Leggi che un delfino è stato prelevato dall’acqua oppure da terra, se era spiaggiato, quindi è stato preso in braccio da una o più persone che volevano farsi un selfie con lui. Alla fine il delfino è morto ed è stato ributtato sulla spiaggia, morto.
Ora. Quanto può essere credibile una storia del genere? Non che sia impensabile o impossibile. Però che tra tante persone non ce ne fosse neanche una che protestasse o una che si sia messa a piangere dopo la morte del delfino mi è sembrato subito improbabile. Non è che il delfino fosse già morto, come lo era quella murena che presi una volta nelle acque della Corsica per farla vedere ai miei amici in spiaggia?
Be’. per quanto improbabile, la notizia è stata rilanciata da tutti i quotidiani italiani e ha fatto scalpore nel mondo. Pure Paul Watson ne ha parlato. Tante persone hanno generalizzato parlando di un’umanità infima che merita l’estinzione. Io ho commentato il post di un’amica con “Senza parole.” In effetti stavo per pubblicare la notizia come una storia allucinante, se vera.
In fin dei conti se l’hanno riportata tutti i media, si poteva pensare che fosse vera. Nelle redazioni ci sarà qualcuno a cui viene il dubbio se pubblicare o no, no? Ci sarà qualcuno che fa una, due, tre, dieci, cento verifiche prima di pubblicare una notizia, no? Ci sarà un caporedattore che dirà “Aspetta, fermiamoci un attimo,” no?
Che poi questa era una notizia a suo modo di colore. Di cronaca. Non c’erano linee editoriali di cui preoccuparsi, lettori che si temeva di poter perdere, editori che potevano risentirsi, direttori preoccupati per la propria carriera politica. Non c’erano nemmeno tesi da perorare o interviste da tagliare. Perché i giornali avrebbero dovuto mentire o falsificare questa notizia? Bastava fare due verifiche.
Ebbene. C’è chi ha fatto le verifiche. Alcuni giornali stranieri, come il Telegraph, per esempio. E lui, il tipo di Butac.
Gli è bastato un giorno per verificare. Lui non è pagato per fare le verifiche. I giornalisti sì. Cosa diavolo fa un giornalista se non verifica nemmeno le notizie? Cosa diavolo fanno i caporedattori, i responsabili, i direttori? Certo che se l’obiettivo del giornale online è acchiappare clic e quello di carta è conquistare lettori a ogni costo, il tempo per le verifiche si riduce, lo stress aumenta, gli alibi abbondano e però la credibilità dell’informazione italiana viene meno.
In questo caso il pubblico c’entra marginalmente. I lettori possono verificare da soli, possono avere adeguato spirito critico e adeguata poca fede nei media, ma in fin dei conti sono tenuti a fidarsi se tutti i giornali pubblicano la stessa notizia: avranno verificato, no?
Evidentemente no.
Ma se è così, allora, viene ancora meno la credibilità dei media italiani. Poi hai voglia a non voler generalizzare. La regola generale per quanto mi riguarda sarà: “Nel dubbio, non credere a loro.”
La pietra tombale sulla credibilità dei quotidiani italiani
23 Febbraio 2016 | 0 commenti