Da “Voltremont”
Se acquisto (quindi importo) i servizi del personale di servizio – tanto per dire – filippino e vendo (quindi esporto) le mie consulenze aziendali a un’impresa filippina (operante o meno in Italia, non fa differenza),
questo non implica, evidentemente, un arricchimento a senso unico. In questo processo di commercio internazionale l’acquirente dei servizi domestici ci guadagna una casa pulita e delle camicie stirate a un costo inferiore a quello che dovrebbe sopportare se la domestica provenisse neanche da Milano, mentre il venditore di consulenze ottiene un congruo emolumento che andrà a incrementare la sua consistenza patrimoniale.
Prendiamo direttamente dal libro “Voltremont” il seguente esempio storico
Tanti anni fa – neanche tanti, circa
sessanta – l’Italia era un paese veramente povero. C’era l’analfabetismo, tanto per dire, c’era l’emigrazione interna ed esterna, c’erano le masse proletarie sfruttate (per
davvero) alle catene di montaggio della Fiat e neiforni della Falck, e via
elencando disgrazie. Gli Usa, invece, erano la terra nei cui fiumi scorreva
latte e miele. Insomma, l’Italia aveva un reddito pro capite che era una frazione di quello americano, il costo del
lavoro da loro era molto più alto del nostro e via dicendo. Si misero, questi ingenuotti d’americani, acommerciare con noi. Noi, furbetti, esportammo loro la nostra povertà e importammo la loro
ricchezza. Ora, a sessant’anni di distanza, qualcuno può dire che gli
americani siano dei morti di fame e noi dei gran signori? Non ci sembra.
Quindi, che cosa sarà successo? Com’è che la teoria di Voltremont non
funziona nemmeno con due paesi?
Altri esempi? Stati Uniti – Messico, Giappone – Corea del Sud…