Da “Sette peccati capitali” di Carlo Cottarelli
Si possono distinguere l’evasione, L’elusione (ci sono delle interpretazioni legali che mi permettono di pagare meno tasse), l’erosione (agevolo quello o quell’altro ,esento uno o un altro e la base imponibile si erode).
Entrate fiscali. Nel 2016 sono state 807 miliardi. Ci sono anche le somme che la pa riceve vendendo servizi alla popolazione o incassando interessi sulle attività, affitti, dividendi. Inoltre ci sono nella cifra i trasferimenti dalla ue. Ma il 90% e più (731 miliardi nel 2016) sono entrate fiscali. Corrispondono al 42,6% del pil. La pressione fiscale è un po’ più bassa perché istat non considera come riduzione di tasse gli 80 euro di Renzi. Per istat sono spesa pubblica.
La pressione fiscale è più alta di quella dei paesi avanzati. 35% ocse, uk 34%, germania 40%. Francia 48%. Anche l’evasione è più alta quindi la pressione su chi paga le tasse è più alta. Il pil sommerso valeva il 13% nel 2016 e è incluso nel calcolo del pil. Quindi se togliamo il pil sommerso arriviamo a una pressione fiscale del 48% sulla parte di pil di chi paga le tasse.
Come sono composte le entrate? Contributi: 226 miliardi, irpef: 190 miliardi, iva: 105 miliardi. Ires:30 miliardi. Irap: 30 miliardi. Poi accise, ritenute sugli interessi, imposta sulla birra ecc per un totale di 150 miliardi.
Per le statistiche aggiornate e approfondite il sito di partenza è questo? https://www.finanze.gov.it/opencms/it/statistiche-fiscali/
Chi paga le tasse? Dipende. Io posso tassare Tizio ma Tizio può aumentare il prezzo per Caio? Allora la tassa la paga Caio. Se aumento i contributi all’azienda e questa non aumenta lo stipendio o riduce il salario di Caio i contributi li paga Caio. Domanda e offerta e loro elasticità determinano chi paga.
Se l’aliquota è 20, i consumi sono 100, il gettito è 15, c’è un’evasione di 5. Diciamo.
Per i dati sull’evasione si possono prendere i dati del rapporto Giovannini e del rapporto del centro studi di Confindustria. L’evasione era calcolata in 111 miliardi nel 2014. Per le sole tasse la percentuale di evasione era di quasi il 24%. Evasione dell’irpef era il 4%. Evasione dell’ires era il 29% evasione dell’iva il 27% evasione dell’imu il 27%.
Si può parlare di 130 miliardi di evasione, cioè il 16% delle tasse che si sarebbero dovute pagare e l’8% del pil.
Lo squilibrio tra entrate e uscite nel 2014 era il 3%. Con le tasse non pagate ci sarebbe stato un surplus del 5%.
Ci sarebbe stata una pressione fiscale più alta, quindi il pil non sarebbe rimasto immutato. Comunque se dal 1980 l’evasione fosse stata di un punto di pil più bassa il debito pubblico sarebbe del 70% del pil considerando il risparmio di interessi.
Si sarebbero anche potute ridurre le aliquote agli onesti del 20%.
Evadiamo più degli altri. Evasione dell’iva in Itallia secondo l’ue è il 28%. In altri paesi euro è del 12,6%.
Si evade di puù al sud e tra le microimprese. La propensione all’evasione dell’iva è del 40% al sud e del 24% nel resto d’italia. L’Irap viene evasa per il 30% al sud, per il 18% al centro e al nord est e per il 13% al nordovest
Gli studi di confindustria mostrano come il sommerso ed evasione vadano a braccetto con la piccola dimensione. Le imprese piccole sono caratterizzate da meno controlli amministrativi interni, più possibilità di comportamenti collusivi con dipendenti, fornitori e clienti, più elevata numerosità che riduce la proabilità di finire nelle maglie dei controlli. Evadono di più per lo stesso motivo imprese che operano in settori come commercio, alloggio, ristorazione, costruzioni, agricoltura. Le manifatturiere, soprattutto se esportatrici, evadono molto meno.
Chi evade l’irpef? I lavoratori autonomi la evadono per il 68%. Perché possono evadere. Il peso della tassazione sul lavoro dipendente è passato da 20 al 25% dal 1974 al 1983. Il peso delle tasse pagate sul lavoro autonomo è aumentato dall’1,3 al 2%.
Ci sono buone notizie. Il grado di evasione è calato. L’evasione iva era del 35% negli anni 80. Poi è peggiorato in fase recessiva. Ci sono stati più sforzi e qualche successo.
L’evasione fa male perché senza questa i conti pubblici starebbero meglio e si potrebbero ridurre le aliquote di tassazione, il deficit e il debito pubblico.
Un debito pubblico più basso favorisce la crescita
L’evasione distorce la concorrenza e premia oltre i propri meriti chi evade. Le risorse devono indirizzarsi verso chi più è efficiente non verso chi evade di più. L’evasione è una forma di concorrenza sleale che danneggia l’efficienza economica e la crescita, la capacità di innovare, la capacità di esportare. L’evasione favorisce chi non esporta e chi resta piccolo e questo crea un incentivo a rimanere piccoli.
Se si dimezzasse l’evasione aumenterebbe il pil (Studio confindustria: 3%) e l’occupazione (335000 unità). Nel breve una riduzione delle tasse su chi le paga aumenterebbe la domanda. Nel lungo periodo si avrebbero una maggiore concorrenza ed efficienza e quindi un tasso di crescita più elevato nell’offerta di prodotti.
Gli strumenti per combattere l’evasione rendono l’attività di mpresa molto più pesante rispetto a se non ci fosse l’evasione e questo restringe la crescita.
Poi è chiaro che l’evasione contribuisce a una distribuzione del reddito inuguale, a sussidi dati in base a redditi non reali ecc.
Perché si evade più che all’estero?
Primo.
Siamo un paese di lavoratori autonomi. In Italia un quarto del totale. In Europa solo la grecia ne ha di più. In media sono il 15%. In germania e francia 10%.
Siamo un paese di piccole imprese, che tendono a evadere di più. Il prodotto delle imprese con meno di dieci dipendenti è di circa il 30% in Italia, il doppio di quello della Germania. Il peso delle grandi imprese si è anche ridotto.
Siamo un paese dove è ancora molto diffuso l’uso del contante.
Secondo.
La struttura della nostra politica fiscale facilita l’evasione per tre motivi.
Si evade perché le tasse sono troppo alte. L’evasione dipende di solito da due fattori: quanto si guadagna evadendo (che dipende dal livello di tassazione) e quanto si rischia di perdere se l’evasione viene scoperta (che dipende dalla probabilità di essere scoperti e dalla conseguente penalità).
Poi c’è la composizione delle entrate. Si tassano troppo i redditi e poco i consumi? Questo non è molto rilevante. L’evasione dei redditi è degli autonomi. Non sarebbe possibile detassare il lavoro autonomo e non quello dipendente. L’evasione iva è comunque elevata. Occorre invece tassare di più le case e meno i redditi legati ad attività produttiva. È più difficile evadere le tasse sulla casa: le case non si fanno sparire.
Terzo motivo. Costo eccessivo di adempimenti burocratici per pagare una tassa, tanto che alla fine si preferisce evadere.
Terzo
Debolezza dell’apparato repressivo.
Debolezze e sovrapposizioni tra agenzia delle entrate e guardia di finanza.
Scarse penalità o vantaggi per chi evade, condoni compresi.
Quarto
Scarsità di senso civico e capitale sociale. Nell’agire non cerco di ottenre vantaggi se penso che “se lo fanno tutti allora sono svantaggi per tutti, se evado ci guadagno ma se lo fanno tutti i servizi pubblici non possono funzionare”. Se il capitale sociale è basso facciamo individualmente ciò che biasimiamo negli altri.
Si sono fatte cose per combattere l’evasione. Di buono ci sono state le misure volte ad aumentare il gettito iva (Reverse charge, split payment) o l’introduzione del canone Rai in bolletta.
Di negativo ci sono stati i rialzi del tetto al contante e i condoni una tantum senza nemmeno far pagare le tasse non pagate.
Di negativo anche la rottamazione delle cartelle equitalia (come l’imperatore Traiano che bruciò i registri delle tasse).
Cosa si può fare?
Cambiare la struttura economica del paese.
Incentivare l’uso delle carte di credito.
In uruguay le persone con reddito basso ricevono un rimborso iva se pagano con carta di credito.
Estendere la fatturazione elettronica al privato.
Fissare il tetto sull’uso del contante a mille euro.
Aumentare la percentuale di lavoratori dipendenti anziché autonomi e far crescere la dimensione media delle imprese, con riforme strutturali. Anche per sfruttare le sinergie nelle attività di ricerca e sviluppo.
Migliorare la struttura di tassazione. L’iva sugli alimentari è bassa per aiutare chi ha bassi redditi ma è bassa anche per chi è ricco. Poiché i ricchi spendono di più anche in cibo sono loro ad avvantaggiarsene di più.
Un’aliquota iva unica eviterebbe questo problema e i meno abbienti potrebbero essere compensati con trasferimenti diretti come in uruguay. Alcuni autori suggeriscono una flat tax con azione sulle detrazioni e sulle deduzioni per mantenere la progressività.
Il sistema va comunque semplificato.
Ridurre i costi amministrativi legati al pagamento delle tasse: i moduli vanno semplificati, non solo digitalizzati.
Bisogna ridurre le tasse in modo credibile, finanziando la riduzione con risparmi di spesa, per aumentare la produttività è la competitività.
Vanno reintrodotte le tasse sulla casa.
Si deve sviluppare l’incrocio di banche dati, far capire che gli evasori saranno beccati
Bisogna spendere di più per la gestione dei controlli.
Poi ci sono i fattori culturali. Pubblicare i nomi di chi non paga le tasse non farebbe male.
Ovviamente bisogna amministrare bene le risorse, per non far sembrare ai cittadini che le loro tasse vengano sprecate.
Effetti indesiderati.
Una riduzione dell’evasione comporta in ogni caso un maggior pagamento di tasse e quindi, nell’immediato, un effetto restrittivo sull’economia. Se devo pagare più tasse avrò meno soldi per comprarmi un’auto (ancor meno per una di lusso): la domanda di beni e servizi nell’economia si potrebbe ridurre. Qui però dobbiamo ricordarci che se entrano più soldi nelle casse dello stato ci sarà spazio per tagliare le aliquote di tassazione per tutti. Si potrà obiettare che in Italia c’è anche la necessità di utilizzare le maggiori entrate dalla lotta all’evasione per diminuire il deficit e il debito pubblico, e che quindi potrebbe non essere possibile tagliare le tasse in corrispondenza di maggiori entrate dalla lotta all’evasione. Vero, ma il deficit deve essere ridotto in ogni caso e un successo nella lotta all’evasione limiterebbe la necessità di introdurre altre misure.
Detto questo, il rafforzamento dei conti pubblici dovrebbe essere perseguito soprattutto contenendo la crescita della spesa pubblica, il che aprirebbe la possibilità di utilizzare tutte le entrate derivanti dalla lotta all’evasione per ridurre le aliquote di tassazione.
Ma c’è una questione di tempistica: come si è detto, vista l’incertezza negli effetti della lotta all’evasione, è piuttosto rischioso tagliare le tasse prima che si siano osservati risultati concreti. Possono sorgere problemi anche sul fronte della produzione: per esempio, imprese e attività che sopravvivono solo perché non pagano le tasse. Si tratta di imprese inefficienti che, col tempo, dovrebbero essere rimpiazzate da imprese efficienti. Quindi è un bene che spariscano, ma la transizione potrebbe comunque essere difficile.
C’è infine il problema di capire su chi ricadrebbero le maggiori tasse versate allo stato. Se il mio idraulico che non pagava le tasse ora le deve pagare, riverserà questo maggior pagamento su quanto gli devo se mi aggiusta una tubatura? Alla fine i prezzi di beni e servizi potrebbero cambiare in modo tale che le maggiori tasse ricadrebbero sui consumatori.
Da cosa dipenderebbe chi paga alla fine? Fondamentalmente dal grado di concorrenza: se chi adesso non paga tasse agisce in mercati protetti, in cui c’è poca concorrenza, una riduzione dell’evasione si riverserebbe in buona parte sul prezzo dei servizi forniti.
Anche per questo è necessario rendere più aperta alla concorrenza l’economia italiana: si possono compiere dei passi avanti, soprattutto nei mercati per la fornitura di servizi, dove spesso operano i lavoratori autonomi che ora pagano meno tasse. Ricordiamoci però che, alla fine, questi problemi possono essere superati e che una riduzione dell’evasione non può che far bene all’economia italiana rendendola più efficiente e consentendo una riduzione delle aliquote di tassazione.
Da “Itinerari previdenziali” non tutti sanno che il 60% degli italiani non paga un euro di Irpef. Il 12,8% degli italiani versa il 60% di tutta l’Irpef incassata dall’agenzia delle entrate. Il 50% degli italiani che percepiscono una pensione non hanno mai versato contributi all’Inps (e si lamentano poi che le pensioni minime sono basse)
Link per aggiornamenti e approfondimenti (da fare e sviluppare anche sul blog, per quanto mi riguarda).
L’evasione fiscale in Europa. https://it.businessinsider.com/i-paesi-dellue-in-ordine-di-evasione-fiscale-pro-capite-il-vincitore-e-facile-purtroppo-ma-il-secondo-e-una-sorpresa/
La relazione sull’evasione fiscale e contributiva del 2019. http://www.dt.mef.gov.it/modules/documenti_it/analisi_progammazione/documenti_programmatici/def_2019/Allegato_NADEF_2019_Relazione_evasione_fiscale_e_contributiva.pdf
Il sito delle statistiche fiscali: https://www.finanze.gov.it/opencms/it/statistiche-fiscali/
Altri link:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-vari/int-var-2014/audizione-050314.pdf
https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/08/29/sud-ditalia-settori-evadono-piu/