Va bene. Un giorno forse creerò una mappa in cui metto accanto a ogni paese il suo detto. Oppure creerò un racconto a base di detti. O ancora ne racconterò le origini o la storia. Per ora ecco una raccolta di detti toscani che mettono i paesi l’uno contro l’altro.
Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio.
Ad Arezzo non ci fa bono neanche il vento.
Fiorentin mangiafagioli, leccapiatti e romaioli.
Brozzi, Peretola e Campi son la peggio genìa che Cristo stampi.
Andare a Scarperia la ‘un mi torna: son tutti sbirri, spie e limacorna.
Massa, saluta e passa: chi troppo ci sta, la pelle ci lassa.
Tanto è dir pennecchio, quanto ladro di Fucecchio.
San Gimignano dalle belle campane, gli uomini brutti e le donne befane.
Grosseto ingrossa, Batignano fa la fossa, Paganico sotterra l’ossa.
Maremmani, Dio ne scampi i cani.
A Borgo San Lorenzo è un gran conforto: o piove o tira vento o suona a morto.
A marradi seminan fagioli e nascon ladri. (Replica: per averli ancor più fini abbiam preso la semenza da’fiorentini.)
Da Montelupo si vede Capraia: Dio li fa e poi li appaia.
Vai a Lucca a baciar la capra zucca. (O a baciare il sedere alla pantera. O a rifarsi la facciata.)
Lucchio, Limano e Vico: tre paesi che non valgono un fico.
A Ripafratta fanno i fuochi artificiali di giorno.
Vicchio Mugello, Scarperia un coltello, Borgo uno scrittoio, Dicomano un cacatoio.
Di Prato bisognerebbe fare campi e di Campi prato.
Prato? La mi riesce nova! (Curzio Malaparte.)