Avete presente quando vi ritrovate coinvolti in un evento che il giorno dopo sarà riportato sui media? Di solito c’è qualche dettaglio che non vi torna, vero? A me è successo più volte. I dettagli, poi, possono essere più o meno rilevanti, ma quel che conta è il segnale. Che i giornalisti spesso non tengano conto neppure della regola delle cinque w, che insegnano alle medie? Oppure ne tengono conto, ma sbagliano qualche w.
Non generalizziamo, per l’amor d’iddio. Anche perché ci sono tanti giornalisti bravi e valorosi: soprattutto quelli che si muovono sul campo, che partono per i fronti di guerra, che scavano nelle notizie, che fanno inchieste serie e approfondite. Quelli che fanno giornalismo, insomma. Peccato che a volte sembra che i veri giornalisti siano la minoranza della professione, almeno in Italia.
Distinguiamo allora tra i giornalisti e i giornalistucoli e occupiamoci di questi.
Non è che un raccomandato sia per forza meno bravo di un non raccomandato, ma sembra che la raccomandazione sia stata a lungo essenziale per entrare nel mondo del giornalismo. Non sappiamo quanto si possa parlare di network e quanto di raccomandazione, ma si notano alcune somiglianze nei cognomi di alcuni giornalisti (Augias, Carotenuto, Calamai) e ad approfondire si scoprono delle parentele interessanti. E’ comunque curioso che dei raccomandati si lamentino delle raccomandazioni altrui o l’assenza di meritocrazia nel mondo.
Poco male sarebbe se questi raccomandati non avessero un canale privilegiato rispetto ai non raccomandati o risultassero una percentuale minima rispetto al totale dei giornalisti. Se chi vale ce la fa lo stesso, insomma, e non ci sono barriere all’entrata, il fenomeno della raccomandazione può essere visto come meno grave.
Si narra che ci siano stati molti giornalisti che hanno campato sulle note spese a pie’ di lista. “Ho speso quarantamila euro di pasti in dieci giorni. Me li rimborsate?” Il problema è di chi gli rimborsa le spese. Oppure del fatto che comunque sia questi giornalisti ipergarantiti non possano essere licenziati.
Poi ci sono i copia-incolla. In questo gruppo stanno anche degli editorialisti famosi come Federico Rampini, che ha dalla sua un’intera collezione di articoli copiati dal New York Times. Ora è anche normale che un articolo possa riprenderne un altro e se vale può anche essere copiato: basterebbe citare la fonte, magari, anziché appropriarsene, spesso facendo correzioni, tagli funzionali a una tesi e traduzioni erronee. Vedi https://www.facebook.com/DagospiaUfficiale/posts/10152822782558924 Cerca anche “Rampini copia” su Google.
Infine abbiamo le vere proprie bufale. Succede che ci si sbagli, che si prenda una cantonata, che si dia una notizia non vera o si avalli un’opinione che fa acqua. E’ più difficile ammetterlo, una volta scoperti, ma in molti casi viene un dubbio: nelle redazioni e nelle menti di molti giornalisti prevarrà l’ignoranza o la malafede?
Entriamo adesso nella grande categoria dell’articolo o dell’inchiesta a tesi precostituite. I cosiddetti reportage televisivi, le cosiddette trasmissioni di inchiesta ci sguazzano. Report, Presa Diretta, Piazza Pulita, Le iene. Partono da una tesi precostituita e ci costruiscono la trasmissione. Inoltre ci sono i giornali che fanno una campagna politica, che strillano titoli funzionali a tesi precostituite che piacciono al direttore, all’editore, al politico di riferimento. O che semplicemente spiattellano ai lettori le conferme ai loro pregiudizi. Mica credevate che i giornali avessero una funzione istruttiva o una educativa, vero? Non sono solo i giornali di partito a fare propaganda politica.
Del resto ci sono direttori la cui funzione è quella di addetti alle pubbliche relazioni. Giuliano Ferrara, per esempio, secondo un vecchio articolo di Repubblica che non sono riuscito a ritrovare. Chi vuoi che parli male del politico o dell’imprenditore invitato a cena (Scalfari e Carli) o di quello che può aiutarti nella scalata al potere (Sallusti per diventare sindaco) o di quello che deve le sue fortune a un politico. Ci sono degli editorialisti che improvvisamente diventano fan. Di Berlusconi, di Grillo, di Renzi, del politico di turno. Vengono in mente i nomi di Rondolino, di Scanzi, dei vari servi di Silvio. Quanto possono essere credibili come espressione del quarto potere certi personaggi che diventano propagandisti di un politico anziché fargli da cane da guardia (a lui come agli altri?) Ci sono anche quelli che decidono di integrarsi in uno dei tre poteri: Travaglio, l’ultrà dei magistrati.
Sull’analfabetismo scientifico e su quello economico, i giornali seguono le tracce dei propri lettori o degli italiani. Stendiamo un velo pietoso e non crediamo agli studi riportati come rivoluzionari dai media. Questo articolo può bastare per farsi un’idea del problema: http://italiaxlascienza.it/main/2014/03/tutto-causa-il-cancro-il-bias-dei-capelli-bianchi/
Ricordi anche che quando studiavi e sentivi un argomento di studio in tv era sempre riportato supeficialmente. Servizi che danno il valore assoluto dell’utile o del fatturato o dei debiti come indicativi dello stato di salute dell’azienda, per esempio. Fenomeni come la disoccupazione che si capisce quando il giornalista non sa cosa misurano e così via.
Chiudiamo con un elenco di bufale, errori, opere ed omissioni.
Bufale alimentari: http://www.ilfattoalimentare.it/bufale-alimentari-false-notizie.html,
http://www.ilpost.it/2012/12/31/bufale-cibo-2012/
Il caso Berizzi-Marzullo: sarà stata vera l’intervista? http://pazzoperrepubblica.blogspot.it/2015/03/intervista-berizzi-marzullo-la-verita.html
Ancora questo Paolo Berizzi, contestato dal sindaco di Cantù. Non sappiamo se sia vero che un bimbo ha fatto il saluto romano, ma c’è bisogno di gonfiare un gesto fatto all’asilo, ammesso e non concesso che il fatto sia avvenuto veramente? http://www.ilpost.it/2015/05/14/bambino-cantu-saluto-romano-berizzi/
Udo Gumpel spiega al Fatto Quotidiano cosa sono i minijob.
https://www.facebook.com/udo.gumpel/posts/10207708751745966.
Il fatto quotidiano: un giornale che è campato anche sul complottismo, ma che almeno non prende contributi pubblici.
Il Sole 24 prende abbagli in economia. http://noisefromamerika.org/articolo/monetarista-chi
Nel libro Voltremont ci sono esempi di giornalisti piegati al verbo di Tremonti ed esempi di pura ignoranza. Ci sono anche giornalisti bravi e competenti, per fortuna.
Luca Sofri sulle notizie che non lo erano ha scritto un libro. http://www.ibs.it/code/9788817079266/sofri-luca/notizie-che-non.html
Carlo Clericetti non è a suo agio coi numeri: http://noisefromamerika.org/articolo/pensioni-repubblica-numeri-oecd Il problema in questi casi il problema non è tanto che il giornalista sbagli una volta, ma che sia superficiale spesso. Non deve per forza sapere tutto, ma dovrebbe verificare, no? Dovrebbe pensare:”Quello che scrivo sarà giusto?” Come nel caso del delfino…
Il sito Phastidio è pieno di articoli in cui si commentano articoli di giornali manifestamente infondati.
Su Facebook esiste una pagina chiamata Giornalismo Ascientifico. https://www.facebook.com/groups/142280605967457/?ref=ts&fref=ts
Potremmo continuare e forse continueremo. Intanto un prossimo post sul tema riguarderà le pseudo inchieste televisive.