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Lo stupore delle prese elettriche

Glasgow 2018. le chiamavano seconde linee

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Le chiamavano seconde linee.

Poi un giorno, anzi una settimana, hanno deciso di trasformarsi in punte. Tutte quante. I loro successi, i loro record, i loro primati nazionali-personali-stagionali, le loro medaglie, le loro storie, sono quelle di chi ci ha sempre creduto, di chi non ha mai mollato, di chi non finisce spesso sotto i riflettori, ma si fa un mazzo tanto quanto le star, di chi conquista qualche successo e subisce diverse delusioni e magari viene ricordato per queste, ma non demorde e alla fine riesce a occupare lo spazio finora destinato alle stelle.
Anni di fatiche e botte e vinci casomai gli Europei.

Quei successi che si è sempre augurato chi segue in tv il nuoto costantemente dai primi anni Duemila e dal vivo dal 2009 tra Europei, Mondiali, Settecolli e Assoluti (no, alle Olimpiadi dal vivo ancora non ci sono arrivato) finalmente si sono realizzati. C’è sempre un domani a cui pensare, ma non c’è giornata migliore di oggi per godere e festeggiare. Chi ha seguito tutti questi atleti per tutti questi anni può sentirsi parte un pochino di questi successi?

Stasera si viaggiava quasi al ritmo di una gara una medaglia.
Già. Perché oggi il nuoto ha regalato all’Italia tre ori, un argento, due bronzi, un disastro, una disillusione e diversi record sbriciolati. In un giorno solo. Li ha regalati anche ai commentatori che trovano il motivo di sminuire sempre tutto.

Giulia Gabbrielleschi nella 10 km nelle acque del Loch
Lomond sta attaccata ai piedi della Rouwendaal e non la molla un attimo. Argenti pistoiesi.

La mista maschile riesce a non qualificarsi per la finale. È giusto che ci sia stato lo spazio anche per un disastro.

Andrea Vergani si ricorda dopo un po’ troppo tempo che per arrivare bisogna prima partire, ma non perde il treno delle medaglie. Bronzo che avrebbe potuto essere argento ma chi se ne frega.

Arianna Castiglioni vola sull’acqua anche se nuota a rana e lascia a secco la Meylutite. Bronzissima. Quanto potrà ancora migliorare? Fosse per la determinazione, sarebbe campionessa olimpica.

Piero Codia stavolta non si perde al momento decisivo, anche se l’arrivo è da infarto. Il rischio lo aveva superato in semifinale. Rimbalza sull’acqua tirando a tutta e scacciando con le bracciate i mostri che lo avevano frenato in passato. Record italiano servito su un piatto d’oro.

Margherita Panziera sorrideva dopo le semifinali. A Kazan, di lei, una tipa ranista conosciuta lì, Amelia, mi disse che era forte e quindi andava seguita. Mi disse anche che un altro forte, tra gli emergenti, era Codia e andava seguito. A Londra 2016 combinò un pasticcio in virata. A Rio era stata brava a nuotare 2’09”, ma il mondo era a 2’07”. Un mese e mezzo fa ha nuotato in 2’07”. Oggi ha limato un altro secondo, raggiungendo il decimo tempo all time mondiale, con la grazia che ha sempre avuto, ma anche con quella convinzione che sembra sia cresciuta negli ultimi due anni. Anche lei ha avuto dei mostri da scacciare, ma lo aveva già fatto qualche tempo fa, stando a quel che ha raccontato. A ogni passaggio, oggi, dava la convinzione che l’oro fosse alla portata. Nell’ultima vasca c’è stato un brivido quando sembrava esserci il ritorno delle avversarie, ma in realtà non l’ha mai subito. Alla fine il tabellone ha mostrato il suo nome al primo posto e un tempo strabiliante, il tempo delle meraviglie. Dorata anche lei.

La mista femminile illude, tutte le atlete danno il massimo, l’argento sembra raggiungibile, ma entra in scena la Blume e fa un tempone pure la Anderson e allora ecco che arriva la medaglia di legno. In fin dei conti mancava alla collezione, no?

Simona Quadarella e i quattrocento metri. Sai cosa? Io intanto parto coi miei 29 secondi di parziale. Poi mi sembra di andare bene. Le altre sono sempre qui accanto. Sai che? Io mi metto davanti. Vedete che non scappate? Pensate di fregarmi con le ultime vasche? Ciao cori, ve saluto! Io metto le gambe, voi state a guardarmele da dietro. Ah, scusate, chi è che ha fatto il triplete? Oh, il prossimo anno dovrebbe tornare anche la mia controfigura al maschile, lo sapete, vero? Gabriele Detti è il suo nome, se io sono la regina del mezzofondo, lui è il re. Dite che c’è la Ledecki? Intanto oggi ai panpacifici l’han battuta due canadesi nei 200. È lunga la strada per Tokyo e in due anni chissà…Bravissima, bellissima, doratissima.

Intanto non so se avete notato che abbiamo vinto ventidue medaglie, di cui sei d’oro (cioè potrei sbagliarmi, ma credo che siano i numeri giusti) e mancavano Detti e Martinenghi (e Silvia di Pietro), la Pellegrini era in fase anno quasi sabbatico e Paltrinieri non ha stranamente vinto un oro. Ci pensate se per una congiunzione astrale un anno siamo tutti in forma allo stesso modo? Ci pensate se quell’anno fosse il 2020? Spaccheremmo a bestia.

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