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Lo stupore delle prese elettriche

Il debito va ridotto e l’austerità moderata basata su tagli di spesa corrente può essere il modo giusto

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Da “Austerità”, di Alesina, Giavazzi, Favero

Il debito va ridotto?

Il debito comporta il pagamento di interessi per pagare i quali si devono imporre delle tasse. Se gli interessi vanno all’estero e le tasse le pagano gli italiani c’è un trasferimento di risorse all’estero. Nel caso anche gli interessi vadano agli italiani le tasse le pagano anche coloro i quali non ricevono gli interessi e le pagano pure i primi. Le tasse disincentivano gli investimenti delle imprese e i consumi dei consumatori e quindi riducono il pil. Inoltre si rinuncia all’alternativa di spendere la stessa cifra in servizi o spese utili.
Dal punto di vista redistributivo si hanno trasferimenti da chi paga le tasse (quindi non gli evasori) a chi ha i titoli (che possono essere più.o meno abbienti, tra i possessori ci sono anche le banche ecc.). La rinuncia di spese sociali per pagare interessi sui titoli sfavorisce chi ha bisogno di quelle spese a favore dei detentori dei titoli. Imposte sui più abbienti determinerebbero una redistribuzione in base all’evasione o alla composizione di chi detiene i titoli. 
Se una generazione fa debito e la successiva paga gli interessi la prima ha fatto pagare il costo alla seconda. I padri potrebbero compensare con l’eredità, ma chi è povero ha poco da lasciare. Quindi c’è questo fattore redistributivo.
Se i mercati non hanno fiducia in un paese chiederanno tassi più alti. Tassi di interesse più alti fanno scendere il prezzo dei titoli. Quindi i titoli posseduti valgono meno. I risparmiatori vedranno calare il valore dei loro titoli e quindi dei loro risparmi. Le banche, se hanno titoli in pancia, vedranno ridursi il valore del loro capitale e concederanno meno prestiti o lo faranno a tassi più alti, il che riduce la propensione a investire. 
Nei primi anni 90 i tassi di interesse che pagavamo erano del 12% quando c’erano crisi di fiducia e svalutazioni. Con l’adesione all’euro sono scesi, ma sono ancora del 4%.
Può succedere che ci siano crisi di panico. Nessuno presta più soldi. Allora il debito va ripudiato. Diventa difficile prendere a prestito se non dopo avere chiesto prestiti onerosi e avere adottato misure di austerità draconiane. Non esiste un livello soglia del debito. I paesi sudamericani vanno più facilmente in crisi di debito anche con livelli più bassi. Dipende da fiducia, stabilità del paese, crescita economica ecc.
Il deficit è normale in recessione. Se arrivi però a una recessione in una situazione di alto debito corri il rischio di fare politiche di austerità che peggiorano la recessione, come l’Italia con Monti. O austerità o default, in pratica. In una situazione di tassi zero la politica monetaria ha le armi spuntate e se succede una crisi non puoi che agire con la politica fiscale. 
Il Giappone ha debito detenuto internamente, peraltro poco dai privati, ai giapponesi piace investire nel proprio stato ecc. 
L’Italia potrebbe ricomprare tutto il debito attraverso la ricchezza privata, il che significa espropriarla. Comunque questo vorrebbe dire uscire dai mercati internazionali e dall’euro. Il che comporterebbe rialzo dei tassi di interesse come negli anni pre euro. La banca potrebbe stampare moneta coi rischi di inflazione e svalutazione. Il costo dei beni importati (compresi i viaggi all’estero) diventerebbe proibitivo. Coi mercati chiusi le esportazioni sarebbero danneggiate e adesso sono quelle che mantengono in vita l’Italia. Anche se il debito fosse in mano italiana restano da pagare gli interessi ad alcuni e le tasse a tutti e le tasse restano distorsive. Probabilmente ne andrebbero pagate di più per il rialzo di interessi, con effetti di riduzione del pil. I cittadini avrebbero meno diversificazione finanziaria di adesso e sarebbero più a rischio.

Come ridurre il debito?

Avanzi primari moderati e crescita permettono di ridurre il debito. Lo hanno fatto il Belgio, il Canada, l’Irlanda negli anni novanta. 
Dopo la seconda guerra mondiale il rapporto debito pil si tenne basso anche grazie alla crescita reale elevata , alla crescita del pil nominale e alla bassa inflazione oltre al fatto che il debit
In Italia la situazione di alto debito e bassa crescita fa sì che la dinamica del debito dipenda dai tassi di interesse. Una mutualizzazione richiede una cessione di sovranità sulla parte fiscale, impedisce la responsabilizzazione data dal livello dei tassi legato ai soli fondamentali del paese, è avversata dai paesi a basso debito per la scarsa fiducia nelle promesse dell’Italia (il rischio viene mutualizzato, ci sono rischi di moral hazard a meno che i singoli paesi non possano fare debito corrente e le politiche di spesa vengano decise a livello centrale come negli stati uniti), perché in Italia esiste uan quota rilevatne di ricchezza privata, che consiste soprattutto in case, che in Germania sono di proprietà delle compagnie di assicurazione.

Il ripudio del debito svantaggerebbe i possessori di titoli che non se ne disfacessero subito (di solito le persone di cultura finanziaria media). Inoltre metterebbe in difficoltà le banche, col rischio anche di fallimenti e di credit crunch e quindi di blocco dell’economia o salvataggi di stato che quindi dovrebbe imporre tasse per salvare le banche (visto che sui mercati non si può più finanziare). Gli investitori esteri non farebbero più credito e questo renderebbe difficile esportare. Sarebbe impossibile prendere a prestito all’estero. Ci sarebbero delle cause legali da parte degli investitori stranieri. Sarebbe difficile partecipare all’ue.

La patrimoniale non colpisce solo i possessori di titoli. Come colpisca chi dipende da come è disegnata. Comunque la prospettiva di misure fiscali eccezionali colpisce investimenti e risparmi, facendo uscire capitali e colpisce i consumi, facendo calare il pil anche drasticamente. Se non si colpiscono le case la tassa sulla ricchezza finanziaria sarebbe tale da far fuggire enormemente i capitali. Se si colpiscono le case chi ha un basso reddito e una casa dal valore elevato sarebbe costretto a vendere determinando l’abbattimento del valore delle case e causando crisi del mercato immobiliare.

L’inflazione riduce il valore reale del debito, come è successo dopo le guerre. La riduzione avviene se gli investitori non percepiscono l’aumento futuro dei prezzi e non lo incorporano nei tassi di interesse. L’inflazione comunque riduce il valore dei risparmi delle famiglie. Aumenta l’incertezza economica perché è più difficile programmare gli investimenti. In una situazione come quella di oggi per attuare una politica inflazionistica occorrerebbe uscire dall’ue (unione monetaria con prezzi stabili).

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