i benefici locali oppure se considerare anche le altre nazioni. La differenza è grande. Greenstone, Kopits e Wolverton stimano che gli Stati Uniti sopportano solo dal sette al dieci per cento del costo sociale marginale mondiale del carbonio. Se ogni nuova tonnellata di anidride carbonica emessa comportasse un costo di 40 dollari (basato sui danni mondiali), solo tre o quattro dollari cadrebbero sugli Stati Uniti.Gli autori argomentano che gli Stati Uniti dovrebbero usare misure globali quando valutano le politiche regolatorie, ma questo punto di vista non è universalmente riconosciuto. Inoltre i policymaker nazionali considerano il punto di vista della propria nazione e basta quando valutano l’adozione di politiche energetiche e ambientali che hanno effetti internazionali.”
A fronte di tali incertezze, un approccio possibile è quello di fissare una carbon tax relativamente bassa che cresca lentamente nel tempo. Il livello crescente nel tempo incoraggerebbe le azioni volte a ridurre le emissioni di gas serra nel tempo. E ci potrebbe essere un processo ufficiale, forse ogni 5-10 anni, per valutare se la tassa sia ad un livello almeno approssimativamente corretto. Con qualche livello di carbon tax in mente, la questione diventa di politica pratica.
Gli avvocati di una carbon tax hanno alcuni argomenti dalla loro che potrebbero intrigare gli indecisi. Ecco alcuni di questi argomenti. (Vedi anche: http://conversableeconomist.blogspot.com/2013/06/setting-carbon-price-whats-known-whats.html, ovvero: cosa sappiamo e cosa no sulla determinazione del prezzo del carbonio.)

1. Una carbon tax ridurrebbe l’uso dei combustibili fossili e così ridurrebbe il numero di inquinanti convenzionali. I guadagni derivanti dalla riduzione di tali inquinanti sono sostanziali. Secondo alcune stime i co-benefici di una carbon tax moderata renderebbe la tassa valevole anche se ridurre le emissioni di carbonio non producesse altri guadagni. Marron, Toder e Austin la mettono in questo modo:

“Il climate change non è il solo male associato con la combustione di carburanti fossili. Gli impianti di produzione dell’energia, le imprese, i veicoli e le altre fonti emettono anche inquinanti che danneggiano direttamente la salute umana, come il particolato, il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto. Gli automezzi impongono altri costi esterni come la congestione, i danni alle strade, gli incidenti. Come risultato, una carbon tax genererebbe dei co-benefici, come i miglioramenti nella salute umana e nel benessere, che non sono legati direttamente al cambiamento climatico. La dimensione di questi co-benefici dipende da vari fattori, come: il valore e la significatività dei miglioramenti nella salute (per esempio: consideriamo nel calcolo il fatto che certe malattie si ridurrebbero. Fra queste l’asma, la bronchite, gli infarti) e lo scopo dei benefici inclusi (per esempio: consideriamo solo l’inquinamento dell’aria causato dalla circolazione degli automezzi o anche la congestione del traffico e gli incidenti?) In un’analisi completa che include sia l’inquinamento dell’aria che le esternalità degli automessi, Parry, Veung e Heine stimano che i co-benefici di una carbon tax negli Stati Uniti sarebbero di circa 35 dollari per tonnellata. In un’analisi più ristretta dei co-benefici derivanti dalle proprie regolamentazioni sugli impianti energetici, l’EPA stima che i co-benefici della riduzione dell’inquinamento sono almeno pari ai potenziali benefici sul clima. Queste stime suggeriscono che una carbon tax sostanziosa migliorerebbe il benessere dei cittadini degli Stati Uniti anche se non dessimo peso al climate change.
2. I ricavi derivanti da una carbon tax potrebbero permettere tagli di tasse in altre aree. Le tasse scoraggiano certi comportamenti ed è sicuramente meglio scoraggiare le emissioni inquinanti che scoraggiare il lavoro e il risparmio. Marron, Toder e Austin scrivono:

“L’obiettivo principale di una carbon tax è di ridurre il danno ambientale incoraggiando i produttori e i consumatori a tagliare le attività che rilasciano emissioni di gas serra. Questo è il primo dividendo. Un secondo risultato che la carbon tax può generare è quello di migliorare l’efficienza economica usando i ricavi risultanti per ridurre le tasse distorsive, come quelle sui redditi o sul lavoro.
Le stime più importanti per scopi legislativi sono state fatte da alcuni uffici statunitensi nel 2013. Gli effetti sui ricavi di una tassa sulla maggior parte delle emissioni partivano da 25 dollari per tonnellata e aumentavano del due per cento più velocemente dell’inflazione. Questo implicava ricavi netti di circa 90 miliardi di dolalri nel primo anno e circa 1.2 migliaia di miliardi nel primo decennio.”

3. Una carbon tax significativa comporterebbe una minore necessità di altre regole e regolamentazioni governative. Per esempio altre regole sull’efficienza dei veicoli o sulla conservazione sarebbero meno necessarie. I sussidi per le fonti di energia rinnovabili potrebbero essere ridotti, poiché queste fonti beneficerebbero comunque del fatto di non dover pagare la carbon tax. Ecco ancora Marron, Toder e Austin:
“In assenza della determinazione di un prezzo rilevante sul carbonio, i policy maker hanno provato a ridurre le emissioni attraverso un mix di politiche più stringenti. L’EPA sviluppa standard di emissione per le imprese, il Dipartimento dei Trasporti espande gli standard di efficienza per gli automessi, il Dipartimento dell’Energia espande gli astandard di efficienza energetica degli apparecchi e degli impianti elettrici, i crediti di imposta e i sussidi mirano a favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili. Un’ampia e sufficientemente alta carbon tax ridurrebbe i benefici e le necessità di queste politiche. Se i policy maker adottassero una carbon tax, sarebbe appropriato riesaminare queste politiche per vedere se i loro benefici ne giustificano i costi.”

Questi tradeoff potrebbero non piacere a chi è preoccupato principalmente del climate change, ma le coalizioni politiche, affinché durino, hanno bisogno di un sostegno ampio.

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