there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Quel Fiorentina Juve che resterà nella storia.

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Come se improvvisamente il cartone animato Holly e Benji fosse diventato realtà.
Come se il sogno più incredibile avesse deciso di realizzarsi.
Come se qualcuno avesse voluto dimostrarci che le grandi svolte sono possibili: basta crederci.
In un quarto d’ora si è ribaltato il mondo, la vita ha preso una direzione opposta a quella che aveva preso fino ad allora.
Ovunque si stesse trovando un cuore viola, tra il quindicesimo e il trentaseiesimo minuto di Fiorentina – Juventus, il venti ottobre duemilatredici, è rimasto immerso in un mare di gioia , è stato travolto da un’esplosione di esultanza, si è come paralizzato in una vertigine di estasi.
Dopo la partita c’è chi ha aspettato i giocatori, chi ha festeggiato insieme agli altri dentro e fuori lo stadio, chi ha pubblicato emozioni sui social network, chi non ha smesso un attimo di ascoltare le radio o guardare e riguardare le tv, chi ha strimpellato nelle strade a bordo di auto o motorini.
Eppure le premesse non erano state buone. I soliti proclami dei giorni precedenti la partita, la solita euforia, le solite minacce presto naufragate dopo un primo tempo con una curva piuttosto moscia e due gol subiti. Quanti avranno pensato dopo il rigore per la Juve, il regalo che ha portato al secondo gol e una partita molto tattica e molto noiosa:“Smetto di seguire il calcio?”
Anche il secondo tempo non era iniziato benissimo per i colori viola e in tre occasioni Neto ha salvato i viola da un’umiliazione simile a quella subita con lo zero a cinque di due anni prima.
Fatto sta che il canto “Che s’ha a provare a fare un gol?” della Fiesole, il passaggio tattico al 4-3-3, l’avanzamento di Cuadrado, l’ingresso in campo di Joaquin qualcosa di positivo l’hanno prodotto.
Ci ha pensato Mati Fernandez a dare il là alla cavalcata che ha sancito la rimonta. E’ entrato in area, ha ricevuto una spallata, si è lasciato cadere e Pepito Rossi, fin lì fermo e dolorante alla schiena, ha trovato l’angolo alla destra di Buffon. Quello che ricordiamo tutti, però, è come Pepito abbia quindi preso il pallone in fondo alla porta e, come un invasato, abbia chiamato la folla all’incitamento, strattonando pure Cuadrado per mettere la palla con forza in mezzo al campo.
Dopo dieci minuti  Rossi, a pochi metri dal limite dall’area, ha ricevuto il pallone, ha fatto una piroetta e ha tirato forte e preciso: il non incolpevole Buffon si è buttato in ritardo e la Fiorentina ha pareggiato.
La storia era lì a farci esultare, noi tifosi viola allo stadio, ma anche ad avere paura della beffa finale, anche perché erano quindici anni che la Fiorentina non batteva la Juve: era il 1998 e un gol di Batistuta sembrava prefigurare un campionato di primordine, con la Viola in testa prima che a Edmundo prendessero nostalgie carnevalizie e lo stesso Bati si facesse male contro il Milan.
Invece ecco che solo due minuti dopo il pareggio,  Vidal ha perso un pallone a centrocampo, Borja Valero se lo è mangiato,  l’azione si è sviluppata sulla destra rispetto alla porta juventina, sotto la Fiesole, Bonucci ha sbagliato un rinvio, Borja e Cuadrado si sono buttati sul pallone, sradicandolo dai piedi avversari, Borja ha visto Joaquin liberissimo e gli ha servito il pallone.
Quante volte, nella vita calcistica di una squadra, quel pallone sarebbe finito fuori o sullo stinco del portiere? Ebbene, stavolta è stato gol, sul palo difeso da Buffon.
Ecco lo tsunami. Allo stadio è volato di tutto, un giornalista ha scritto di avere scaraventato per terra il portatile.
Ma ecco che la Juve è avanzata all’arrembaggio e così ha prestato il fianco a un nuovo contropiede. Cuadrado si è fatto tutto il campo palla al piede. Accanto a lui c’èra Rossi. Un solo difensore stava tra i due.
Quante volte abbiamo maledetto il passaggio o il tiro sbagliato? La scelta della soluzione più difficile? Stavolta Cuadrado ha fatto quel che era più logico: ha passato la palla a Pepito. Inizialmente c’è stato un oh di delusione, perché il passaggio sembrava corto. Però Rossi si è buttato su quel pallone in anticipo e con più grinta del difensore avversario: tiro di prima intenzione e gol, ancora gol, quattro volte gol.  Come se la Juve venisse presa a pallettoni: molto più di un sogno.
Si è perfino sfiorato anche il quinto gol, ma non contava. L’attesa del fischio finale era scandita dagli oh dello stadio, dalle sciarpe alzate, dalle bandiere sventolate, dai cori, dall’inno cantato tutti insieme.
Il cielo è viola sopra Firenze.
Ecco un filmato in cui si ironizza su un Hitler juventino cui viene annunciato il risultato della partita:

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