Per la serie argomenti eterni, in Italia in questi giorni c’è dibattito sulla chiusura del Cocoricò ordinata dal questore di Rimini, avallata dal sindaco e applaudita da politicanti di destra e di sinistra al grido di “Tolleranza zero contro lo sballo” o di “I cittadini devono essere protetti.” Ambedue grida orribili. Droghe, discoteche, sballi e giovani d’oggi: dite che erano temi già dibattuti negli anni 708090? Ovviamente avete ragione.
Prima ancora si parlava della questione meridionale. Non c’è che dire: L’Italia è un Paese pieno di novità.
Il locale, comunque, non uccide.
Al limite non controlla, ma come fai a controllare quelle tot mila persone che poi non desiderano molto essere controllate?
C’è la polizia, per fare i controlli ma vale lo stesso discorso.
C’è qualcuno che vuole sballarsi con prodotti illegali o mortali (e non è la stessa cosa) e qualcuno che lo sa e gli vende lo sballo. Importante è che ci sia consapevolezza di quello che si sta facendo, coscienti di quelle che sono le conseguenze, la cui responsabilità è solo del consumatore di droghe (se muore è colpa sua) e del venditore (nel solo senso che vende qualcosa di illegale o di potenzialmente mortale, ma non è lui che uccide, a meno che non disinformi.)
La chiusura dei bordelli non ha eliminato la prostituzione. La chiusura delle discoteche non elimina il problema dello sballo, nei limiti in cui questo sia un problema sociale.
Il problema si sposta da altre parti: chi si vuole drogare va in altri luoghi, magari più difficilmente controllabili.
Se chiudi il locale, ci rimettono i gestori, i lavoratori, i clienti che non si uccidono. Non ci rimettono quelli che cercano droghe pesanti, quelli che le comprano, quelli che le vendono: sarà più difficile incontrarsi, forse, ma si incontreranno. Magari in spiaggia. O in un parco pubblico.
Quando trovavano le siringhe, ai tempi dell’eroina, sulle spiagge o nei parchi, molte persone se ne lamentavano, giustamente. Quando morirà qualcuno sballato al parco verrà chiesta la chiusura del parco? O ci sarà qualcuno che protesterà al grido di “Non dovevate chiudere la discoteca!”
Chiudere la discoteca arreca un danno a chi la frequentava solo per divertirsi o anche per sballarsi ma senza compiere atti illeciti o criminali o senza arrivare alla morte. Che poi ognuno deve essere libero di suicidarsi.
Se si ritiene che la droga sia un problema sociale deve essere lo stato a intervenire sulla prevenzione e sull’informazione.
Un’attività è criminale solo perché c’è una legge che lo vieta. LIberalizzare le droghe sarebbe molto più profittevole e il mercato sarebbe più controllato. Resterebbero dei casi “fuori legge,” ma molti di meno e molto più mirati. Forse sparirebbe anche il “gusto del proibito” che spinge i più giovani a drogarsi.
In realtà non si drogano solo i giovani: vedi alla voce cocaina. Legalizziamola e finiamola lì. Ognuno è padrone del suo destino finché non fa male a qualcun altro.
Lo Stato non può fornire strumenti di morte? Vedi alla voce armi, ma anche alcool, ma anche sigarette, diverse dalle altre droghe solo perché uccidono a più lungo termine.
Chi ci rimette davvero? Privi la liberta? E poi sa di stato etico educativo paternalista e divieto della liberta di suicidarsi.
A fine anni Sessanta le droghe erano il non plus ultra del mondo hippy.
Diversi cantanti storici ci andavano giù duro con le droghe.
Perfino il capo della polizia di Londra ha detto che le droghe andrebbero legalizzate. Anche quelle pesanti. Quell’associazione di burocrati che è l’ONU ha ammesso che la guerra alla droga ha fallito.
In certi Paesi a sedici anni si vota.
Non ci fosse domanda non ci sarebbero occasioni di profitto. Qualunque bisogno soddisfi chi usa le droghe, questo troverà qualcuno che lo ricerca e qualcun altro che gli assicura tale soddisfazione.
Ben pochi sono quelli che muoiono, in fin dei conti, sia di cocaina che di extasy. In molti vogliono divertirsi con quella roba, evidentemente, e quello fanno. Se poi fa male alla loro salute, saranno fatti loro.
Se qualcuno individualmente o come struttura favorisce le attività criminali al proprio interno, comunque, allora è legalmente giusto punirlo, anche attraverso la chiusura del locale e a prescindere dalla possibile legalizzazione di tali attività. Vanno individuate le responsabilità effettive, però. Il fatto che una persona sia morta dopo l’uso di extasy nel suo locale non basta. Altrimenti se uno si uccide in un bar chiudiamo il bar?
La responsabilità penale è personale, peraltro.
Vogliamo imporre nuove leggi e nuovi vincoli alle discoteche? Ne hanno già troppi e la loro mission non è controllare i clienti. Tra l’altro sono abbastanza fuori moda, che io sappia, le discoteche in stile anni Ottanta o Novanta. Eppure chi vuole si droga lo stesso, come faceva anche quando non c’erano: sono arrivate prima le droghe, leggere e pesanti, delle discoteche: vedi alla voce cultura hippy e cantanti rock, come già detto.
Comunque adesso chi vuole trovare un locale alternativo al Cocoricò può andare a Berlino. Forse ci andranno anche i lavoratori. http://www.ilfoglio.it/cronache/2015/08/04/cocorico-ma-voi-una-pasticca-avete-mai-presa___1-v-131535-rubriche_c246.htm
La questione di fondo resta la stessa: lo Stato etico e paternalista è un obbrobrio. La libertà individuale e la responsabilità personale ad esse associate vanno difese lasciandole libere finché non danneggiano gli altri o l’ambiente. Il sedicenne che ha assunto droghe ha fatto una scelta libera, consapevole (oggi non puoi non sapere a sedici anni cosa rischi se assumi droghe pesanti tagliate male) di cui la responsabilità è solo sua.