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Lo stupore delle prese elettriche

Il bestione della pubblica amministrazione italiana

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Da “La lista della spesa” di Carlo Cottarelli

Nel 2012 esistevano 10200 pubbliche amministrazioni, di cui 8100 comuni. 400 unioni di comuni. 250 comunità montane.

Ogni amministrazione è suddivisa in tante amministrazioni.

I ministeri hanno un totale di oltre 9600 sedi.

Ci sono 117 capoluoghi a fronte di 110 province.

I ministeri hanno un centinaio di sedi territoriali.

Ci sono 103 commissioni tributarie provinciali, 102 comandi provinciali della guardia di finanza, 93 ragionerie territoriali dello stato.

L’agenzia delle dogane ha 83 uffici. Il ministero del lavoro ne ha 109.

Ci sono 109 archivi notarili distrettuali e sussidiari.

Il ministero dell’istruzione ha 104 uffici scolastici provinciali.

Il cnr ha 108 sedi.

Ci sono 120 sovrintendenze archivistiche e archivi di stato.

Le camere di commercio hanno 105 sedi.

Ci sono poi sedi regionali: ventuno commissioni tributarie regionali, ventuno direzioni regionali delle entrate, venti comandi regionali della guardia di finanza e così via.

Non c’è nessun motivo per cui, per ogni ministero, la presenza territoriale ottimale debba essere necessariamente a livello provinciale, come lo era quando l’Italia divenne una repubblica (e anche precedentemente), anche tenendo conto che ormai i contatti telematici con la pubblica amministrazione dovrebbero diventare sempre più frequenti. Rivedendo la presenza territoriale dello stato si possono risparmiare importi rilevanti, anche se stimabili solo sulla base di un dettagliato piano di ristrutturazione.

Le diramazioni territoriali di uno stesso ministero non sono tutte efficienti allo stesso modo e quelle del nord lo sono di più. Per aumentare l’efficienza si è adottata la tecnica dei costi standard. Se una prefettura costa meno si guarda se le differenze di spesa di altre prefetture sono dovute a fattori oggettivi (come la dimensione o le caratteristiche del territorio) o a inefficienze. La revisione della spesa è possibile e può anche toccare le spese per il personale.

È necessario che lo Stato sia presente in ogni provincia?

È necessario che ogni regione abbia una sede in ogni provincia della regione?

È necessario che ogni regione abbia rappresentanze all’estero o nell’Unione Europea?

Non sono troppe le forze di polizia?

Quando saranno riformati Aci e Pra?

Per la gestione informatica: ci sono troppe procedure, troppa frammentazione, troppi centri elaborazione dati (uno per dipartimento, al ministero dell’economia).

“Il ministero del Tesoro inglese è ancora nella sua storica sede di Whitehall. Il suo ammodernamento è stato completato nel 2002. Il miglioramento nella gestione degli spazi ha consentito per la prima volta in cinquant’anni di riportare nello stesso edificio tutti i suoi dipendenti, sparsi in precedenza in diversi edifici. Gli interni sono stati interamente ammodernati e sale open space hanno sostituito gli uffici individuali. Tra i funzionari del ministero, solo il permanent secretary (il numero uno del Tesoro) ha una stanza propria, gli altri lavorano in spazi comuni. Visitate un qualunque ministero a Roma e fate il confronto. Gli spazi si sprecano, soprattutto per gli alti dirigenti che, almeno in certi ministeri, occupano uffici che avrebbero fatto invidia al Megadirettore galattico di fantozziana memoria. Ma sono edifici vecchi comunque. Gli infissi sarebbero da rimpiazzare, fanno passare aria fredda d’inverno e calda d’estate (come ho sperimentato io stesso nella mia stanza al ministero dell’Economia e delle finanze, in cui servivano due convettori d’aria per tenerla calda). Di conseguenza, le spese di riscaldamento (o di condizionamento d’estate) sono elevatissime. In molti casi i corridoi consentirebbero il passaggio di Tir. È chiaro che i costi di affitto, riscaldamento, condizionamento, pulizia, illuminazione potrebbero essere enormemente ridotti con un’adeguata ristrutturazione degli edifici. Solo di affitto si spendono circa due miliardi ogni anno, equamente divisi tra amministrazioni centrali e territoriali. Per ridurli, ci vorrebbero un po’ di investimenti, ma sarebbero soldi spesi bene. Probabilmente non sarebbe difficile trovare finanziamenti dall’Unione europea, per lo meno per i progetti di efficientamento energetico”.

 

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