Chi è ancora sul podio mondiale dopo dieci anni? In quanti sono stati così a lungo capaci di vincere, perdere, vincere di nuovo, vivere tra alti e bassi, subire anche qualche batosta personale, cambiare varie volte atteggiamento nei confronti del pubblico e dei media, diventare la più grande sportiva italiana di sempre e continuare a esserlo, malgrado le frotte di contestatori da divano che hanno fin da quasi subito sminuito i suoi successi o denigrato la sua persona e le sue scelte, pagate bene o male solo da lei?
La verità è che si è sempre fatta un mazzo tanto per nuotare e vincere e ha nuotato e vinto moltissimo.
“Un’italiana di sedici anni ha ottenuto il miglior tempo nella semifinale olimpica dei cento metri.” Era Atene 2004 e tra lei e l’oro si intromise la Potec. Sarebbe stata curiosamente la rumena, adesso presidente della sua federazione, a premiarla dieci anni dopo a Kazan. A quell’epoca i cecchini del malaugurio non esistevano ancora. L’anno successivo si lamenta dell’argento mondiale conquistato e comincia a piacere dii meno ad alcuni, ad essere difesa ad oltranza da altri. Nei primi anni, vado a memoria, ha quasi sempre alternato una grande prestazione a una delusione. In tanti si piazzavano davanti alle tv per vedere le sue gare e in tanti, presto, avrebbero iniziato ad affollare le piscine per cercare di emularla, come era successo durante l’era di Rosolino e Brembilla. Ricordo un “dai!” urlato in tv e la Caporale che nell’intervista le accarezza il viso come a dire “Finalmente ti sei ripresa ciò che è tuo.” Non ricordo l’occasione, però.
Prima di Pechino sembrava, almeno a me e a stare alle dichiarazioni di dirigenti mai troppo amati da Federica, che si fosse creato un movimento natatorio tale da garantire i successi olimpici di sport come la scherma. Non sarà così, perché non esploderanno le staffette, non lo farà la generazione del ’90/’91 (gli Orsi ecc.) e non lo farà compiutamente nemmeno la Filippi. Io sognavo un’Olimpiade di Londra colorata di azzurro con la Pellegrini vincente in stile Ledecki, dai 100 ai 400, secondo quelli che erano i pensieri di Castagnetti, una Filippi vincente negli 800 e i velocisti azzurri che si sarebbero imposti. La realtà sarebbe stata diversa, ma la Pellegrini avrebbe sempre retto la baracca insieme, più volte, proprio alla Filippi. Sarebbero poi arrivate le medaglie pesanti di Dotto, Bianchi, Scozzoli, qualche staffetta, e sarebbe comunque cresciuto un movimento natatorio di base e di livello (da top 16 mondiale e molto forte a livello europeo.) Non mi piaceva che si parlasse solo di Federica, che i media si dedicassero solo a lei, ma era lei l’astro del nuoto italiano e non faceva niente per frenarli, i media.
Oltre agli idolatri, sono presto apparsi i detrattori a prescindere. Invidia, forse. Il successo, i soldi, le pubblicità, le dichiarazioni, atteggiamenti da diva (per alcuni) probabilmente pompati dai media, le apparizioni in tv, gli amori, i litigi, le separazioni, i Marin, le Manaudou, i Magnini. Che si parlasse di questo e non della parte nuotata mi dava fastidio, ma ci sta. Che si pensasse che il nuoto fosse solo lei ci sta. Che si criticassero le sue prestazioni sportive perché qualcuno la riteneva antipatica (io no) o per l’approccio mediatico, non ci sta proprio.
A livello sportivo, lei continuava a vincere. Certo: con qualche colpo di testa, qualche strana controprestazione. Gli svenimenti in piscina, la repulsione a nuotare i 400 metri in più occasioni.
A ogni sconfitta è seguita una rivincita. E che rivincita! Forse è per questo che ha iniziato a dover dimostrare sempre qualcosa, secondo qualcuno.
A Pechino sbagliò gara nei 400sl e mentre c’era chi già preparava articoli secondo cui era finita (Gabriele Romagnoli su Repubblica?) lei piazzò il colpo del record del mondo nei 200sl in batteria. “Stronza!” Le dissi guardandola in tv dopo che la mattina (orario italiano) mi aveva deluso. La rivincita piena la prese proprio con l’oro olimpico nei 200sl. A proposito di record del mondo: fu proprio una vittoria con record del mondo che sancì la sua rinascita e si proiettò ancora di più nell’olimpo del nuoto mondiale. Chi guardava distrattamente la gara con me in casa disse:”Dai! Un’italiana ha fatto il record del mondo.” Evidentementa ancora non era “LA PELLEGRINi.”
Il 2009 è stato l’anno dei mondiali di Roma, con lei e la Filippi sugli scudi. Si è concessa una sola volta ai ragazzini idolatranti che le chiedevano autografi, non più di quanto si siano concessi altri atleti. Ha stravinto le sue gare, facendo record del mondo, uno dei quali, quello dei 400sl, resiste ancora. E’ stata la prima donna a abbattere il muro dei quattro minuti sui 400. Certo: c’erano i costumoni. Però lei ha vinto sia con quelli che senza quelli, anche se i critici a prescindere non se ne ricordavano e lei poi li avrebbe ulteriormente smentiti.
Potremo discutere all’infinito sulla sua decisione di criticare le compagne della staffetta in diretta tv. Io ricordo le lacrime della Carpanese, che non c’entrava un granché visto che aveva fatto il suo, all’uscita dagli impianti e ricordo le grida “Fede!Fede!” di tutto l’impianto quando stava quasi per far raggiungere il bronzo alla squadra. Anche lì, comunque, ha dimostrato personalità.
Poi ha subìto il dramma della morte di Castagnetti, ha cambiato tanti allenatori, ha probabilmente perso tempo e occasioni, ha avuto altri alti e bassi, altre vittorie mondiali ed europee, ma ha perso il treno di Londra e questo è il più grande rimpianto per lei e per quello che avrebbe potuto essere.
Chissà quanto sarà stato vero che non si è allenata per i 200sl per i mondiali di Barcellona del 2013? Ebbene. In ogni caso anche lì dimostrò di esserci! Argento dietro alla Franklin e gufi zittiti! Lei era rinata ancora una volta. Però è possibile che dovesse ancora dimostrare qualcosa? Non bastava essere già da tempo la più grande sportiva italiana di sempre? E l’anno dopo per gli europei di Berlino, con l’età che avanza, gli allenatori che cambia (Lucas, per esempio), le città che cambia, i fidanzati Magnini con cui si lascia e riprende, la concorrenza che aumenta e si fa più forte, continua a salire sul podio.
Anche quest’anno non sono mancate occasioni di polemica. Ha subìto perfino le reprimende del direttore della piscina comunale di Rimini perché una volta lei ha osato lamentarsi del caldo eccessivo durante gli allenamenti nella piscina di Verona: cosa da ritenere ovvia da chiunque non abbia praticato sport diversi dal cambio di canale sul telecomando.
Dicevano: “Tu non potrai correre i 200sl perché sono troppo veloci, tu dovresti fare i 400sl dove c’è meno concorrenza, ti sei affidata a un allenatore inesperto come Matteo Giunta che ti ha ridotto i lavori sui 400 puntando sulla velocità assecondando i tuoi desideri. Dove pensi di poter arrivare?”
Ecco dove è arrivata. Argento, quasi oro, mondiale nei 200sl ancora una volta, dietro alla Ledecki, davanti alla Franklin. Alla fine è esplosa in lacrime davanti alla tv, regalando ulteriori emozioni a tutti: gli idolatri, i detrattori e gli sportivi.
Grazie per tutti questi anni, Fede.
PS. Ci sono quelli che dicono che sia antipatica. A me agli assoluti di Riccione di quest’anno ha dato l’impressione che fosse timida, ma forse aveva paura di richieste di autografi (al Settecolli poi è stata travolta.) Ha anche affermato, qualche anno fa, di voler tornare a essere una normale ragazza e poi una normale donna e le foto su twitter o instagram coi compagni di squadra mi sembra che lo dimostrino. Forse ha avuto degli atteggiamenti altezzosi ai tempi di Roma 2009, e comunque sarebbero fatti suoi. Ma poi è cambiata. I cambiamenti in positivo non piacciono agli invidiosi di professione come non piacciono i successi altrui, evidentemente. Tutto questo, in ogni caso, non ha niente a che fare, con la ragazzina che voleva diventare forte come la Van Almsick e forse lo è diventata di più.