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Lo stupore delle prese elettriche

Due giorni tra bergamo e brescia

Arrivi alla stazione, attivi Google Maps, cambi la direzione presa, passi per dei viali lunghi, residenziali, senza negozi o supermercati e uno o due parchi. Giri tutti i palazzi di Largo Tacchini, che è una specie di quadrato composto da condomini, ognuno con delle siepi divisorie e dei marciapiedi che conducono alle case. Riesci a trovare il tuo e una signora ti apre mentre al citofono un signore ti parla di “telefono” con un accento straniero. Scoprirai che è un inquilino greco del bed and breakfast presso cui starai nelle due notti di permanenza a Bergamo, e che stava dicendo di telefonare al proprietario, il quale arriva, si offre di portarti ad un ristorante greco, ti mostra la casa e ti lascia le chiavi. Temi di doverli vedere a ogni mio rientro, invece sarai sempre beatamente solo quando torni a casa, quando esci, quando hai da andare in bagno e quando devi prendere le cose per la colazione in cucina.

 

Temi di non riuscire a mangiare e di essere finito in the land of nowhere, ma Around Me ti segnala che ci sono un sacco di ristoranti a cento metri di distanza, mentre Google Maps ti fa vedere che basta prendere le strade parallele a quella percorsa che sei a un chilometro dalle vie centrali ed è sufficiente percorrere via Broseta per avere negozi, ristoranti, aperti fino a mezzanotte, gente. Potresti perfino correre, quindi, ma preferisci fare una cena a base di prodotti tipici in un presidio slow food: insalata di funghi crudi con pezzetti di formaggio della Casera e Casonsei, una specie di ravioli di pasta fresca ripieni con carne e farciti con pancetta. Termini la cena con un favoloso tortino al cioccolato e rientri.

 

Ti alzi alle otto, ce la farai ad andare ovunque? Prendi il telefonino per andare a correre e piazzalo su Google Maps, cerca di arrivare a Via della Fara, dove sarà la partenza della mezza maratona del giorno successivo, fai la salita di corsa, è una salita dura, arrivi a una delle porte di ingresso alla città alta, i semafori rossi durano un’eternità già di loro ma qua di più.

Oltrepassi un arco, giri a sinistra, così non arrivi a questa Fara, ma ti trovi nel viale delle mura, vedi un bel panorama della città sotto ad un piazzale, osservi la mappa coi monumenti che è posizionata su un cartellone, continui a correre fino a un’altra porta che dà su un ponte famoso e da lì di nuovo alla città bassa, torni indietro, verifichi Google Maps, cambi direzione, vedi una salita, la fai, ti ritrovi nel dedalo di viuzze, chiese, dimore storiche, palazzi, municipio, spiazzi, pavé, rocca, altro panorama, via del Gombito, piazza nuova, piazza vecchia, entri anche dentro la cattedrale, leggi le iscrizioni, fai pure i gradoni di corsa, scendi verso la città bassa dopo aver fatto diversi giri in alto e avere scoperto che con tutto quel rigirio hai percorso solo cinque chilometri. Li consideri come un riscaldamento.

 

Scendi a Bergamo bassa, decidi di seguire le indicazioni per il centro, eccoti in piazza Matteotti, scorgi degli stand in via del Sentierone che potrebbero essere quelli dell’expo, vedi una scritta pace sopra la porta del municipio, arrivi a piazza Pontida, percorri via Venti Settembre, vedi un pullulare di negozi, non ti rendi conto né di essere alla stazione né in via Broseta da dove arriveresti diretto al bed and breakfast. Te ne accorgerai quando rifarai la strada camminando. Continui a correre, fai una strada in salita, leggi segnali luminosi inneggianti a madonne varie, scopri che sei già arrivato a quindici chilometri, riguardi Google Maps e segui le sue indicazioni per rientrare, sempre di corsa.

 

Mezzogiorno e mezzo. Può entrarci un giro a Brescia. Un’ora di treno e ci sei. La guida del Touring Club dice che la città è stata più volte distrutta e ricostruita. Centro storico compreso, sventrato anche dopo la seconda guerra mondiale, negli anni di uno straordinario boom economico e demografico. Mangi un Conopizza, che sarà il tuo pranzo. Si tratta di un pezzo di pizza arrotolato in un cono, come se fosse un gelato. Se la pizza fosse stata anche buona, sarebbe stato meglio. Giri per una via piena di extracomunitari, mentre quella parallela è piena di italiani e se da una parte dominano i kebabbari, dall’altra resistono le trattorie. Ti muovi in direzione del Castello. Piazza della Loggia fa venire i brividi del ricordo della strage del 1974. La strada verso il Castello è lastricata di sassi che ricordano le vittime degli anni di piombo. Torni indietro, passando per il duomo e poi percorrendo i corsi dello shopping. Non ti capaciti che davanti al Teatro Grande sia scritto “patrimonio mondiale dell’Unesco.” Resti della tua opinione secondo la quale Brescia contende a La Spezia il titolo di città più insignificante d’Italia, tra quelle visitate. Ricordi che quassù ci fu uno scontro rimasto nella storia tra tifosi viola e bresciani, che si erano dati appuntamento. Ricordi anche che la città ha assistito alle prodezze di Roberto Baggio, probabilmente la cosa più bella visibile a Brescia da secoli. Dopo un’ora di giro, sei già pronto per tornare a Bergamo e ascoltare nel tipico accento della zona, la frase, detta da un ragazzo a due suoi amici con cui stava passeggiando: “Ohé figa, ma smettila!”

 

Secondo giro per Bergamo. Ormai conosci le strade, ti dici. Infatti riesci ad andare a sinistra quando dovevi andare a destra. Chiedi la beatificazione di Google Maps. Vai all’expo della mezza maratona. Ascolti un concerto jazz presso il Comune. Prendi una frittella in un banco ambulante: per fortuna non c’era la coda come in altre occasioni o come per l’acquisto degli Iphone nuovi. Ti incontri con due ragazzi di Greenpeace. Mangi un gelato buonissimo alla gelateria La Romana. Vedi qualche persona che si muove verso lo stadio dove si gioca Atalanta – Juventus. Accusi la stanchezza. Vai a mangiare una pizza con tonno, cipolla, pomodorini e mozzarella di bufala in un ristorante dietro casa: La Carbonella. Quindi ti butti sul letto per restarci nove ore.

 

La gara. Si parte in salita. Dura, nella città alta, per due chilometri. Si scende a valle, cioè nella città bassa, per altri due chilometri, e poi si percorrono le strade del centro e quelle della circonvallazione. La corsa è organizzata bene e lascia spazio anche agli automobilisti, che hanno una corsia sempre per loro. Vedi i pacer dell’ora e cinquantanove avanti a te, mentre il Garmin dice che stai andando a cinque e venti. Qualcosa non torna e ti metti a fare i conti da te dopo ogni cartello dei chilometri per sapere a quanto vai. Chiudi in un’ora e cinquantasei, cioè a cinque e trenta al chilometro.

 

Mangi al ristoro i crostini con Nutella o marmellata, piccoli pezzi di torta, della frutta. Bevi acqua e coca cola. Quindi riparti per altri sette chilometri, perché ventuno non bastavano. Ti senti bene e li fai a cinque e cinquanta. Ripercorri ancora una volta via Broseta, che ormai potresti fare a occhi chiusi. Torni al bed and breakfast, ti prepari per il ritorno a Firenze, saluti la cameriera che stava pulendo la camera, lasci le chiavi, esci, vai a mangiare un piatto di pasta in una tavola calda con vista sul municipio, arrivi alla stazione e lì pensi a guardare Torino – Fiorentina sull’ipad in attesa di prendere il treno per Milano.

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