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Lo stupore delle prese elettriche

Cosa è il libero mercato

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Da “L’intelligenza del denaro,” di Alberto Mingardi.

COSA È IL LIBERO MERCATO
Il mondo esisteva anche prima dei cellulari, ma fare le stesse cose richiedeva più tempo e incontrava più vincoli. Per comprare qualcosa oggi basta fare una ricerca su internet o premere un click su Amazon. So anche cosa ho a disposizione. Una volta per comprare un libro sarei dovuto andare in una libreria. Se abitavo in un paese piccolo avrei dovuto spostarmi in città. Avrei dovuto vagare con lo sguardo tra migliaia di libri e la scelta sarebbe stata inevitabilmente più ristretta e più costosa, non solo in termini di costo monetario, ma anche di tempo, che è la risorsa più scarsa e quindi più preziosa.
Il costo di qualcosa è l’opportunità a cui si rinuncia per averla. Il costo di scrivere questo testo è la rinuncia all’ascolto di musica o alla lettura di un libro o a una partita a pallone. Lo scambio non si ha tra due oggetti a cui attribuiamo un certo valore. Si scambia qualcosa sul mercato con qualcos’altro che secondo noi in quel momento ha un valore maggiore rispetto a ciò a cui rinunciamo.
Grazie alla globalizzazione oggi gli scambi sono possibili molto più velocemente di un tempo e a distanze molto ampie. Inoltre si è accresciuta la possibilità di avere informazioni. Per potere effettuare uno scambio bisogna comunicare e sapere cosa abbiamo a disposizione e cosa hanno gli altri: vale a dire informarsi.
La vita un tempo era limitata al paesino e tutta la vita si svolgeva lì. I mestieri erano quelli. Le opportunità poche. E’ stata la rivoluzione industriale a generare innovazione tecnologica, a rendere più economici i trasporti, a favorire ulteriori scambi e innovazioni e quindi a far crescere il pil mondiale a livelli stratosferici negli ultimi trecento anni. E’ aumentata anche la produttività: fare di più usando meno risorse. Un imperatore aveva a disposizione un esercito di cuochi, ma questi potevano cucinare ben pochi pasti caldi e a prezzi ben più alti rispetto a un normale fast food odierno.
E’ con la globalizzazione che sono aumentate le possiblità di scambio. Con gli scambi aumenta la possibilità di cooperare e quindi di scambiarsi non solo beni e servizi ma pure idee. A fronte di una maggiore apertura degli scambi aumentano le possiblità di cooperare e quindi di innovare e di aumentare il proprio benessere.
Anche alcuni paesi africani hanno conosciuto aumenti di pil di oltre il 7% negli ultimi anni: Zambia, Ghana, Congo, Mozambico, Tanzania.
Ovviamente esistono dei limiti naturali agli scambi: una burrata sarà probabilmente meno gustosa se trasportata in Australia e mangiata là.

“Il mercato non è una «cosa», è piuttosto un processo; è un modo per stare assieme, è la forma della cooperazione fra estranei su lunga distanza. La sua intelligenza risiede nel sistema dei prezzi. Scambi più veloci e traffici più intensi fanno crescere i contatti di cui ciascuno può beneficiare, le relazioni, le prospettive. Più teste, più idee, più punti di vista, maggiore capacità di leggere i segnali di mercato. I prezzi comunicano informazioni non solo fra chi vende e chi acquista, ma a tutti i partecipanti al gioco economico. «Un’economia di mercato presume due profondi impegni epistemici»: il riconoscimento dell’ignoranza e la tolleranza dell’incertezza. Gli operatori economici sono sempre ignoranti: nessuno possiede una conoscenza «perfetta», che cioè comprenda indicazioni sul cambiamento futuro. Le imprese imparano le une dalle altre. Se il futuro non è prevedibile, è sul mercato che le aspettative si confrontano, gareggiano, diventano materia sulla cui base ciascuno riaggiusta i propri piani. Decidere che alcune cose debbano essere sottratte al sistema di mercato ha conseguenze che vanno oltre le intenzioni.”

TUTTI PRODUTTORI E CONSUMATORI
Siamo tutti consumatori di beni o servizi e quindi abbiamo bisogno degli altri affinché ci forniscano ciò che desideriamo. Contemporaneamente ci sono degli altri che hanno bisogno di ciò che possiamo loro offrire. Quindi siamo anche produttori.
Il mercato è uno dei mezzi trovati dagli uomini per cooperare volontariamente, liberamente, senza obblighi e gerarchie.
“I mercati sono il contrario degli eserciti: sono realtà nelle quali le persone cooperano senza che nessuno impartisca ordini. Il mercato, spiega il premio Nobel James Buchanan, «non è un mezzo per realizzare un fine particolare».”
La libertà è un presupposto del mercato ma ciò non implica che tutti i desideri possano essere soddisfatti. Le risorse sono scarse e la loro distribuzione deve essere regolata per evitare conflitti. L’attribuzione di diritti di proprietà sui beni e la possibilità di scambiare tali diritti è un modo con cui è possibile coordinare la distribuzione delle risorse. La proprietà permette di sapere a chi appartiene un bene e quindi ne consente lo scambio. Tutto questo avviene spontaneamente senza coercizioni.

“L’essere, ciascuno di noi, un «mezzo» per gli altri coincide con la più straordinaria delle nostre libertà: la libertà di farci scegliere, la libertà di trovare nel nostro prossimo un consumatore, un finanziatore della nostra creatività e del nostro stile di vita. È questa la più peculiare caratteristica dell’economia di mercato: è l’unico modo di cooperare che ci consenta di esprimere appieno la nostra individualità, nel confermarci «animali sociali». Un mercato non è la marcia ordinata di un battaglione, non è neppure il canto accuratamente preparato del coro durante la messa: riesce a coordinare le preferenze delle persone senza pretendere che stiano tutte allo stesso spartito. La libertà di farsi scegliere è limitata dall’estensione del mercato. Più è grande il mercato, maggiore è la possibilità che vi siano attitudini, gusti, preferenze diversi alla ricerca di soddisfazione. Maggiore è il ventaglio di necessità e bisogni da soddisfare, maggiore è la possibilità di specializzarci, andando a rispondere a un bisogno altrui e a trovare una fonte di reddito in un mestiere che ci piace e che ci fa sentire realizzati. «Più grande è il mercato» può significare: più vasto e popoloso è un paese, oppure più integrato è lo scambio a livello internazionale.”
“Noi finiamo per dipendere dagli altri semplicemente perché, se non lo facessimo, la nostra vita sarebbe peggiore. I nostri bisogni sono tali che nessuno è in grado di soddisfarli interamente da sé: neppure quello che fra noi conducesse l’esistenza più frugale. Abbiamo bisogno del nostro prossimo, lui ha bisogno di noi. In qualsiasi società basata sulla divisione del lavoro, gli esseri umani stanno assieme ciascuno producendo qualcosa. Il capovillaggio spedisce Pocahontas a raccogliere le bacche, il mago Panoramix manda Asterix e Obelix a tagliare la legna. «Nessun pasto è gratis»: neppure nell’esercito, neanche nella Russia sovietica. Tutti gli aggregati di esseri umani cercano di farsi forti del contributo degli uomini e delle donne a loro disposizione. Ma, in un mercato, uno non conta per ciò che produce: non valiamo per il principio «da ciascuno le sue capacità». L’uomo è ciò che scambia. Come ha spiegato con insuperata chiarezza Adam Smith, Quando la divisione del lavoro si è affermata in modo generale, solo una piccolissima parte dei bisogni individuali può essere soddisfatta col prodotto del proprio lavoro. L’uomo soddisfa la maggior parte dei suoi bisogni scambiando l’eccedenza del prodotto del proprio lavoro rispetto alle esigenze del proprio consumo contro parti del prodotto del lavoro altrui di cui ha bisogno. Così ognuno vive scambiando, cioè diventa in una certa misura mercante, e la società stessa si trasforma in quel che essenzialmente è una società commerciale.”
Ogni consumatore è anche produttore e viceversa. Anche si ritira a vivere di rendita o si gode la pensione usa i soldi per acquisti, lavori o semplicemente li tiene in banca dove verranno investiti nell’economia reale.
Quanto cibo ci scambiamo ogni giorno grazie all’industria alimentare? Il Re Sole non aveva tanti cuochi a disposizione. E non c’è ministro, sindaco o assessore che abbia ordinato a nessuno di sfamare la popolazione. Cooperiamo senza accorgercene: in un certo senso, io coopero con chi ha raccolto l’uva che, spremuta, lavorata e maturata, a un certo punto è diventata la bottiglia di vino rosso che bevo a cena. Ma non conosco il suo nome o la sua faccia, e lo stesso vale per lui. La nostra cooperazione è volontaria: lui lavora per un salario, io ho regolarmente acquistato la mia bottiglia di vino. Il fatto che io compri il suo vino concorre a garantirgli un reddito nella reciproca e serena ignoranza l’uno dell’altro. Lui non raccoglie l’uva per fare un piacere a me, io non bevo Nebbiolo per fare un piacere a lui. Questa è un’altra differenza cruciale fra il mercato e gli altri modi che gli esseri umani hanno scoperto per vivere assieme. Il fatto che le nostre azioni trovino, in un’economia di mercato, una forma di coordinamento è perfettamente compatibile con il nostro esserci e rimanerci estranei. Proprio il poter cooperare tra estranei ci ha permesso di incrementare la produzione.
Nella cooperazione tra non estranei, come in un club, occorre sentirsi vicini affettivamente ma la conoscenza reciproca richiede molto tempo. Analogamente in società utopistiche dove il denaro è abolito e la proprietà comune si hanno tante persone che usano gli stessi beni ma alla fine le cose realizzate sono poche e le esigenze soddisfacibili sono limitate.
Cosa tutela il consumatore dai raggiri dei venditori e viceversa? La possibilità di scelta. Il consumatore è tutelato dalla coercizione del venditore grazie alla disponibilità di altri venditori da cui comprare ciò che desidera e il venditore è tutelato dalla coercizione del consumatore grazie all’esistenza di altri consumatori che desiderino ciò che lui vende. Il datore di lavoro è tutelato dalla coercizione del lavoratore avendo la possibliità di reclutarne altri e il lavoratore è tutelato dalla coercizione del datore di lavoro se e in quanto può sceglierne altri. Il mercato assolve queste funzioni senza la necessità di un’autorità centrale.
Il compratore è giustamente guardingo ma si difende raccogliendo informazioni. Internet ha notevolmente abbassato i costi legati alla ricerca di informazioni. Su ebay o amazon o tripadvisor o booking ci sono i feedback degli altri utenti. Le caratteristiche dei prodotti tecnologici e le opinioni degli utenti sono a bella vista ovunque e quindi è possibile scegliere in modo informato. Ovviamente non sempre è importante perdere tempo e fatica per apprendere: se devo acquistare del cocco da un venditore ambulante non è necessario acquisire chissà quali informazioni, ma se voglio comprare un’auto usata mi informerò adeguatamente. Attenzione, però! Se sbaglio, a pagare le conseguenze dei miei errori sono io.

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