Voi, che pensate che sia giusto uccidere in nome di un dio o per conto di un’autorità!
Perché avete bisogno di leader, guide religiose o militari o spirituali? Perché avete bisogno di capi e di primi, secondi e terzi padri? Perché avete bisogno di far parte di greggi o di comunità? (Perché l’uomo è un animale sociale? Perché ci sono ragioni legate alla sopravvivenza?)
Perché avete bisogno di trovare un nemico e mettervi gli uni contro gli altri? Perché volete condannare chi non è come voi? Perché avete così tanta paura del diverso, del contrario, di chi porta idee o pensieri diversi dai vostri o segue dei comportamenti o delle regole diversi dai vostri? Come fate a credere che voi siate i buoni o i portatori di verità assolute? Ve lo ha detto qualcuno che si è inventato un dio per tenervi buoni? O le vostre religioni, le vostre morali, le vostre etiche, i vostri ideali sono dei paraventi costruiti da chi aveva interesse a farlo anche solo per mantenere unita una collettività?
Perché vi mettete a supportare chi vuole risorse naturali da commerciare, potere, soldi ed è spinto dalle proprie ambizioni e dal proprio carisma? Perché credete alle sue menzogne e accettate che il suo potere si espanda o si rinforzi tanto, grazie al fatto che tanti di voi lo adulano, lo onorano, lo rispettano (o convincono altri con la forza a farlo)? Perché non ridete in faccia a chi pensa di essere portatore di verità assolute e quindi, automaticamente, vi fa credere che gli altri siano infedeli da convertire in nome di una ragione che starebbe dalla propria parte?
Perché non riuscite a essere diffidenti anche verso chi vi dice che ha solo voglia di rendere il mondo migliore obbligando tutti a comportarsi secondo il proprio ideale?
Perché non vi ribellate a tutti i poteri? Perché, forse, quei nuovi potenti o quei nuovi ribelli vi pagano uno stipendio ottenuto coi soldi dei riscatti o con la vendita di armi, petrolio, droga? Vendite fatte anche a quegli infedeli di cui non accettano le idee, ma i cui soldi fanno gola?
Perché non andate davvero a leggere cosa dicono i vostri testi cosiddetti sacri? Potreste scoprire che “chi vuole trasmettere una visione monolitica e immutabile del vero islam, per esempio, sono soltanto i fondamentalisti.”
Voi, che pensate che sia in atto uno scontro di civiltà!
Sapete di cosa parlate quando parlate di arabi, islamici, maomettani musulmani? Io non del tutto. Una volta si sentiva parlare di Al Fatah, di Hamas. Oggi si parla di Isis. Una volta la Siria è calma. Un’altra è in subbuglio. Poi Libano, Giordania, Sabra, Chatila, Gaza, Cisgiordania, Iraq, Iran, Kurdistan, Afghanistan ma anche Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Libia, Algeria, Nigeria, Algeria. E poi Sciiti, Sunniti, jhadisti. Talebani, fondamentalisti, curdi, palestinesi, fratelli rivoluzionari, stati islamici, califfati.
Sapete che “un quarto del mondo è musulmano, ma non è nel mezzo di una guerra di religione e la convivenza tra musulmani e non musulmani è pacifica nella stragrande maggioranza dei settantacinque paesi in cui i primi costituiscono più del dieci per cento della popolazione?”
Secondo voi dovrei non andare più a mangiare un kebab o frequentare associazioni che accolgono indistintamente tutti anziché perseguitare e far fuggire immigrati o profughi che vengono già perseguitati e fatti fuggire a casa propria? Pensate davvero che sia preferibile costruire muri, lasciare sole e impaurite delle persone? Questo vi ha insegnato la vostra religione? Voi che sfruttate gli immigrati facendoli arrivare in Europa a pagamento con la promessa di offrirgli un lavoro, salvo poi rimangiarvela? Voi che assumete operai e raccoglitori per sfruttarli solo se e finché vi fanno comodo? Voi che se arrivano dei profughi albanesi in un piccolo paese li lasciate nelle mani del prete, unico che si muove con spirito di solidarietà e umanità? Voi che lanciate strali a chi fugge dalla guerra e vorreste far morire nelle acque del Mediterraneo? Voi che rifiutate di ascoltare le parole di chi condanna la violenza, se non provengono dalla vostra parte? Voi che lasciate che le loro voci siano sbeffeggiate, nascoste, sovrastate dal becerume delle tv o dei media in cui vengono invitati opinionisti presunti intelligenti che sono capaci solo a soffiare nel fuoco dello scontro, della guerra, della chiusura dei confini e delle menti.
Voi che seguite una religione qualsiasi o siete forti sostenitori di etiche e morali superiori!
Come nascono le religioni? Perché c’è bisogno di religioni? Finiranno mai le religioni? Perché si combatte per le religioni? Perché tanta gente va dietro a delle religioni? Perché il bisogno di sicurezza e di protezione degli umani sembra che sia prioritario rispetto a quelli dell’indipendenza e della libertà individuale?
In ogni caso sappiate che avete torto. Il vostro dio non esiste e se esistesse sarebbe una merda. Imparate almeno a ridere dei vostri presunti superiori, delle vostre presunte autorità dei vostri dei, dai vostri idoli, dei vostri capi, dei vostri eroi, dei vostri padri.
Voi non siete possessori di nessuna verità, non siete superiori a nessuno e soprattutto non potete impedire a nessuno di essere diverso da voi, comportarsi in modo diverso dal vostro, avere idee diverse dalle vostre e neppure potete impedire di urlarvele in faccia. Urlate pure voi, ma non impedite agli altri di urlarvi contro e neppure imponete obblighi di silenzio: pretendete, piuttosto, che questo valga anche per l’altro. Non lasciatevi sopraffare con la violenza nei vostri principi così come non dovete cercare di sopraffare gli altri con la forza.
Voi, che pensate che il giornale Charlie Hebdo se la sia cercata. Voi, che pensate che le vignette anti islam non andrebbero pubblicate per i seguenti motivi:
perché sono vignette offensive senza motivo e irrispettose della libertà religiosa altrui;
perché rischiano di mettere in pericolo la vita dei dipendenti del giornale o di altri cittadini che si trovano per caso nel luogo nel delitto;
perché rendono pubblico qualcosa che già in partenza si sa che alimenterà situazioni già critiche, fornendo a qualcuno assurdi alibi e sentimenti di vendetta e ciò sarebbe sciocco e pericoloso;
perché il buon senso non sarebbe autocensura, ma consapevolezza che la reazione ad una provocazione in certi casi può essere orribilmente sproporzionata;
perché, in fin dei conti la libertà di espressione è già limitata: la bestemmia è un reato, la diffamazione è spesso chiamata in causa anche al minimo accenno di critica alle proprie idee, esistono i vilipendi alle autorità o alle istituzioni o ai presidenti o alla Nazione e perfino alla bandiera. Esistono le apologie di reato. In certi Paesi è un reato negare l’Olocausto.
Ebbene, o voi! A vilipendere una religione o un’istituzione non si limita nessuna libertà altrui: quelle persone possono liberamente continuare a credere in cosa vogliono e possono continuare a svolgere i loro ruoli. Non solo. Il diffamato può ribellarsi diffamando il diffamante. In ogni caso, se la sua religione proibisce di raffigurare un suo profeta, questa regola vale per la sua comunità e non può pretendere che valga anche per gli altri: altrimenti al mancato rispetto si oppone la prevaricazione.
Dove porta il limitare? Al fascismo, all’inquisizione.
“Quello non puoi dirlo. Quello non sta bene. Quello è sbagliato. Quello è offensivo. Quello è unpolitically correct.” Ecco. Lasciamo il politically correct ai politici e a chi mette l’etica a un posto superiore rispetto alla libertà. Chi stabilisce cosa sia corretto dire e cosa no?
Esiste anche la libertà di essere razzisti, offensivi, scurrili.
Certo che quelli di CH se la sono cercata. Esiste anche il diritto di cercarsela e di rispondere delle conseguenze delle proprie azioni. “Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio” significa anche essere consapevoli del rischio che si corre e scegliere di correrlo ugualmente.
Anche Greta e Vanessa se la sono cercata. Anche quelli che vanno a combattere con l’Isis o con una delle fazioni militari in Iraq o in Siria si cercano le rispettive conseguenze.
Voi che dite di essere Charlie Hebdo. Sareste anche Calderoli? Sareste anche i negazionisti dell’Olocausto, sia pure solo per difendere la loro libertà di espressione? Anzi, solo per quello. E’ legittimo scendere in piazza dicendo di esser Charlie Hebdo e non farlo dicendo di essere Forza Nuova, se, facendolo o meno, intendiamo affermare “da che parte stiamo.” Ma se scendiamo in piazza dicendo di esser CH in nome della libertà di espressione dovremmo scenderci anche dicendo “lui mi fa schifo ma non deve essere censurato.”
E’ pienamente legittimo scrivere “ebrei ai forni” o “negri di merda” su un muro. Sono pienamente legittimi i cortei di Casa Pound o l’esistenza stessa dei circoli di Casaggì e dei centri sociali. E’ pienamente legittima la maglietta di Calderoli che riporta le vignette contro l’Islam. Sono pienamente legittimi i titoli di giornali spazzatura come Libero e il Giornale. E’pienamente legittimo giudicare spazzatura quei giornali, i loro direttori e anche chi ci lavora (che in realtà è probabile che non sposi la linea editoriale, ma in fin dei conti deve ricevere uno stipendio, no? Come un jihadista qualsiasi.) Sono pienamente legittime le peggiori pagine di Facebook.
Ricordatevene quando chiedete la chiusura di una sede politica o di una pagina facebook o volete denunciare in tribunale le parole di chicchessia in nome di ideali, etiche, valori, ordine pubblico: finché non passa alle azioni ognuno è libero di dire qualsiasi stronzata, anche offensiva e violenta.
Libertà di espressione significa anche libertà di insultare. Significa anche poter scrivere un tweet del tipo: “Ma i Jhaidisti non vanno mai a casa di Borghezio?” E’ libertà di espressione quella di Borghezio e quella di augurargli, a parole, la morte.
Voi che accusate gli occidentali o gli orientali o gli estremisti di qua o di là!
Fate parte anche voi del problema se generalizzate, se semplificate, se trovate un nemico affibbiando un’etichetta a esseri umani diversi, se separate con l’accetta i buoni e i cattivi, se inventate complotti, se non accettate che al mondo esistano individui stronzi, desiderosi di fare del male, di dominare gli altri.
Ne fate parte se chiudete gli occhi di fronte alla realtà, se mettete le colpe sempre e solo da una parte, se fingete che esistano soluzioni semplici a problemi complessi. Sempre che abbiate voglia di riconoscere quei problemi.
Esiste davvero una questione islamica: esistono fondamentalisti che predicano e vogliono la violenza, perseguono uno Stato islamico, non riconoscono la laicità e i valori occidentali, vogliono un Stato etico.
Non è la prima volta nel mondo: il nazismo voleva conquistare il mondo secondo la sua idea di Stato a suo modo etico; i Paesi comunisti volevano o vogliono costituire Stati o imperi fondati sulla loro idea etica; Pol Pot e Mao volevano una specie di Stato modello fondato su valori etici ben precisi. I problemi nascono quando questa gente riesce ad avere seguaci, a fare proseliti, a imporsi anche col terrore. Prima di riuscirci, però, hanno bisogno di conquistare una base di appoggio: agli agrari italiani faceva comodo Mussolini, agli industriali tedeschi faceva comodo Hitler.
In ogni caso, inoltre, per riuscire negli intenti ci vogliono sì il terrore, ma anche un appoggio da parte di buona parte del popolo e molti soldi
Esiste una questione islamica che riguarda anche voi moderati. Molti di voi, nei Paesi dove prevalgono gli integralisti, venite perseguitati e fuggite per poi essere perseguitati nei Paesi che vi ricevono. Dovreste essere voi a mettere a tacere i fondamentalisti? Non sempre è facile, come dimostrano gli stessi Paesi europei.
Se pensavate di venire in Europa e di trovare il Bengodi vi sbagliavate. Nelle periferie ci sarà chi si è integrato e chi no. Ci sarà chi ha lavoro e chi no. Ci sarà chi soffia sul fuoco e chi no. Potete però reagire nel rispetto delle regole del Paese in cui vi trovate e farvi strada e insegnare agli altri come farla prima che diventano preda del fondamentalismo.
Esiste una questione di comprensione della religione altrui, certo. Io devo capire che tutti questi discorsi non è detto che siano accettati o addirittura capiti.
Non ho conosciuto nessun musulmano che riconoscesse la possibilità di essere atei. A un’associazione che insegna italiano agli immigrati, un’insegnante disse di essere atea. Si scatenò un polverone: per loro non era concepibile il poter essere senza religione. E la loro fede, ammesso che ce ne sia una interpretazione unica, non consente delle rappresentazioni di Maometto.
Estendendo il discorso, se le persone ritengono di essere colpite in un loro valore fondamentale possono non esitare a prendere le armi. Se colpisci un simbolo in cui mi identifico colpisci me. Può rompersi anche il filo che mi fa pensare che “non si uccide.” Posso pensare che esista anche la libertà di uccidere. Anche in Occidente, malgrado i valori occidentali. Ecco gli accoltellamenti degli ultras, per esempio. Ecco gli assassini dei terroristi rossi o neri italiani. Tutti e sempre per un ideale. Ecco anche pensieri del tipo “tu hai attaccato il mio Paese, il mio Dio, me stesso in un modo così offensivo, sapendo anche che io mi sarei arrabbiato, da meritare la morte: hai perfino osato sfidare gli avvertimenti.” Se non è un “tu hai” può essere un “voi occidentali avete,” o “voi fascisti avete,” o “voi comunisti avete,” o “voi juventini avete,” o “tu Stato hai.”
Allora si pone un altro problema. Quanto tutti questi discorsi sono estranei alla cultura araba attuale? Quanto questi discorsi non possono essere neppure capiti o concepiti? Questo è un punto importante perché se la stragrande maggioranza dei musulmani difendesse i valori della laicità, della tolleranza, delle libertà il fuoco della violenza potrebbe trovare poco ossigeno per alimentarsi.
Intanto, guarda caso, molti che oggi invocano ipocritamente le libertà occidentali cosa auspicano per il futuro? Proibizioni, divieti, restrizioni, tutti a casa propria, limitazioni ai diritti per alcuni. Nuovi fascismi.
Io, che ho scritto queste cose, a chi avrei dovuto scriverle? Ai musulmani? A quelli che potrei incontrare per la via, a quelli che sono miei amici su Facebook, a quelli che ho aiutato a cercare lavoro, a quelli che per trovarlo sono emigrati negli Stati Uniti, a quelli che mi hanno ospitato nelle periferie di Londra e di Boston? Bisogna leggere cosa scrivono su Al Jazeera i musulmani istruiti e moderati. Bisogna parlarci. Bisognerebbe parlare anche con gli altri, forse. Bisognerebbe parlare su twitter, informarsi. Bisogna capirli e bisogna scoprire se ci hanno capito, se vogliono capirci, cosa pensano davvero della nostra e della loro cultura, cosa sanno della nostra e della loro storia. (“Nostra”, “Loro.” A volte generalizzare serve a semplificare i concetti.) Bisogna rendersi conto che in un mondo sempre più globale, ci saranno sempre più interscambi di culture, di persone, di società e quindi anche di regole.
Ci saranno sempre uomini che incontreremo e in cui non ci riconosceremo. Ci saranno sempre occasioni in cui una terra si accende e la pace si arrende. Affinché questo non avvenga non conosco altri mezzi che andare incontro e venirsi incontro scacciando la paura.
Non posso non pensare che il dialogo, l’integrazione, l’accoglienza, il conoscere l’altro portino quantomeno a ridurre l’ossigeno che alimenta il fuoco della rabbia e della guerra. Soffiare sul fuoco fa sì che in certi momenti storici prevalgano le guerre e i fascismi. L’assistenza, l’aiuto, l’integrazione, lo sviluppo delle idee e anche (soprattutto?) dell’economia, l’apertura del mondo al mondo, anche mentale, favoriscono la pace.
Almeno così credo. Almeno così spero.