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Il principio è lo stesso. Cioè. Fissa il tetto alle emissioni, rendilo più stringente anno dopo anno, e lascia fare al mercato (soprattutto per i cap and trade distribuiti attraverso aste a pagamento). Oppure: fissa la tassa, crescente nel tempo, e lascia che il mercato si adegui e scelga quanto risparmiare, quanto produrre e consumare e quale mix energetico determinare
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Tecnicamente e teoricamente sia una carbon tax che una cap and trade permettono di raggiungere il livello ottimale di abbattimento delle emissioni al minimo costo.
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Le differenze sono distributive. Il costo per le imprese è inferiore nel cap and trade. Il governo riceve proventi dalla carbon tax. Ambedue le policies sono preferibili rispetto alla determinazione di standard di produzione o tecnologici.
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Le imprese sono incentivate ad adottare nuove tecnologie per ridurre le emissioni in ambedue i casi.
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I proventi per il governo possono provenire dalla carbon tax o dai permessi messi all’asta e possono essere usati: per ridurre il deficit pubblico oppure per restituire tali proventi ai cittadini in misura inversamente proporzionale al reddito oppure per abbassare le imposte su redditi da lavoro e capitale (che sono distorsive) oppure (con aumento della tassazione nel paese che emette la tassa) per aiutare i paesi emergenti a sviluppare o a imparare a gestire tecnologie moderne e pulite. Nel caso in cui la tassa sia applicata in alcuni paesi e non in altri e questo faccia sì che le imprese di un settore nel paese con la tassa diventino meno competitive, quel paese può stabilire una tariffa proporzionale alla tassa per i beni prodotti nei paesi senza tassa.
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In termini di proventi se i permessi sono messi all’asta anziché semplicemente distribuiti dal governo, i risultati del cap and trade si avvicinano a quelli della tassa. Le imprese inquinanti hanno un incentivo a fare offerte più alte per i permessi e queste offerte finiscono in tasca al governo.
Il cap and trade non è migliore della carbon tax. Con la carbon tax abbiamo il calcolo dei gas serra e si può partire con una tassa e poi farla crescere verificandone gli effetti. Riusciamo a sapere il costo potenziale in dollari di ogni tonnellata di gas serra emessi e possiamo calcolare la tassa, poi la quantità prodotta lo decidono individui e paesi. Poiché le risorse saranno più costose si useranno dove hanno maggior valore. Il fatto che siamo in grado di determinare, almeno negli Stati Uniti, l’entità della tassa (40 dollari a tonnellata di CO2, mi sembra) e non, invece, il tetto delle emissioni (o perché dovremmo fissare quello), è rilevante. Inoltre la tassa può essere modificata nel tempo, tenendo conto anche dell’andamento delle emissioni, dello sviluppo tecnologico ecc. Il tetto alle emissioni da cap and trade potrebbe essere fissato “male”, troppo in basso, e venire reso inutile da una crisi della domanda di energia come è avvenuto in Europa.
Con il cap and trade hai bisogno di un governo mondiale che decida per tutti chi fa cosa e quante emissioni fare.
Questa visione impone ai paesi più poveri di non crescere mai perché inqunano meno (sono meno industrializzati) e tu gli dici di limitare la quantità di emissioni (fissando il tetto) e gli fai comprare l’inquinamento altrui. In sostanza non possono crescere e si prendono tutte le scorie. In pratica come sistema di allocazione delle risorse può essere meno efficiente ed è iniquo perché il paese meno sviluppato si becca il peggio.
L’ETS ha funzionato per ridurre l’anidride solforosa negli Stati Uniti perché il problema delle piogge acide era limitato agli Stati Uniti. O almeno loro volevano risolverlo e riguardava i loro laghi o fiumi o il loro territorio.
Ha funzionato meno in Europa per vari motivi: meccanismo di transazione non affidato al mercato, crollo della domanda, tetto fissato troppo in basso (cioè il limite alle emissioni è stato raggiunto anche dalle imprese carbonifere a seguito della crisi del 2008 tanto che chi aveva i permessi doveva svenderli), concorrenza con incentivi enormi e fuori mercato alle rinnovabili ecc.
Poi.
Che accade se le quote di emissione fissate per i singoli paesi non vengono rispettate? Dato che il problema è globale può essere risolto solo col consenso di tutti. Poiché l’esternalità è globale il fatto che un paese o l’altro limitino le emissioni non aiuta, anzi crea incentivi a inquinare. Non funziona come aver dato il buon esempio. Vivi in un mondo integrato. Altri paesi vogliono crescere perché sono poveri. Se tu dai il buon esempio, questi dicono “bravo, pensaci tu” e si sentono portati a non ridurre la CO2. Ecco perché cap and trade non funziona, nella pratica.
Ovviamente tutto può essere migliorato e sistemato ma per motivi pratici sembra migliore la carbon tax.
Cose che ho ascoltato ma che devono essere dimostrate. A me, dico. Devo trovare la dimostrazione:
La Carbon tax in un solo paese è limitato ma effetto ce l’ha.
La carbon tax è più efficiente economicamente del cap and trade.