there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Ed è subito entusiasmo!

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Torni a correre in gruppo ed è subito entusiasmo!

 Ed è subito cena!  Correre per mangiare. “Dai, vieni in pizzeria”. Sono andato in pizzeria. C’era un musicista che intratteneva gli astanti a suon di musica, parole e balli. Il ballo non mi avrà mai, ma in compenso sono affiorati i ricordi. C’erano Erika e Alfredo ed è stato subito Amsterdam 2009,  la mia prima mezza maratona, il mio primo viaggio con i Fontanini, l’ostello con le bici, i giri in bicicletta, l’attacco al polpaccio di una runner che faceva stretching, i ristoranti, i canali, i quartieri, l’aria di libertà che si respirava nella città olandese, la follia di partire troppo piano per poi accelerare troppo per poi finire bollito, la pioggia battente in quei ponti distruttivi e interminabili, le due ore e diciannove minuti, le case strette e lunghe lungo i canali, i dialoghi e le risate a tavola e in particolare quelli tra gli uomini (Alfredo, Alessandro, Carlo), i miei appunti sull’iphone 3GS che non so se ho ancora (gli appunti, dico).

 Ed è subito che gare facciamo, quando ci alleniamo per i fatti propri, dove viaggiamo, maratonadigerusalemme, mezzamaratonadelsoledimezzanotte (aritonfa!), garediquagaredilà! Correre per viaggiare.

 Ed è subito Erika e Alfredo! A 60 anni Erika ha fatto il cammino di Santiago mentre il suo big compagno Alfredo faceva 450km in bicicletta: la Foresta Nera non gli bastava e ha fatto un giro in Francia tanto per farsi quei 200 km in più. Adesso  Alfredo sta preparando la traversata a nuoto dello Stretto di Messina mentre Erika intende iniziare a fare spinning in una palestra diversa da quella dove sta andando adesso. Lui da giovane è stato un rugbista e un musicista. Ci sarebbero altre cose da dire su di loro e in particolare sul lavoro di lui, ma fatevi bastare queste cose. Non vi è venuta voglia di iniziare a fare un po’ di decathlon o come minimo il pentathlon moderno a leggere queste cose? A me sì, a sentire loro.

 Ed è subito adesso corro tutti i giorni, cammino anche di più, faccio trekking, vado a lavoro in bici, faccio judo-sub-kickboxing-pugilato-rugby subacqueo-ricerca di tartufi-caccia alle lucertole! Che poi in palestra ci sono corsi di Judo e di quella arte marziale il cui nome finisce con Thai. E poi già adesso, il giorno dopo, non ho per niente voglia di mangiare e invece vorrei tornare a correre già oggi (anche se non potrò). E poi devo potenziare la parte superiore del corpo, come disse il coach qualche anno fa, per quanto possa essere utile per la corsa.

 Ed è subito coach fammi una scheda! Il boss della palestra ha detto: “Fatti fare una scheda dal tuo coach, che fa finta di niente e si nasconde ma ha una capacità di preparazione atletica mostruosa. Poi vieni qua e ti faccio un prezzaccio”. L’ultima volta che qualcuno mi ha detto così, quando ho venduto la macchina, ho preso un’inculata, ma il tipo è affidabile e comunque ha ragione sul coach. Al quale prima o poi forse chiederò le tabelle di allenamento e il check up personale, lo so già, anche se i miei trainer libreschi americani (Hudson, Hansons) sono lì che fremono talmente tanto che vedo i loro libri ballare sugli scaffali.

 Ed è subito obiettivi. Il coach appena mi ha visto ha chiesto quale fosse il mio obiettivo. “Correre costantemente per un anno senza infortuni”. “Bene. Ora dimmi quello vero”. “Ah, be’, in futuro devo correre una mezza maratona in 1h45’ (a Edimburgo 2014 ci sono andato relativamente vicino, ma sono passati quattro anni e mezzo)”. “Ah, ecco, così va meglio”. Poi in macchina con un certo Stefano, che oltre a correre e  lavorare suona in una nonboyband, mi è apparsa in mente la bellissima (dicono) città di Chicago e chissà che un giorno non voglia completare le big six (maratone di New York, Chicago, Boston, Londra, Berlino, Tokyo) per riprendere il cammino che la Monce ha quasi finito. A proposito. Vuoi che la gente ti guardi come gli scienziati del tempo guardavano Galileo quando lo ascoltavano? Dì la seguente frase:”Hocorsolamaratonadinewyork”. Note a margine sul coach: gli sono apparsi dei capelli bianchi, sua moglie è al settimo mese di gravidanza, si è sposato, il bambino si chiamerà Gregorio (o meglio, lo chiameranno gli altri). Non necessariamente tali eventi sono avvenuti in questo ordine. Note a margine su Stefano: ha corso l’inferno run. Cioè, capite, se cercate uno normale non lo trovate. PER FORTUNA.

 Ed è subito ripetute! “Io voglio iniziare piano”. “Bene. Due serie da 400 300 200 100 metri più ancora 300 200 100 metri”. Va bene vado piano, mi sono detto, ma poi ha prevalso la voglia di spingersi oltre e di acciuffare ragazze russe bionde e carine di nome Halla che andavano veloci ma non così tanto veloci da non poter essere acciuffate. La prima persona che mi è stata presentata prima di mettersi in moto è stata proprio lei, che ha detto: “Aspettatemi: non mi sono messa il rossetto!” Che in effetti è indispensabile quando si corre.

 Ed è subito stretching! Non ti boicotto, ma non mi avrai mai del tutto! Eseguo alcuni tuoi esercizi, ma non pensare che mi impegni più di tanto, hai capito? Risposta dello stretching: senti, raccontami del tuo polpaccio sinistro.

 Ed è subito palestra! Lo spogliatoio della palestra era invaso dai bambini che avevano avuto il corso di judo.Le mamme dei bambini erano preoccupate che ci fossero uomini adulti nudi nello spogliatoio prima di entrare per dare una svegliata ai figli, non particolarmente lesti a togliersi di mezzo dalle panchine.Un bambino aveva perso il kimono e chiedeva a tutti se avevano visto un kimono. Ha preso anche la mia canottiera, che evidentemente non era un kimono. Al massimo poteva essere una kimonottiera. I prezzi dell’abbonamento alla palestra hanno attirato la mia attenzione: 240 euro per sei mesi, quando nelle altre palestre della zona stadio i prezzi sono ovunque più alti, ma le palestre sono anche più grandi, con attrezzature più moderne, con spogliatoi che non sembrano Venezia con l’acqua alta.

 Ed è subito gente motivata e motivante e voglia di allenarsi e migliorare! Il corso è quello dei lenti e indistruttibili. È composto da quasi tutte donne, quasi tutte sconosciute. Le uniche conosciute sono Erika, Simona e Irene. “Per ora continuate a fare questo corso”, ha detto alla fine il coach, quando ha anche distribuito dei giubbotti anti vento e anti investimento da parte delle auto.  “Poi potrete passare a quello del martedì o a quello del giovedì. In quest’ultimo si fanno anche dei bei percorsi, anche percorrendo delle  salite divertenti come quella di San Domenico o quella di Maiano”.  Il coach ha mantenuto il suo strano concetto di divertimento. In realtà penso: “Yeah! Le salite! Un nuovo obiettivo motivante! Nuovo che sarebbe stato anche vecchio, ma vabbe’”. Invece dico: “Be’, allora mi devo allenare in salita”. Interviene una ragazza carina e bionda, di cui non ricordo il nome: “DOBBIAMO fare gli allenamenti in salita. Sono molto propositiva io”. Ha già guadagnato punti. Più o meno tutti hanno guadagnato punti. Questo gruppetto mi piace. Peraltro questo gruppetto si ritrova ad allenarsi anche per i fatti propri e ha un proprio gruppo Whatsapp.

 Ed è subito gruppi whatsapp! C’erano una volta il passaparola, gli appuntamenti dati via sms o per telefono o meglio ancora dopo gli allenamenti. “Ci vediamo sabato alle dieci”. Poi è arrivato Whatsapp. Quindi sono arrivati i gruppi Whatsapp. Adesso c’è un’esplosione di gruppi. C’è quello storico, dedicato al cazzeggio. Quell’altro dedicato agli allenamenti e alle gare. Poi c’è quello di quelli che corrono per i cazzi loro in modo tranquillo. Poi quello di altri che corrono per i cazzi loro. Poi quello dei gruppi di corsa. Poi quelli delle persone che fanno parte di un gruppo di corsa e vogliono andare ad allenarsi per i fatti loro. Ce n’è probabilmente più di uno per ciascun gruppo di corsa. Che poi non è che i gruppi siano a compartimenti stagni. È ben possibile che una persona sia in sei o sette gruppi diversi. La cosa positiva è che così in una settimana non mancano le occasioni per allenarsi, gareggiare e socializzare (e magari cenare) insieme.

 Ed è subito “è fondamentale allenarsi e gareggiare in compagnia!” Perché è vero che si sa che nessuno è mai tornato da una corsa dispiaciuto dopo averla fatta, per quanta poca voglia avesse prima di cominciarla. Ma anche sapere che cazzeggerai mentre corri è motivante. Comunque anche due anni fa ero ripartito a razzo, prima che interferisse lo strappo al polpaccio susseguente al mio voler correre forzatamente sul dolore, quello serio (esistono anche i dolori non seri. Tipo. “Coach, sento un dolorino sulla coscia”. “Non sentire dolori che non esistono”. Lezione numero due del corso di avviamento alla corsa, anno 2009).

E poi è subito nostalgia delle corse attorno allo stadio, della pista del Ridolfi, delle vecchie corse di allenamento, di quando correvo una mezza maratona a settimana come allenamento, di quando correvo cinque o sei giorni di fila a settimana e in ogni viaggio e a ogni sosta non mancava mai la corsa, di quando ho corso dentro la stazione Termini o di quando abbiamo fatto allenamenti con questo o quello per questa o quella garetta. Ma non c’è tempo per la nostalgia.  E allora è subito novità, ma tante novità! Nuovi gruppi, nuove persone (o vecchie persone con nuovi obiettivi), nuove associazioni, nuovi ritmi, nuove idee, perfino un nuovo gruppo che vuole fare duathlon.

Ed è subito “la cosa più importante adesso è non fermarsi”! Cosa è necessario per non fermarsi dovrei saperlo, ma cosa è la conoscenza senza azione? 

 

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