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Lo stupore delle prese elettriche

Greta e Vanessa: quando l’Italia ha perso la sua umanità

greta e vanessa

Questo è un post in divenire, come le notizie che si susseguono. Intanto ecco una riflessione che ho pubblicato stamani su Facebook:

Ma nessuno si chiede cosa abbiano vissuto loro, cosa abbiano pensato, come passassero le giornate, quanto possano essersi sentite morte o felici, quanto rimarrà a loro, dentro, questa storia.
Qualcuno è interessato al loro racconto senza volerle per forza incasellare da qualche parte?
È possibile che solo nei loro paesi ieri la gente fosse semplicemente felice per la loro liberazione? Nessuno vorrebbe essere a Gavirate o nell’altro posto per festeggiare con loro?
Io ricordo che negli anni 80 se in giro usciva fuori il discorso dei riscatti, il primo pensiero era dedicato alla liberazione.
Le uniche frasi umane che ho letto in questi giorni le ha dette Greta:”Perché lo fate?” ai banditi e “scusate per la megagalattica stronzata che abbiamo fatto e per il dolore che vi abbiamo creato” ai genitori.
Mi sembra che sia scomparso il lato umano. Mi sembra che in questo Paese stia scomparendo la solidarietà per chi è in difficoltà e non appartiene al nostro orticello. Immigrati, carcerati, clochard o semplicemente chi non la pensa come noi o non agisce secondo i nostri canoni di buon comportamento.

Elenco poi un po’ di fatti e di riflessioni. Ne seguiranno altri.

1. Si tratta di due ragazze, studentesse universitarie, già da tempo impegnate nel volontariato. In certi commenti alcune persone le paragonano come esempi negativi rispetto a chi, in Italia, sgobba sui libri. Non si sa se loro sgobbassero, ma erano studentesse come quei poveri figli di mamma. In altri commenti si afferma che avrebbero potuto fare volontariato in Italia: lo stavano facendo, come in altri Paesi. Bruno Vespa, in un editoriale peraltro non malvagio sul Quotidiano Nazionale, dice che dovrebbero essere obbligate a svolgere lavori socialmente utili. Lo stavano facendo. Chissà quali sono, peraltro, tali lavori, secondo Vespa e secondo tutte quelle brave persone che giudicano sbagliati i comportamenti altrui che non si confanno ai loro.
2. Le due ragazze erano già state in Siria: il loro rapporto di quell’esperienza è leggibile qui: http://www.internazionale.it/notizie/2015/01/16/perche-greta-ramelli-e-vanessa-marzullo-erano-in-siria. Nello stesso articolo si trovano anche i curriculum di Greta e Vanessa. Non appaiono come due sprovvedute. Un’intervista ad una dottoressa con venti anni di esperienza, letta stamani sul QN è interessante, perché la signora afferma di non esssere potuta andare con loro per motivi personali. Altrimenti ci sarebbe andata e solo adesso capisce di avere sottovalutato il problema. Possono avere il diritto di averlo sottovalutato anche loro? E’ evidente che sarebbe stato preferibile che fossero andate con organizzazioni più strutturate. Un po’ per i rischi, un po’ perché la somma raccolta da quelle organizzazioni è comunque più alta. Del resto dalla Siria se ne stanno andando quasi tutti. Eppure resta quello slancio ideale che fa dire “Andiamo noi a vedere. Andiamo là dove c’è un problema e cerchiamo di portare un messaggio di pace e di speranza.” Questo idealismo a me piace e mi piacciono le persone che lo mostrano e scusate se vi dà noia.
3. Le due famiglie erano contrarie a che le ragazze andassero in Siria. La scena familiare possiamo immaginarla benissimo. “Torniamo in Siria.” “No, non andateci, ché è pericoloso.” “Ma ci siamo già state. State tranquilli.” Dato che sono maggiorenni nessuno poteva impedire loro di andare. Volevano verificare che i soldi raccolti andassero davvero ai civili siriani. Volevano aiutare davvero i bambini siriani (anche se c’è il rischio che da grandi diventino teste di cazzo.) Non volevano stare comode in poltrona a twittare. Non volevano limitarsi a raccogliere fondi senza sapere dove finivano. Andare là dove c’è un problema e lanciare un messaggio. E’ la filosofia, lo slancio ideale di chi si muove per fare qualcosa per gli altri o per il mondo. Chi le critica non faccia prediche contro l’attivismo da salotto o non chieda dove vanno a finire i soldi o non suggerisca agli altri: perché non fai qualcosa per i bambini dell’Africa? O per le persone? E’ quello che loro facevano. O va bene solo aiutare le persone che fanno parte del proprio orticello (magari per qualche obbligo morale o perché si fa così e non perché si senta davvero) e non aiutare le persone degli altri Paesi né “a casa loro” né quando vengono “a casa propria”?
4. Non avrebbero dovuto andare in una zona di guerra. Purtroppo il mondo non è adatto agli irresponsabili o agli incoscienti. Il problema non è tanto che comunque loro decidano di partire. Come non lo è di chi fa azioni spericolate. Il punto, effettivamente, è quanto certi comportamenti possano aumentare il problema e quanto altri siano coinvolti. La libertà personale è sacrosanta, ma i soldi dell’eventuale riscatto generano più armi che cibo. Il motivo per cui si pagano le tasse oppure per cui vengono chiesti dei certificati quando si va a correre oppure esistono le assicurazioni per responsabilità civile è quello della partecipazione collettiva alle spese legate a incidenti, infortuni, morti, salvataggi. Qualcuno ha detto che dovrebbero pagare per il salvataggio, qualcun altro ha detto che ci vogliono delle assicurazioni contro il rischio di rapimenti, qualcuno ha detto che negli altri Paesi chi causa costi collettivi per colpa della propria sconsideratezza paga: si fanno gli esempi del soccorso alpino svizzero o anche di gente che ha dovuto effettivamente ripagare quote del riscatto. Altri, invece, dicono che è dovere dello Stato portare in salvo i propri cittadini.
5. Ma insomma il riscatto andava pagato oppure no? (Si parte dal presupposto che un riscatto sia stato pagato, ovviamente, malgrado le assicurazioni ovvie e contrarie del governo.)
a. Sì, perché lo fanno perfino gli israeliani. A volte accettano scambi di prigionieri coi palestinesi: quante vittime israeliane in più possono contribuire a generare?
b. Sì, perché già altri governi hanno pagato riscatti per portare a casa dei loro connazionali. Francesi, tedeschi, danesi. Gli italiani hanno fama di pagatori, a differenza degli inglesi e degli americani, i quali, peraltro, hanno riempito di soldi fazioni guerrigliere per decenni. Dovevamo lasciare proprio loro due là? Questo sì può diventare un no se ci sarà un accordo internazionale, che poi verrà rispettato, sul fatto che i riscatti non verranno più pagati. Sia annunciato al mondo che chi va in zone di guerra senza le dovute cautele non sarà liberato in cambio di soldi. (Le cose poi non saranno mai così rigide, ma sarebbe un segno: un po’ come fu fatto in Italia quando fu deciso di bloccare i conti correnti dei parenti delle persone sequestrate.)
c. Sì, perché qualsiasi somma è irrilevante rispetto ai finanziamenti ricevuti da Stati come il Qatar o l’Arabia. (Questo punto è un po’ debole se pensiamo che per uccidere un singolo individuo in più bastano pochi soldi in più. E’ più forte se pensiamo alla soluzione del conflitto.)
d. No, perché per colpa loro abbiamo pagato tutti. Oppure no, perché per colpa loro ci sono meno risorse a disposizione dei nostri poveri bisognosi. O ancora no perché invece che pensare a (chi pare a loro) avrebbero dovuto pensare ai nostri poveri bisognosi (cioè a chi pare a noi ed è irrilevante se noi diamo quell’aiuto.) Non commento questo punto, per ora.
e. No, perché quei soldi possono aver contribuito a destabilizzare la regione e a mettere in un pericolo maggiore le persone delle aziende che hanno rapporti di lavoro e commerciali in quelle zone. Non so quanto possa essere stata destabilizzata in più rispetto a prima, la regione. Le aziende avranno già preso le dovute precauzioni, no? Le persone andranno là già con un adeguato livello di sicurezza, no? Le aziende sapranno inserire il rischio Paese quando calcolano i Van di un progetto, no? Comunque questo è già un punto più forte rispetto al ridicolo punto 4d.
f. No, perché quei soldi possono contribuire all’uccisione di altre persone, magari non coinvolte nel conflitto, o comunque a incrementare l’escalation della guerra. Questo è IL punto che può far dire che loro due, come chiunque altro, andavano lasciate là (o almeno che non andava pagato un riscatto.) Questo perché se portiamo a casa loro con dei soldi che portano a uccidere una persona x, diamo più importanza a loro che a quella persone. Questo perché diamo più importanza al nostro orticello che alle persone che non ne fanno parte. Dove “orticello” comprende comunque persone verso cui sentiamo qualcosa per qualsiasi motivo. Mi è stato detto che i governi dovrebbero avere a cuore le sorti dell’umanità in senso ampio e quindi non devono pagare riscatti se quei soldi contribuiscono ad aumentare il numero di vite uccise. Diciamo che:
i. pensare alle vite dei siriani (i quali vengono in Italia per fuggire alla guerra e gli viene detto da migliaia di brave persone magari cattoliche di tornarsene a casa loro a farsi ammazzare) porta alla conclusione, quantomeno, di non pagare più nessun riscatto da parte di nessun paese.
ii. Io tendo a pensare comunque più alle vite dei singoli individui siriani che a una specie di “umanità” in senso astratto.
iii. Credo che anche i governi e gli Stati abbiano più a cuore un “loro orticello” che una “umanità” in generale.
iv. In ogni caso il punto 4fiè un motivo valido, razionalmente, per dire che un riscatto non avrebbe dovuto essere pagato. Il punto 4d, citato da masnade di idioti sui social network e rinfocolato da giornali di merda in cui non si capisce come faccia a lavorarci della gente civile, no.

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