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Lo stupore delle prese elettriche

Europei di nuoto Roma 2022. Le prestazioni degli uomini. La staffetta mista oltre il sogno

Europei di nuoto. Roma 2022. Le prestazioni maschili.

Stile libero
50m. Ai trentacinque metri ho smesso di seguire il buon Zazzeri, attardato e a cui gireranno parecchio le scatole. Deplano però l’avevo visto vincente e invece due centesimi mi hanno strozzato l’urlo in gola. Proud è più forte ma Leonardo lo aveva quasi infilzato. Dopo le batterie Luca Dotto ha detto:”Il mio tempo ha fatto un po’ pena, dopo aprile non so cosa sia successo” e le solite frasi ascoltate tante volte da quelli della sua generazione che avrebbero dovuto spaccare il mondo. Poi, oh, si può avere stima anche per il suo percorso, ma quelli della nuova generazione le promesse le mantengono di più.
100m. Ha un terzo della massa muscolare di chi gli sta accanto ma ha il doppio della fluidità in acqua. Popovici è destinato a rivoluzionare il nuoto e ha già iniziato a farlo. Nella finale dei 100 metri con il suo ritorno spaziale e il suo allungo negli ultimi 25 metri ha mostrato le terga agli avversari e ha fatto svanire il record del mondo di Cielo che a suo tempo fu pure commovente. In un futuro dove si è già inserito prepotentemente anche Milak ci saranno ancora battaglie coi vari Chalmers, Dressel, Grousset e, perché no?, Miressi, Ceccon, Zazzeri.
200m. Chi sarà stato a realizzare l’inedita doppietta 100-200? Ancora lui! Il diciasettenne terribile. Con un tempo più veloce di Phelps in tessuto. Davanti a uno svizzero e a un austriaco e non si trattava di una gara di sci. Gli italiani sono tanti e bravi ma mancano gli acuti. O almeno manca uno che gli acuti non li faccia una stagione sola. Milak ha dimostrato di essere anche lui umano: fuori dalla finale dopo avere nuotato poco prima i 200 delfino.
400m. Popovici ha fatto le prove, complete di variazioni di ritmo. Il suo galleggiamento è stata una delizia per gli occhi in batteria. Poi ha deciso che per stavolta poteva bastare. In futuro potrebbe essere un crack anche qui.
800m. Ai 500 metri Paltrinieri ha staccato il gruppo e ho iniziato a seguire il negative split di Lorenzo Galossi che dall’alto dei suoi sedici anni se li è fumati quasi tutti fino a conquistare il bronzo.
1500m. Premesso che col tempo dei mondiali supergreg avrebbe vinto, in questa occasione il buon Romanchuk gli ha dato le paste tenendo un ritmo sostenuto per tutta la gara. Quarto Acerenza, che stava scaldando i motori per gli exploit nelle acque libere.

Rana
50m. Fatece largo che passamo noi, sti ranocchietti de sta Roma bella. I primi quattro tempi nella batteria con Martinenghi, Cerasuolo, Scozzoli e Poggio ci stanno anche perché gli azzurri devono necessariamente tirare. Però poi arriveranno il primo e il secondo posto con un Martinenghi sensazionale al record italiano e un Cerasuolo super esplosivo e martellante, ma anche la considerazione che il tempo del mattino di Scozzoli gli sarebbe valso il bronzo.
100m. Martinenghi voleva la sfida con Peaty e ha dovuto accontentarsi di quella con se stesso. Speriamo che la sua forma stratosferica non lo abbandoni almeno per i prossimi due anni. Al traino del tedesco Mazerath il buon Federico Poggio scende sotto i 59” e è doppietta azzurra.
200m. Grande promessa da giovane, promessa mancata per qualche anno, bronzi europei e costanza di rendimento in quella che poteva essere la parte conclusiva della carriera e quando proprio ormai non ci credeva più nessuno ecco che Luca Pizzini piazza la zampata (forse) finale. Il suo bronzo è commovente perché realizzato dove anche lui aveva mosso i primi eventi, perché è un premio alla tenacia e alla determinazione, perché al netto delle assenze non era atteso, perché la tattica di gara è stata esemplare: senza forzare all’inizio e pronto a innescare la marcia alta nel finale. Pizzini ha commosso anche la compagna di allenamento Pellegrini. Ex compagna di allenamento.

Dorso
50m. Quei maledetti tre centesimi. Il greco, come lo chiama Ceccon, che non nomina mai gli avversari col nome, lo ha battuto. Il greco e il “polacco del 2004” sono due avversari in più da adesso in poi. Thomas ha abbattuto il suo record italiano ma l’oro è stato solo sfiorato. Probabilmente l’arrivo è stato sbagliato perché Ceccon negli ultimi metri era davanti.
100m. Campione del mondo e primatista del mondo un mese prima. Ceccon avrebbe potuto mai perdere questa gara? In teoria sì. Perché non aveva la stessa condizione, perché la preparazione non era stata mirata all’Europeo. In pratica no. Chi di centesimi ferisce di centesimi perisce e stavolta per pochi centesimi è perito il greco. In semifinale Thomas aveva passeggiato: si vedeva come galleggiasse nell’acqua nella vasca di ritorno senza fare tanti movimenti.
200m. Il pubblico ha adottato il francese Ndoye dopo che il device gli si era staccato in semifinale e aveva dovuto replicare la gara. Lui ha restituito gli applausi e i saluti al pubblico e è andato a vincere il 200. Restivo e Mora sono stati bravi ma gli altri erano più forti.

Delfino o farfalla.
50m. C’era il sentore che Thomas Ceccon potesse fare l’impresa e l’ha fatta. L’oro più inatteso in una giornata in cui se ne vincono quattro è quello più bello.
100m. Milak fa il milak e non fa notizia. Il solito Codia che dichiara che “questi tempi non sono i miei” non passa la lotta interna, un Burdisso molto deluso e arrabbiato non passa la semifinale e un buon Rivolta finisce sesto e è il migliore degli italiani. Poi fa dichiarazioni molto zen.
200m. Per come eravamo messi pochi anni fa nei 200 delfino è sorprendente il livello a cui siamo arrivati. Ormai è bagarre interna e se Burdisso, per motivi di preparazione iniziata tardi, non è al top della forma ecco che sono pronti a batterlo sia agli assoluti che agli Europei Razzetti e Carini. Ma non è che si accontentino della finale o anche solo della qualificazione, come succedeva a troppi italiani una volta. Battagliano e conquistano un bel bronzo non lontano dall’argento (Razzetti) e un legno di cui non c’è da rammaricarsi (Carini, sostenuto dagli amici fan accanto a me). Non tutte le doppiette degli Europei sono azzurre: qua è stata ungherese

Misti
200. Razzetti colpisce ancora. Non si può dire che non gareggi e anche questo approccio multi gara non era molto comune un tempo tra gli atleti azzurri. El Razzo va visto nella frazione a dorso: se è vicino alla testa si può festeggiare. Qui lo era meno che nei 400 e l’oro gli è sfuggito di poco. Poi, mentre l’intervistatore RAI lo chiamava, lui stava simpaticamente confabulando col vincitore ungherese Kos. Ma che diamine! Ha da mantenere le relazioni, lui.
400. Gara in cui si poteva approfittare delle assenze e, a differenza di altre volte in passato, se ne è approfittato. Razzetti vicino a Verraszto nella frazione a dorso non poteva che essere un presagio per la vittoria finale, che c’è stata e con un buon tempo. L’onesto Matteazzi, già che c’era, ha colto il bronzo al balzo.

Staffette.
4x100sl. Era la favorita e si è mantenuta tale. Gli ungheresi, col Milak versione centista, non erano da sottovalutare ma se gli azzurri facevano il loro non c’era storia e così è stato. Ceccon è stato un po’ sottotono in questa gara, specialmente al mattino. Zazzeri e Miressi han fatto il loro. Frigo è stato sensazionale in ultima frazione mentre aveva passeggiato e quindi preoccupato al mattino. Oro in scioltezza, alla fine e medaglia per sette atleti azzurri perché ci possiamo permettere tre cambi su quattro tra batterie e finale.

4x200sl. Attenzione alla Francia perché in vista di Parigi sta risalendo la china in varie specialità e con diversi atleti. Ha preso allenatori anche dall’estero per farlo. La 4×200 l’ha fatta salire sugli scudi, nell’assenza di troppi della GBR e con un Yebba nome nuovo e impressionante. Sugli scudi sì, ma sul gradino più basso del podio dietro agli azzurri, protagonisti di una rimonta con Di Cola e senza la frazione spumeggiante, nonché dietro la vittoriosa Ungheria.

4x100mista. “Voglio rimanere qui per sempre”, ha detto Luca Sacchi. Ceccon a dorso è partito piano (quarto alla virata) per tornare veloce e sbarazzarsi degli avversari. Air Martinenghi al tuffo “non smetteva mai di volare” e è arrivato in acqua ai cinque metri. Quindi ha scavato un solco tra sé e gli altri. A guardare la grafica televisiva si vede un triangolo con l’Italia molto avanti e il resto d’Europa allineato. Rivolta ha consolidato il gap e ha pennellato una subacquea nella vasca di ritorno da paura, sia perché stupenda sia perché rischiosa. Alla fine Miressi si è potuto permettere un cambio soporifero a 0,44 e una frazione finale che ha portato il distacco finale degli azzurri a 4 secondi e 44 centesimi. Saremo pronti per il record del mondo e magari per battere gli Stati Uniti non solo ai Mondiali ma soprattutto alle prossime Olimpiadi? Chissà. Anche solo potersi permettere di pensarlo è meraviglioso. Per quella staffetta che una volta era “la vergogna del nuoto azzurro” o che veniva eliminata in batteria perché “gli ultimi giorni, la stanchezza, non sappiamo cosa sia successo”. Nota a margine: la staffetta che ha nuotato al mattino (perché possiamo permetterci i cambi che vogliamo) sarebbe arrivata seconda.

 

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