La mattina prese il bus nella direzione opposta a quella dovuta e arrivò tardi in ufficio.
La sera perse il treno e dovette aspettare quello successivo.
La sera prima acquistò la fotocamera in tre siti diversi e cancellò l’acquisto in tutti e tre. Il finanziamento online con Findomestic si rivelò una tortura tra certificati da scaricare che non si scaricavano e firme digitali che non si potevano apporre. Alla fine decise di andare direttamente in negozio, da Ollo Store a Empoli e lì prese la sua nuova fiammante Fuji xe3.
L’obiettivo Fujinon xf 18 55 gli fu venduto da un tipo fantastico che aveva messo l’annuncio su Subito.it e si era detto non del tutto convinto della cessione: se avesse monetizzato, avrebbe comunque comprato una X100t.
L’appuntamento per la cessione dell’obiettivo era a Pontassieve. All’inizio fissarono per Firenze Sud, poi per Campo di Marte, poi per Pontassieve. Lui prese il treno per Figline, ma era il regionale veloce, quindi non sarebbe passato per Pontassieve, quindi dovette scendere a Campo di Marte e cambiare treno di nuovo. Comunque il venditore era di Figline, perciò avrebbe potuto ricambiare appuntamento.
Lo scambio dell’obiettivo avvenne in un bar di Pontassieve, quel bar Sonia dove a 14 anni il nostro eroe protestò contro la scritta “eccezionale” posta in un cartello sulla vetrina.
Il venditore della lente disse che la macchina era fantastica e che l’impugnatura migliorata rispetto alla sua Xe1.
Prima di prendere il treno per Firenze RR si accorse che gli mancava qualcosa. Aveva lasciato l’estensione della sua mano destra, cioè l’Ipad, su una panchina. Sarebbe stata una tragedia lasciarlo lì.
Il pomeriggio aveva comprato un paio di scarpe nel negozio Avantgarde sotto la stazione Santa Maria Novella di Firenze.
Il primo ingresso era stato titubante: aveva osservato un po’ le scarpe, ma soprattutto la gente (sempre troppa) e i commessi (troppi e nessuno si fermava a considerarmi, il che era sia positivo, perché lasciavano RR in pace, sia negativo, perché stava perdendo tempo nell’indecisione).
Uscì, ma si decise subito a rientrare. Fece un cenno alla commessa. Lei arrivò. Lui chiese un paio di scarpe nere invernali basse numero 39. Lei gli propose due tipi di scarpe e si presentò con un paio solo. Andava benissimo! Il dado era tratto. Ancora una volta era riuscito a comprare un paio di scarpe stando in negozio non più di dieci minuti.
La commessa parlò di abbinamenti di colori, di possibilità di utilizzo anche a inizio primavera e di altre cose misteriose e quindi anche affascinanti, ma lui non sapeva come intavolare un discorso su quei concetti e si limitò ad annuire sforzandosi perfino di sorridere. “Ci è andata di lusso, per il numero” finì col dire la commessa, slanciata e sorridente.
RR annuì di nuovo e uscì.