there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Cottarelli sulla spesa sanitaria

| 0 commenti

Da “La lista della spesa” di Carlo Cottarelli

Il sistema di controllo della spesa sanitaria funziona bene.

In media l’Italia non spende male ma ci sono delle divergenze tra le regioni.

La spesa sanitaria era di circa 110 miliardi nel 2012, circa il 7% del Pil. 43 miliardi erano stipendi del personale. 24 miliardi erano acquisti di prestazioni specialistiche e ospedaliere da cliniche e medici privati. 19 miliardi erano acquisti di beni e servizi (dalle siringhe alle apparecchiature mediche). 17 miliardi erano spese farmaceutiche. 5 miliardi erano spese varie.

Negli ultimi decenni la spesa sanitaria è cresciuta rispetto al pil, ma meno che nella maggior parte degli altri paesi avanzati.

La spesa sanitaria tra il 1960 e il 1980 è aumentata più rapidamente del pil, per invecchiamento della popolazione e maggiore copertura dei servizi offerti. È aumentata dal 3,3 al 5,9% del pil.

Dal 1980 al 2008 il rapporto è aumentato solo dal 5,9 al 7%.

Negli stessi periodi l’aumento negli altri paesi è stato del 3% e del 2%, quindi superiore.

Dal 2008 al 2012 la spesa sanitaria è rimasta costante.

Nell’aumento della spesa incidono l’invecchiamento della popolazione e il fatto che i costi dei prodotti sanitari sono aumentati più dell’inflazione media. Questo perché la ricerca porta alla scoperta di nuovi e più efficaci prodotti (pensiamo alla tac) sia perché i prezzi dei servizi richiedono un elevato input in termini di personale (un computer e le auto sono scesi di prezzo più di un taglio di capelli).

L’Italia ha contenuto la spesa sanitaria più degli altri paesi avanzati.

Il finanziamento della spesa e i livelli minimi di assistenza sono decisi dal centro insieme ad altri vincoli. La gestione delle risorse e la fornitura dei servizi sono lasciate alle regioni e alle asl.

Il finanziamento è deciso partendo dalla spesa dell’anno precedente e facendolo crescere in linea col pil.

Le risorse sono distribuite tra le regioni in base alla popolazione, corretta per fattori demografici. Non più in base alla spesa storica.

Le regioni meno efficienti devono comunque adeguarsi perché lo stato non dà più risorse e se hanno deficit devono finanziarsi con tasse regionali addizionali.

Il punto debole è che la spesa sanitaria non dipende da quanto servirebbe se tutto il sistema fosse efficiente. Il calcolo dei costi standard, che potrebbe portare a finanziamenti regolati in base alla spesa delle regioni più efficienti e in modo che le regioni competano per diventarlo, per ora è solo informativo.

Dove sono gli sprechi?

Ci sono delle differenze tra regioni in quattro aree.

La prima riguarda la modalità di erogazione dei servizi. A volte si lasciano in ospedale persone che potrebbero essere curate in day hospital. La riduzione dei posti letto e la chiusura degli ospedali di piccola dimensione per trasformarli in ambulatori può portare a fornire servizi migliori a costi più bassi. I piccoli ospedali sono posti abbastanza pericolosi; i rischi di errori medici sono statisticamente più elevati, visto che non si raggiungono volumi di attività tali da consentire un’efficiente esecuzione delle procedure mediche).

La seconda riguarda la fornitura di servizi sanitari che non sono necessari.

La terza riguarda i prezzi a cui il ssn acquista beni e servizi, che non è ancora sufficientemente centralizzata.

La quarta riguarda i ticket: si paga poco e c’è distorsione visto che il 60% degli iscritti non paga il ticket.

L’aspettativa di vita resta elevata.

La spesa sanitaria in media non è di cattiva qualità.

Lascia un commento