there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

I principi dell’economia, di Greg Mankiw

| 0 commenti

Principle 1: People Face Trade-offs

Le persone affrontano dei compromessi.

Non esiste un pasto gratis.

Per ottenere una cosa, di solito dobbiamo rinunciare a qualcosa che ci piace. Prendere le decisioni richiede un compromesso tra due alternative.

Uno studente può decidere di studiare in un’ora tre materie oppure una sola materia oppure può andare a giocare alla playstation o fare un lavoretto retribuito ecc. Per ogni decisione presa, rinuncia a un’altra.

Analogamente, una persona che decide di spendere dieci euro per un panino rinuncia a utilizzi diversi di quei dieci euro, compreso li risparmio.

Anche la società ha delle alternative tra cui scegliere.

Le leggi che proteggono l’ambiente portano a costi più alti di produzione, quindi a profitti più bassi per le imprese, a salari più bassi per i lavoratori, a prezzi più alti per i consumatori (o a una, due o tre di queste possibilità).
La regolamentazione dell’inquinamento produce benefici per l’ambiente più pulito e la salute migliore, ma questa avviene al prezzo della riduzione dei redditi per i proprietari delle imprese coinvolte, dei loro lavoratori e dei loro clienti.

Un’altra scelta tra alternative è quella tra efficienza ed equità.
Efficienza significa che la società ottiene i benefici massimi dalle sue risorse scarse. Equità significa che quei benefici sono distribuiti in modo uniforme tra i membri della società.
Efficienza ha a che fare con le dimensioni della torta. Equità ha a che fare con la sua ripartizione.
Questi due obiettivi possono confliggere quando le politiche governative vengono disegnate. Le assicurazioni contro la disoccupazione e i sistemi di welfare aiutano i membri della società più bisognosi. Ad altri, attraverso le tasse sul reddito, viene chiesto di contribuire in misura maggiore al supporto a tali politiche. Questo può portare a maggiore equità, ma riduce l’efficienza. Quando lo stato redistribuisce il reddito dai ricchi ai poveri, riduce anche l’incentivo a lavorare duramente. Come risultato, le persone lavorano meno e producono meno beni e servizi e quindi la torta diventa più piccola.

Riconoscere che occorre fare dei compromessi e delle rinunce non significa niente in merito alle decisioni che devono essere prese. Uno studente non deve obbligatoriamente usare la sua ora di tempo per studiare o per lavorare, la società non deve smettere di proteggere l’ambiente e i poveri non devono essere ignorati. Però sapere dell’esistenza dei compromessi aiuta a prendere decisioni, poiché permette di mettere sui piatti della bilancia tutti i pro e i contro delle decisioni stesse, quali opzioni sono disponibili.

(Ps. Alla fine ho deciso che la traduzione migliore di trade off sia “compromesso”).

Principle 2: The Cost of Something Is
What You Give Up to Get It

Il costo di qualcosa è ciò a cui si rinuncia per ottenerlo.

Poiché le persone affrontano dei compromessi, prendere decisioni richiede il confronto tra i costi e i benefici della decisione. Non tutti sono monetari.

Andare al college produce benefici in termini di arricchimento intellettuale, migliori opportunità di lavoro, prospettive di redditi maggiori ecc. I costi sono quelli di vitto, alloggio, iscrizione, oltre a quelli per i libri e gli affitti. In realtà alcuni di questi costi si avrebbero anche nel caso la persona andasse a lavorare fuori dal posto di residenza e questo andrebbe valutato nel confronto.
Soprattutto: questi calcoli non devono trascurare il costo più grande, il tempo. Passare un anno ad ascoltare i professori, frequentare le lezioni, leggere i libri di testo e scrivere paper implica che lo stesso tempo non sarà speso a lavoro.

Per molti studenti, i guadagni a cui si rinuncia andando a scuola sono il costo più grande della loro istruzione.
Il costo opportunità di qualcosa è ciò a cui si rinuncia ottenendo quel qualcosa.

Quando si prende una decisione, occorre essere consapevoli dei costi opportunità che accompagnano ogni possibile azione. Gli atleti che devono scegliere tra continuare il college (negli Stati Uniti) o passare al professionismo ne sono ben consci: il costo opportunità può essere così alto che preferiscono rinunciare agli studi.

Principle 3: Rational People Think at the Margin

Le persone razionali prendono decisioni confrontando i costi e i benefici marginali.

Gli economisti normalmente assumono che le persone siano razionali. Le persone razionali sistematicamente fanno il meglio che possono per raggiungere i loro obiettivi, date le opportunità disponibili. Le imprese decidono quanti lavoratori assumere e quanto produrre e vendere per massimizzare i profitti. Gli individui decidono quanto tempo passare a lavoro e quanti beni e servizi comprare col reddito risultante per raggiungere il più alto livello possibile di soddisfazione.

Le persone razionali sanno che le decisioni nella vita sono raramente in bianco e nero, bensì spesso assumono varie sfumature di grigio. A cena, la decisione che affrontiamo non è se mangiare come un maiale o digiunare, ma piuttosto se prendere quel cucchiaio in più di minestra.
Quando studi per gli esami la decisione non è tra non studiare per niente o farlo ventiquattro ore al giorno, ma se passare un’ora in più a studiare oppure guardare un film in tv.

Gli economisti usano il termine “marginale” per descrivere un piccolo aggiustamento incrementale a un piano esistente di azione.
Le persone razionali spesso prendono decisioni confrontando benefici marginali e costi marginali.
Per esempio una compagnia aerea deve decidere il prezzo dei biglietti. Supponiamo che far volare un aereo da duecento posti attraverso gli Stati Uniti costi all’aerolinea 100 000 dollari. In questo caso il costo medio di ogni seggiolino è di 500 dollari. Potremmo essere tentati di dire che il prezzo del biglietto non dovrebbe essere inferiore a 500. In realtà una compagnia aerea formata da persone razionali può trovare il modo di accrescere i suoi profitti pensando al margine. Immaginiamo che un aeroplano stia per decollare con dieci posti vuoti e un passeggero arrivi al gate chiedendo di pagare un biglietto 300 dollari. La compagnia aerea dovrebbe vendere il ticket? Certamente sì. Se l’aereo ha posti vuoti, il costo di aggiungere un passeggero è minimo. Il costo marginale è dato da un sacchetto di arachidi e una lattina, quando è previsto nel servizio. Se il passeggero paga più del costo marginale, vendere il biglietto è redditizio.

Un decisore razionale compie un’azione se e solo se il beneficio marginale dell’azione eccede il costo marginale. Questo principio può spiegare perché le compagnie aeree vogliono vendere un biglietto sotto il costo medio e perché le persone vogliono pagare più per i diamanti anziché per l’acqua.

4: People Respond to Incentive

Le persone rispondono agli incentivi.

Un incentivo è qualcosa che induce una persona ad agire, come la prospettiva di una punizione o di un premio. Poiché le persone razionali prendono decisioni confrontando costi e benefici, rispondono agli incentivi. Gli incentivi giocano un ruolo fondamentale nello studio dell’economia. Un economista una volta ha detto che l’economia può essere definita così: ”Le persone rispondono agli incentivi. Il resto è commentary”.

Gli incentivi sono cruciali per analizzare come funzionano i mercati. Per esempio quando il prezzo delle mele sale, le persone decidono di comprarne meno. Allo stesso tempo i melai decidono di assumere più lavoratori e raccogliere più mele. In altre parole un prezzo più alto incentiva i consumatori a consumare meno e i produttori a produrre di più. L’influenza dei prezzi nel comportamento dei consumatori e dei produttori è cruciale per capire come l’economia di mercato alloca le risorse scarse.

I policymaker pubblici non dovrebbero mai dimenticarsi degli incentivi. Molte politiche cambiano i costi e i benefici che le persone affrontano e quindi alterano i loro comportamenti. Una tassa sulla benzina, per esempio, incoraggia le persone a guidare auto più piccole e più efficienti dal punto di vista energetico. Questa è una delle ragioni per le quali in Europa le persone guidano auto più piccole che negli Stati Uniti, dove le tasse sulla benzina sono basse. Una tassa sulla benzina incoraggia le persone anche a prendere i carpool, a prendere i trasporti pubblici, a vivere vicino a dove lavorano. Se tali tasse fossero più alte, più persone sarebbero incentivate a guidare auto ibride e se fossero ancora più alte potrebbero decidere di passare alle auto elettriche.

Quando i policymaker sbagliano nel considerare come le loro politiche influenzano gli incentivi, spesso si verificano conseguenze inattese.
Per esempio consideriamo la politica pubblica riguardante la sicurezza delle auto.
Una legge che imponga le cinture di sicurezza quali effetti ha sulla sicurezza delle auto? L’effetto diretto è ovvio: quando una persona indossa una cintura di sicurezza, la probabilità di sopravvivere a un incidente stradale cresce. Questa però non è la fine della storia, poiché la legge influenza il comportamento alterando gli incentivi.
Il comportamento rilevante qui è legato alla velocità e alla cura con cui i guidatori guidano le loro auto. Guidare piano e con attenzione è costoso poiché richiede l’uso di energia e di tempo al guidatore. Quando un guidatore decide il livello di sicurezza con cui guidare confronta, forse inconsciamente, il beneficio marginale del guidare in sicurezza, con il costo marginale. Come risultato, guida più lentamente e con più attenzione quando il beneficio marginale della guida sicura è alto. Per esempio quando la strada è ghiacciata il guidatore guida con più attenzione rispetto a quando la strada è in buone condizioni. Quando si guida su strade conosciute siamo meno attenti di quando guidiamo su strade sconosciute.

In che modo le cinture di sicurezza alterano il calcolo dei costi e dei benefici percepiti dal guidatore? Le cinture rendono gli incidenti meno costosi poiché riducono la probabilità di infortunio o di morte.
In altre parole le cinture riducono i benefici della guida lenta e attenta. Le persone rispondono alle cinture come se ci fosse un miglioramento nelle condizioni stradali: aumentando la velocità e diminuendo l’attenzione alla guida. Il risultato di una legge sulle cinture, quindi, è quello di aumentare il numero di incidenti.

Il declino nella guida sicura ha un impatto inverso sulla sicurezza dei pedoni, che hanno più probabilità di finire in un incidente, ma non hanno i benefici di una protezione in più come hanno gli autisti.
In uno studio del 1975, l’economista Sam Peltzman argomentò che le leggi sulla sicurezza delle auto avevano avuto molti di questi effetti. Queste leggi avevano prodotto meno morti tra gli autisti per incidente e più incidenti. Inoltre era aumentato il numero delle morti tra i pedoni.

Quando analizziamo ogni politica, non dobbiamo considerare solo i diretti effetti di tale politica, ma anche gli effetti indiretti meno ovvi che si producono attraverso gli incentivi.

Se la politica cambia gli incentivi, le persone cambiano il loro comportamento.

Principle 5: Trade Can Make Everyone Better Off

Il commercio può fare stare tutti meglio.

Potreste avere sentito che i giapponesi sono concorrenti di quelle americane nell’economia mondiale. In un certo senso è vero poiché le imprese americane e quelle giapponesi competono nel produrre molti beni simili. Ford e Toyota competono per gli stessi clienti nel mercato degli automobili come Apple e Samsung competono per gli stessi clienti nel mercato degli smartphone.

Pensare alla competizione tra nazioni, però, rischia di generare dei fraintendimenti. La concorrenza tra il Giappone e gli Stati Uniti non è come una gara sportiva in cui uno vince e l’altro perde. In realtà, è vero l’opposto. Il commercio tra due nazioni può fare stare meglio ambedue i paesi.

Per capire perché, consideriamo come il commercio ha effetti sulle famiglie. Quando un membro della tua famiglia cerca un lavoro, compete coi membri di altre famiglie che stanno cercando anch’essi un lavoro. Le famiglie competono tra di loro quando vanno a fare la spesa, poiché ogni famiglia vuole comprare le merci migliori ai prezzi più bassi. Ogni famiglia nel sistema economico è in concorrenza con tutte le altre famiglie. Nonostante ciò la tua famiglia non starebbe meglio se si isolasse dalle altre. Se lo facesse, dovrebbe produrre il proprio cibo e i propri vestiti e dovrebbe costruire da sé la propria casa.

È evidente che la tua famiglia guadagni molto dalla sua capacità di commerciare con gli altri. Il commercio permette a ogni persona di specializzarsi nelle attività che sa fare meglio, sia essa coltivare la terra, cucire o costruire case. Attraverso lo scambio con gli altri, le persone possono comprare una più grande varietà di beni e servizi a costi più bassi che nel caso dell’auto produzione di tutto.

Per le nazioni vale lo stesso discorso. Il commercio permette alle nazioni di specializzarsi in ciò che sanno fare meglio e di godere di una più grande varietà di beni e servizi. I giapponesi, i francesi, gli egiziani, i brasiliani sono nostri partner molto più di quanto siano nostri concorrenti.

Principle 6: Markets Are Usually a Good Way to
Organize Economic Activity

I mercati sono di solito un buon modo di organizzare l’attività economica

Le economie di tipo sovietico si basavano sulla premessa che gli ufficiali di governo fossero nella posizione migliore per allocare le risorse scarse. Questi pianificatori centrali decidevano quali beni e servizi andavano prodotti, in quale quantità, e chi li produceva e chi li consumava.
La teoria alla base della pianificazione centrale era che solo il governo potesse organizzare l’attività economica in modo da promuovere il benessere economico della nazione intera.

La maggior parte delle nazioni che avevano adottato un’economia pianificata dal centro hanno abbandonato il sistema e hanno iniziato a sviluppare economie di mercato.

In un’economia di mercato le decisioni del pianificatore sono sostituite dalle decisioni di milioni di imprese e di famiglie. Le imprese decidono chi assumere e cosa fare. Le famiglie decidono per quali imprese lavorare e cosa comprare coi loro redditi.

Le imprese e le famiglie interagiscono nel mercato, dove sono i prezzi e i propri interessi a guidare le loro decisioni.

A prima vista non si capisce il successo delle economie di mercato. In un’economia di mercato nessuno ricerca il benessere economico dell’intera società. Il libero mercato contiene molti compratori e venditori di numerosi beni e servizi e tutti sono interessati innanzitutto al proprio benessere. Tuttavia, nonostante la presa di decisioni avvenga in modo decentralizzato e gli operatori perseguano prioritariamente i propri interessi, le economie di mercato si sono dimostrate di successo nell’organizzare l’attività economica e nel promuovere il benessere economico globale.

Nel libro sulla Ricchezza delle Nazioni Adam Smith fece le sue famose osservazioni. Le famiglie e le imprese interagiscono sul mercato come se fossero guidate da una mano invisibile che le conduce ai risultati desiderabili.
I prezzi sono gli strumenti con cui la mano invisibile dirige l’attività economica. In ogni mercato i compratori guardano al prezzo per determinare la loro domanda di beni e servizi e i venditori guardano al prezzo quando decidono cosa vendere.

Principle 7: Governments Can Sometimes
Improve Market Outcomes

I governi possono a volte migliorare i risultati del mercato

Una delle ragioni per cui uno stato è necessario è che la magia della mano invisibile si esplica se il governo riesce a imporre le regole e a mantenere le istituzioni che sono alla base di un’economia di mercato.
Le economie di mercato hanno bisogno di istituzioni che assicurino e impongano il rispetto dei diritti di proprietà, in modo che gli individui possano possedere e controllare le risorse scarse.

Un agricoltore non farà crescere il cibo se si aspetta che il suo raccolto sarà rubato. Un ristorante non servirà il cibo a meno che non sia sicuro che il cliente pagherà prima di andarsene. Un’impresa cinematografica non produrrà dvd se troppi potenziali clienti eviteranno di pagare e faranno copie illegali. Tutti contiamo sull’esistenza della polizia e dei tribunali affinché il rispetto dei nostri diritti sulle cose che produciamo sia garantito.

Tuttavia c’è un’altra ragione per cui un governo è necessario: a mano invisibile è potente, ma non onnipotente.
Il governo interviene nell’economia e cambia l’allocazione delle risorse che le persone sceglierebbero da sole per due motivi: promuovere l’efficienza o promuovere l’equità. La maggior parte delle politiche economiche cerca o di allargare la torta o di cambiare il modo in cui è divisa.

Sebbene la mano invisibile di solito conduca i mercati ad allocare le risorse in modo da massimizzare le dimensioni della torta economica, non è sempre così. Si parla di fallimenti del mercato per riferirsi a situazioni in cui il mercato da solo non riesce a produrre un’efficiente allocazione delle risorse. Una delle possibili cause di fallimento di mercato è un’esternalità, che è l’impatto che le azioni di una persona hanno sul benessere di un terzo esterno allo scambio. L’inquinamento è un esempio di un’esternalità.

Un’altra possibile causa di fallimento di mercato è il potere di mercato, cioè l’abilità di una persona o di un piccolo gruppo di influenzare indebitamente i prezzi. Per esempio se in una città tutti gli abitanti prendono l’acqua da un pozzo, il proprietario del pozzo non sarà soggetto alla concorrenza che normalmente serve alla mano invisibile per mantenere sotto controllo gli interessi individuali.

In presenza di esternalità o di potere di mercato, politiche pubbliche ben disegnate possono aumentare l’efficienza economica

Consideriamo adesso l’obiettivo di equità.
Anche quando la mano invisibile produce risultati efficienti, può lasciare disparità considerevoli nel benessere economico.
Un’economia di mercato premia le persone in base alla loro capacità di produrre cose che altre persone sono disposte a pagare. Il più forte cestista del mondo guadagna più del più forte scacchista perché le persone sono disposte a pagare di più per vedere il basket piuttosto che gli scacchi.
La mano invisibile non assicura che ognuno abbia cibo sufficiente, vestiti decenti, adeguate cure sanitarie. Questa disuguaglianza può, in dipendenza da una o più filosofie politiche, richiedere degli interventi governativi. In pratica molte politiche pubbliche, come le tasse sul reddito e i sistemi di welfare, hanno lo scopo di raggiungere una più equa distribuzione del benessere economico.

Dire che il governo può migliorare i risultati del mercato, a volte, non significa che riesca poi a farlo. Le politiche pubbliche non sono costruite dagli angeli, ma attraverso un processo politico che è ben lontano dall’essere perfetto. Qualche volta sono fatte da leader ben intenzionati che non sono però pienamente informati. Altre volte sono disegnate semplicemente per premiare il politicamente potente. Studiare economia può aiutare a giudicare se una politica governativa è giustificabile o meno poiché promuove l’efficienza o l’equità o nessuna delle due.

Principle 8: A Country’s Standard of Living Depends
on Its Ability to Produce Goods and Services

Le condizioni di vita in una nazione dipendono dalla sua capacità di produrre beni e servizi.

La differenza nelle condizioni di vita nel mondo sono imponenti. Nel 2008 l’americano medio aveva un reddito di circa 47 000 dollari. Nello stesso anno il messicano medio guadagnava 1000 dollari e il nigeriano medio solo 1400. Queste differenze si riflettono in varie misure della qualità della vita. I cittadini di paesi ad alto reddito hanno più apparecchi televisivi, più automobili, una nutrizione migliore, cure mediche migliori, un’aspettativa di vita più lunga rispetto ai cittadini di paesi a basso reddito.

Anche le variazioni negli standard di vita nel tempo sono grandi. Negli Stati Uniti i redditi sono cresciuti storicamente del due per cento l’anno, dopo averli aggiustati per i cambiamenti nel costo della vita. A questo tasso, il reddito medio raddoppia ogni 35 anni. Nel secolo scorso il reddito medio statunitense è cresciuto otto volte circa.

Cosa spiega le differenze nelle condizioni di vita tra i paesi e in uno stesso paese nel tempo? La risposta è sorprendentemente semplice. Quasi tutte le variazioni nelle condizioni di vita sono attribuibili alla differenze nella produttività delle nazioni, cioè all’ammontare di beni e servizi prodotto da una unità di lavoro. Nelle nazioni dove i lavoratori riescono a produrre grandi quantità di beni e servizi per unità di tempo, la maggior parte delle persone gode un elevato standard di vita. Nelle nazioni dove i lavoratori sono meno produttivi, la maggior parte delle persone vive un’esistenza più magra.

Il tasso di crescita della produttività di una nazione determina il tasso di crescita del suo reddito medio.

La relazione fondamentale tra la produttività e gli standard di vita è semplice, ma le sue implicazioni portano lontano. Se la produttività è la determinante principale delle condizioni di vita, altre spiegazioni hanno un’importanza secondaria.
Per esempio si potrebbe essere tentati di attribuire le migliori condizioni di vita dei lavoratori americani alle leggi sul salario minimo o all’azione dei sindacati. Tuttavia il vero eroe dei lavoratori americani in passato è stato la loro produttività crescente.

Per fare un altro esempio: alcuni commentatori hanno affermato che la più forte concorrenza del Giappone o di altre nazioni negli anni Settanta e Ottanta spiegherebbe la bassa crescita dei redditi negli Stati Uniti durante quegli anni. Tuttavia la vera causa non è stata la concorrenza internazionale, ma la bassa crescita della produttività statunitense.

La relazione tra la produttività e le condizioni di vita ha anche implicazioni profonde per le politiche pubbliche. Quando valutiamo se una politica possa influenzare gli standard di vita, la domanda chiave da porci è come quella politica influenzerà la nostra capacità di produrre beni e servizi.

Per migliorare le condizioni di vita i policymaker devono far crescere la produttività garantendo che i lavoratori siano ben istruiti, abbiano gli strumenti necessari per produrre beni e servizi e abbiano accesso alla migliore tecnologia disponibile.

Vedi articoli su fallacia della finestra rotta
Studiare economia serve a capire le fallacie e le conseguenze inattese. Si può definire l’economia come lo studio di come anticipare le conseguenze inattese.
Quando un programma governativo viene giustificato non per i suoi meriti, ma per i posti di lavoro che crea, ricordate la fallacia della finestra rotta.

Alcuni ragazzi rompono la finestra di un fornaio. La folla si lamenta, ma qualcuno suggerisce che adesso il fornaio dovrà spendere denaro per riparare la finestra. Questo aggiungerà reddito al riparatore che spenderà il suo reddito in più che aggiungerà la quota di reddito di un altro venditore e così via. Va a finire che la spesa si moltiplicherà e genererà redditi più alti e maggiore occupazione. Se la finestra fosse sufficientemente grande, potrebbe esserci un boom economico.

Solo che non è proprio così.

Se il fornaio non avesse speso i soldi per riparare la finestra, avrebbe potuto spenderli nella nuova giacca per comprare la quale stava risparmiando. Allora il sarto avrebbe avuto nuovo reddito e così via. La finestra rotta non ha creato nuova spesa netta: ha solo spostato la spesa da un’altra parte. La finestra rotta non crea nuove attività, ma solo attività diverse. Le persone vedono le attività che iniziano, ma non quelle che sarebbero iniziate altrimenti.

La fallacia della finestra rotta viene perpetuata in molte forme. Ogni volta che la creazione o il mantenimento di posti di lavoro è l’obiettivo primario, si può parlare di fallacia del conteggio dei lavori.

Il vero progresso viene dalla distruzione dei lavori.

Una volta il 90 per cento della popolazione statunitense produceva il proprio cibo. Adesso solo il 3 per cento lo fa. Le condizioni di vita di tutti sono migliorate malgrado tutti i lavori persi nel settore agricolo. Coloro che un tempo sarebbero stati agricoltori, magari fin da bambini, adesso sono professori di università o guru informatici.

Invece che contare i posti di lavoro, occorre far sì che ogni lavoro conti.

Possono esserci periodi in cui è più difficile che la domanda e l’offerta di lavoro si incontrino, ma questi mismatch sono temporanei. Non diventate luddisti e distruggere le macchine o protezionisti che cercano di far crescere le banane a New York.

Principle 9: Prices Rise When the Government
Prints Too Much Money

Nel 1921, a gennaio, in Germania, un quotidiano costava 30 centesimi di marco. Meno di due anni dopo, nel novembre del 1922, lo stesso quotidiano costava 70 milioni di marchi. La Germania stava sperimentando l’iperinflazione.
Negli anni Settanta l’inflazione era il nemico pubblico numero uno.
Poiché l’inflazione impone diversi costi alla società, tenerla a un livello basso è un obiettivo dei policymaker in tutto il mondo.

In quasi tutti i casi di inflazione alta e duratura la causa è la crescita della quantità di moneta.

Quando un governo crea troppa valuta, il suo valore crolla.

In Germania nei primi anni Venti, quando i prezzi triplicavano in un mese, anche la quantità di moneta triplicava in un mese. Negli anni Settanta l’aumento dei prezzi era correlato all’aumento di quantità di moneta. Quando l’inflazione è bassa, anche la crescita della quantità di moneta in circolazione è lenta.

Principle 10: Society Faces a Short-Run Trade-off
between Inflation and Unemployment

Although a higher level of prices is, in the long run, the primary effect of
increasing the quantity of money, the short-run story is more complex and controversial.

Anche se un livello più alto di prezzi è, nel lungo termine, l’effetto principale dell’incremento nella quantità di moneta, la storia nel breve termine è più complessa e controversa.

Molti economisti descrivono gli effetti di breve termine di iniezioni monetarie come segue:
aumentare la quantità di moneta stimola il livello complessivo di spesa e quindi la domanda di beni e servizi.
Una domanda più alta potrebbe causare un aumento di prezzi da parte delle imprese, col tempo, ma nel breve periodo le incoraggia ad assumere più lavoratori e a produrre più beni e servizi.
Più assunzioni significano meno disoccupazione.

Questa linea di ragionamento conduce a un trade off tra l’inflazione e la disoccupazione.

Anche se alcuni economisti non riconoscono la validità di queste idee, molti accettano che nel breve periodo ci sia questo trade off. Questo significa che per un periodo di uno o due anni, molte politiche economiche spingono l’inflazione e la disoccupazione in direzioni opposte. I policymaker affrontano questo trade off senza considerare i livelli di partenza dell’inflazione e della disoccupazione.

I policymaker possono sfruttare il trade off usando vari strumenti. Cambiando l’ammontare di spesa pubblica, la pressione fiscale, la stampa di moneta, i policymaker possono influenzare la domanda aggregata di beni e servizi. Le variazioni nella domanda influenzano la combinazione di inflazione e disoccupazione nel breve termine.

Nel 2008 e nel 2009 molte economie nel mondo hanno sperimentato una profonda crisi economica. I problemi nel sistema finanziario, causati da scommesse sbagliate nel mercato immobiliare, si sono sparsi al resto dell’economia causando caduta dei redditi e aumento della disoccupazione.

Lascia un commento