La premessa è che ogni persona che non è soddisfatta delle sue condizioni di vita o che ritiene che dove vive non ci siano prospettive di un futuro migliore per sé e per la sua famiglia ha il sacrosanto diritto di spostarsi, di muoversi, di migrare e di emigrare, pur sopportando il rischio che le sue condizioni peggiorino anziché migliorare.
Già solo per il fatto di essersi mosso, sia per disperazione, per voglia di scoperta, per poter incontrare offerenti disposti a comprare il suo talento, per riuscire a farsi valere per ciò che sa o sa fare o per imparare a farlo, per qualsiasi motivo insomma, rende il migrante più intraprendente e quindi più meritevole di chi pretende un lavoro magari pubblico e fisso sotto casa e si lamenta se non lo trova dicendo che non c’è lavoro. Cosa che in effetti può essere vera, se la ricerca si limita al suo condominio.
Le persone non portano solo braccia, ma anche cervelli e l’apertura e lo scambio possono più facilmente portare innovazione, progresso, miglioramento del benessere per tutti. In ogni caso, se le persone portano solo braccia nel paese in cui si spostano e lì sono richieste quelle che problema c’è? Evidentemente soddisfano un bisogno, al prezzo di mercato, su cui hanno più potere sicuramente gli indigeni degli immigrati. Se il prezzo che paga un indigeno per una badante è più basso rispetto a mandare il vecchietto in casa di riposo o al non lavorare per fare da badante, la persona che paga ha più reddito disponibile . Questo concetto, che se spendi meno ti restano più soldi, per me è banale, ma mi sorprende quanto sorprenda molte persone.
Non so se si possa parlare di diritto fondamentale all’immigrazione. Alla FEE dicono che sia così per rispetto del diritto di proprietà e di quello di associazione. Poi dicono che se il problema è l’accesso all’welfare, il problema allora è l’welfare o almeno i criteri che lo regolano. Niente vieta di fare leggi che stabiliscono che solo dopo qualche anno di residenza e di pagamento delle tasse una persona immigrata possa avere dei benefici che spettano agli indigeni. Così come il riconoscimento della cittadinanza non è immediato quasi da nessuna parte. È un po’ il concetto di club, caro a Michele Boldrin. La nazione è un club, i cui cittadini o i loro avi hanno contribuito alla costruzione di infrastrutture e istituzioni di cui poi beneficiano anche quelli che “arrivano da fuori”. È giusto che in qualche modo paghino questo loro ingresso? Non lo so. Forse sì, anche se poi in molti paesi sono vietate le discriminazioni per genere, razza, mille cose e poi si discrimina in base al luogo di nascita? (Come scrive Cochrane nel post sul numero ottimale di immigrati).
Il punto non è che non ci debbano essere regole. Il punto è che ognuno ha il diritto di vendersi al migliore offerente e di cercare e scegliere il posto che gli permette, secondo lui, di migliorare il proprio benessere.
La globalizzazione ha comportato un aumento del commercio internazionale che va di pari passo con l’aumento di migranti internazionali. (Fonti: united nations population division, international migrations)
Benefici. Maggiore efficienza del sistema attraverso scambi efficienti.
Non c’è motivo per cui un’impresa debba cercare lavoratori sotto casa o perché i lavoratori debbano trovare lavoro solo sotto casa. Ci sono benefici per tutte e due le parti se l’impresa può pescare ovunque ciò che ritiene meglio per sé e il lavoratore può scegliere il meglio per sé ovunque.
Sotto casa il meglio potrebbe non essere disponibile e lo sfruttamento ottimale delle risorse (anche proprie personali) potrebbe non esserci.
Migrazione: la mobilità interna non è un concetto diverso. Passare da Stia a Firenze è migrazione. Sarebbe inefficiente restare a Stia.
L’evoluzione tecnologica dei sistemi di trasporto ha agevolato gli spostamenti.
Ci sono gli iceberg costs.
Benefici: prezzi più bassi dei prodotti che si acquistano. Un prezzo speciale si chiama salario, in questo caso.
Se arriva un milione di persone in un paese e queste competono nel breve coi nativi l’impatto sui prezzi è una pressione al ribasso sui salari dei nativi, per quei lavori in cui i migranti sono sostituti.
Già nel medioevo venivano costruite delle ghilde. In città si cercava di tenere fuori i concorrenti che venivano dalla campagna.
Da leggere: Berengo, Europa delle città, marino.
Chi è cittadino ha il diritto di esercitare in città la professione artigiana. I campagnoli venivano esclusi. Le città che crescevano riuscivano ad assorbire le risorse che venivano dalla campagna.
Non scopriamo l’acqua calda.
Una persona va in Australia perché va dove i suoi skill sono più valutati e i salari sono anche più alti.
Esistono migrazione dei lavori più qualificati e meno qualificati.
Il commercio internazionale permette di specializzarsi ed è questo che porta benefici.
Anche la migrazione permette ai nativi di specializzarsi in ciò che sanno fare meglio.
Questo aumenta la produttività dell’economia attraverso la complementarietà tra il lavoro dei migranti e quello dei nativi.
Anche nel caso dei migranti perfetti sostitutivi (ci rubano il lavoro, ci abbassano i salari), a livello globale c’è un guadagno di efficienza. Ci sono dei perdenti (i lavoratori nativi) e dei vincenti (gli imprenditori e i lavoratori immigrati).
Come distribuiamo questi benefici a livello sociale?
Così come mi faccio fare i capelli dal barbiere perché risparmio tempo e lo pago coi soldi guadagnati altrove, vado al paese accanto a fare il lavoro che sono capace e cerco di fare quel che mi piace.
Obiezione: oggi è diverso? Arrivano africani e musulmani. Rubano il lavoro e stravolgono il sistema sociale.
Esiste questo problema culturale. Il nigeriano porta magari benefici economici ma anche costi sociali.
Questo è il punto dove si spezza l’equivalenza tra commercio (ok, compro i beni altrui) e immigrazione (non è equivalente a comprare servizi lavorativi perché si spostano anche religioni, culture, norme sociali altrui). Si ha una maggiore eterogeneità sociale. Si parla di esternalità sociali.
Quanto serie sono le esternalità culturali e quanto drammatico è il problema? Il problema sembra di short termismo.
La grande presenza di migranti nei paesi dove già c’erano, francia germania usa, ha portato benefici.
Il punto può essere la velocità di espansione e di integrazione degli immigrati. Negli stati uniti c’è storicamente stata un’assimilazione rapida, in una generazione. Assimilazione anche culturale.
In Europa il modello di integrazione è più multiculturale: gli immigrati diventano più difficilmente europei. Si integrano ma mantenendo la propria identità.
Il multiculturalismo è un modello storicamente abbastanza fallimentare. Le società troppo frammentate in comunità separate non funzionano troppo bene. Evidenza storica?
Impero romano era multiculturale ma funzionava perché il gruppo dominante era sempre lo stesso. Ci si poteva integrare nel gruppo dominante perché le regole del gioco sono quelle.
Canada o Belgio. Il multiculturalismo funziona peggio? Per Boldrin no: l’idea del multiculturalismo che non funziona deriva dal terrorismo.
Francia 60% francesi e 40% musulmani: funzionerebbe ugualmente bene?
Per Boldrin nel lungo periodo guadagni e perdite del multiculturalismo si bilanciano nel lungo periodo. Dove ci sono istituzioni inclusive e moralità pubblica che gestiscono i costi si hanno benefici. Dove c’è multiculturalità c’è anche vitalità. Però c’è più difficoltà di cooperazione negli ambienti culturali. Più difficoltà di costruire norme condivise.
Questa disintegrazione è frutto di povertà o di differenza culturale?
Il passaggio logico che porta dal multiculturalismo al terrorismo è semplicistico. Anche perché il multiculturalismo lo misuri in un secolo.
I paesi che sono partiti più in basso hanno fenomeni respingenti. Il problema è la velocità con cui sono arrivati gli immigrati. Il problema si ha con le prime generazioni più che con le seconde generazioni.
Nelle classi multiculturali delle scuole elementari o medie la differenza culturale o identitarie non viene percepita dai bambini.
La sfida dell’Europa: riuscire a integrare i flussi migratori.
https://m.huffingtonpost.it/2018/06/29/tito-boeri-senza-lapporto-dei-migranti-il-sistema-delle-pensioni-non-regge_a_23471369/
https://www.ilpost.it/2018/06/12/dati-italia-immigrazione/
https://www.ilpost.it/2018/06/29/accordo-europeo-migranti/
https://johnhcochrane.blogspot.com/2014/06/the-optimal-number-of-immigrants.html
https://fee.org/articles/immigration-is-a-fundamental-human-right//amp
https://youtu.be/zPzyC52Y3zk commercio e immigrazione
https://youtu.be/dD-CDEZOKx0 Zanella economia immigrazione
http://noisefromamerika.org/articolo/cittadinanza-ed-assimilazione-riforma-populista