there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Glasgow 2018 (6)

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1. Il sole ci prova, ma non si impegna abbastanza. Fa capolino e si ributta presto sotto, anzi sopra, le nuvole. In compenso è apparsa la subdola pioggerellina di Glasgow, quella che non senti per niente ma ti bagna del tutto.
2. Dicono sorry con la o chiusa (“stiamo per chiudere, il caffè e finito, soooooooorry”), continuano a salutare e a intavolare conversazioni, cioè ti inseguono finché non hanno finito il discorso “morning, see you later, enjoy, hope you enjoyed…”. Dicono cheps per chips, berger per burger, non pronunciano le t finali nemmeno qua, spesso.
3. Con una all day breakfast (pron. brekfest) vai avanti fino a metà pomeriggio.
4. In George Square ci sono maxischermi da cui si vedono le gare, tavolini, sdraio, ambulanti del cibo tossico e salutare (“healthy and hearthy food”, dicono), concerti dal vivo, persone sedute, persone che camminano, persone che ballano, persone che conversano, persone che bevono birra, persone che fotografano altre persone (ehm…), persone imbalsamate sotto forma di statua e poi palazzi, negozi e una scritta gigante su un grattacielo: people make Glasgow.
5. Allora, primo approccio col centro città. Palazzi vittoriani, vie larghe, case a mattoni in vista, look right e look left lungo le strade. Quello che ti aspetti da una città del Regno Unito. Giudizio da rimandare, ma Edimburgo mi era apparsa fin da subito più bella, scura, misteriosa (tipo che dalle parti del castello potevano apparirti fantasmi e vampiri), selvaggia.
6. Dice il saggio: se mentre fai una foto vedi il buio ed è mezzogiorno, guarda dove hai il copri obiettivo.
7. Dice l’altro saggio: prima di cercare ovunque dove abbia messo il copri obiettivo, guarda se per caso non stia già coprendo l’obiettivo.
8. L’inno russo si conferma il più bello di tutti, seguito da quello inglese. Devo scegliere tra quello francese e quello tedesco per la medaglia di bronzo.
9. Cose che ho pensato di fare nei prossimi giorni, tra un evento e l’altro: fare il tour dello stadio del Celtic, visitare l’hunterian museum (già fatto a Londra, comunque), visitare lo scottish football museum, entrare nel negozio Forbidden Planet (tanto per far finta di essere a Londra, di nuovo).

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