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Lo stupore delle prese elettriche

L’umanità sta vivendo un’età dell’oro.

Da: http://www.spectator.co.uk/2016/08/why-cant-we-see-that-were-living-in-a-golden-age/,

Perché non possiamo vivere in un’età dell’oro?
Se guardate i dati è chiaro che non ci sia stato un periodo migliore per essere vivi.
Sono in pochi a credere che il mondo stia migliorando: sono di più quelli che credono nell’astrologia e nella reincarnazione che nel progresso.
Se pensate che non ci sia stato un periodo migliore per vivere, che l’umanità non sia mai stata così sicura, in salute, più prosperosa o meno disuguale, siete nella minoranza. Eppure è questo che le evidenze mostrano. La povertà, la malnutrizione, l’analfabetismo, il lavoro e la mortalità infantili cadono più velocemente che in ogni altra epoca nella storia dell’umanità. Il rischio di essere coinvolti in una guerra, soggetti a una dittatura o morti a causa di un disastro naturale, non è mai stato così piccolo. L’età dell’oro è adesso.

Troviamo le notizie cattive più interessanti: sono queste che vendono di più e i giornali ne sono pieni. Fin dalla preistoria abbiamo imparato a essere sospettosi: la paura e la preoccupazione sono degli strumenti di sopravvivenza. Scrutare l’orizzonte per controllare le minacce è servito alla sopravvivenza più che stare seduti e godersi il panorame.

Quando non vediamo i progressi che abbiamo fatto, cominciamo a cercare dei capri espiatori per i problemi che restano. A volte abbiamo affidato la nostra vita a demagoghi che offrono soluzioni semplici per rendere la nostra nazione grande ancora, o nazionalizzando l’economia o bloccando le importazioni o cacciando gli immigrati. Se pensiamo di non avere niente da perdere nel fare questo è perché la nostra memoria è fallace.

Nel 1828, quando lo Spectator fu pubblicato per la prima volta, la maggior parte delle persone in Gran Bretagna viveva in condizioni che oggi chiameremmo di estrema povertà. Le persone buttavano via i rifiuti dalla finestra, corpses were displayed on gibbets e la vita media era di trent’anni. Ma anche allora le cose erano migliorate rispetto al passato. Nel 1711 in Gran Bretagna le persone avevano in media meno calorie di quante riceva oggi un bambino, in media, nell’Africa sub sahariana.
Marx pensava che il capitalismo avrebbe reso i ricchi più ricchi e i poveri più poveri. Al tempo della morte di Marx, però, l’inglese medio era tre volte più ricco rispetto a quando Marx era nato.

Nel 1981 quasi un cinese su dieci viveva in povertà estrema. Adesso il rapporto è solo di uno su dieci. Sempre in quell’anno metà della popolazione mondiale aveva accesso all’acqua potabile. Adesso la percentuale è diventata il 91%. In media questo significa che 285000 persone hanno ottenuto l’accesso all’acqua potabile ogni giorno nei passati venticinque anni.

Il commercio internazionale ha portato a un’espansione della ricchezza di una dimensione che è difficile da comprendere. Durante i venticinque anni che sono passati dalla fine della guerra fredda la ricchezza globale (o pil pro capite) è aumentata di quanto era cresciuta nei precedenti 25000 anni. Questa crescita è avvenuta insieme a un’espansione delle democrazie nel mondo. Venticinque anni fa metà delle nazioni del mondo erano democratiche. Oggi lo sono due terzi. La libertà è in marcia.
Parte del nostro problema riguarda il successo. Quando diventiamo più ricchi, diminuisce la nostra tolleranza verso la povertà globale e diventiamo più arrabbiati contro le ingiustizie. Le charities vogliono avere fondi e spingono l’attenzione verso i più poveri, ma dalla fine della guerra fredda la povertà estrema è scesa dal 37% al 9,6%. Per la prima volta nella storia la povertà è scesa a una percentuale a una cifra intera.

Questo non è accaduto a spese della distruzione della classe media occidentale. Dal 2008 ci sono stati tempi difficili, ma malgrado tutto il parlare degli americani lasciati indietro dalla globalizzazione, il reddito mediano per le famiglie di basso e medio reddito negli Stati Uniti è aumentato di più del 30% a partire dal 1970. Questo peraltro esclude tutte le cose a cui non si assegna un prezzo, come gli avanzamenti nella medicina, dieci anni in più di aspettativa di vita, internet, i divertimenti di massa, aria e acqua più pulite.

Nel 1957 il Tamigi era un fiume biologicamente morto. Oggi è in salute, con tante diverse psecie di pesci. Mentre diventiamo più ricchi, diventiamo anche più attenti all’ambiente. La quantità di petrolio sversata negli oceani è diminuta del 99% dal 1970.

Le foreste stanno riapparendo, anche in paesi emergenti come India e Cina. La tecnologia sta aiutando a mitigare gli effetti del riscaldamento globale.
Sono terminati i conflitti in Colombia, Sri Lanka, Angola, Chad. Ricordiamo le recenti guerra in Afghanistan e Iraq, coi loro 650 000 morti. Però dovremmo ricordare i due milioni di morti in conflitti vari negli anni 80. Gli stessi terroristi islamici hanno ucciso molte meno persone in Europa di quanto facciano gli europei e il tassi di omicidi in Europa è dimezzato in due decenni.

In quasi ogni aspetto l’umanità oggi conduce delle vite più prospere, sicure e lunghe e abbiamo tutti i dati di cui abbiamo bisogno per provarlo.
La nostalgia è un carattere biologico. La vita da giovani viene rivista sempre come un paradiso quando si è vecchi e oggi i baby boomer stanno andando in pensione, quindi si è assoggettati ovunque al si stava meglio quando si stava peggio al bel tempo antico

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