“Bastardo!” Vieni qua! Se ti prendo, lo vedi cosa ti faccio, brutto sambudello a quattro zampe.” Un uomo sulla cinquantina inveiva contro un cane, mentre teneva un bastone nella mano destra e aveva l’altra nascosta sotto il giubbotto. “Brutto quadrupede. Se t’acchiappo, tu vedi!” Il cane si accucciò, impaurito, dietro a una macchina.
L’uomo fu fermato da un poliziotto.
“Cosa fa? Perché rincorre quel cane? Stia fermo!”
“Cosa faccio? Voi dovreste arrestarlo! Mi ha appena morso un dito.” Gettò il bastone, tirò fuori la mano e mostrò un vistoso fazzoletto chiuso sull’indice della mano all’ufficiale.
Attorno alla scena si era radunata una piccola folla: i negozianti delle botteghe che davano
sulla strada, i loro clienti, perfino dei commensali a un ristorante. Uno di loro aveva l’osso di una coscia di pollo che fuoriusciva dalla bocca.
Il cane, intanto, si era avvicinato e sembrava piuttosto mortificato.
“Rieccoti, palla di lardo!” L’uomo cercò di tirargli un calcio, ma fu di nuovo fermato dal poliziotto.
“Fermo! Ho detto. Come si chiama?”
“Che ne so? Mica vivo con lui!”
“Non il cane. Lei come si chiama.”
“Il mio nome è Christopher, ho quarantasette anni, sono un sano e onesto impiegato pubblico che il pomeriggio vorrebbe passeggiare e non essere assalito dalle cagnare. Chiedo che sia immediatamente arrestato il colpevole.”
“Senta. Non possiamo arrestare i cani.”
“Allora arrestate il padrone. Un crimine di tal fatta non può restare impunito. Guardi qua! Adesso devo anche andare al pronto soccorso.”
“O Ciccio! Tu ci giochi meglio a morra!” si sentì urlare dalle retrovie. Apparve una persona che si scoprì essere il pubblico ministero della città, uomo noto in città per fare delle battute in ogni occasione. Appena Christopher sentì queste parole diventò paonazzo e stava per dire qualcosa, ma l’altro lo interruppe.
“In effetti credo che le circostanze siano tali per cui si debba risalire al proprietario del cane e…”
“Metterlo in galera!”
“Tanto c’è poca gente dentro! Se ti ha morso avrà avuto fame. Però una multa, non si preoccupi, al proprietario non gliela leva nessuno.C’è un regolamento fatto apposta dal segretario comunale, tanto per fare qualcosa che secondo lui giustifichi il suo stipendio, e approvato dal Consiglio Comunale. Vi è elencato tutto ciò che è vietato e che è contro le regole. Se andate al Parco della Libertà ne trovate una specie di riassunto. Comunque quello che non si può fare là dentro non si può fare nemmeno fuori. Quindi i cani non possono essere lasciati liberi di scorrazzare senza la museruola e il guinzaglio da nessuna parte.” Il cane fece una smorfia come a dire:”Provateci!” e si distese. Si rialzò per prendere l’osso gettato via dal signore del ristorante.
Un uomo giunse allora sul marciapiede e disse:”Ma io so di chi è il cane.”
Tutta la folla ammutolì e attese l’annuncio. Era come l’ultimo dell’anno quando la maggior parte della gente fissa schermi o orologi nei minuti che precedono la mezzanotte. Una signora uscì dal negozio della parrucchiera, con lo shampoo ancora nei capelli. “Tanto, i parrucchieri sono venuti tutti qua ad ascoltare,” disse. Se questa storia finisce, almeno, loro completeranno il lavoro.”
“Sssshhh. Non faccia confusione,” le disse una parrucchiera.
“Mi permetta di presentarmi. Il mio nome è Rafael e sono un funzionario del Ministero degli Interni venuto qua insieme al Ministro per valutare in incognito la situazione politica dei piccoli paesi,” disse il nuovo venuto al poliziotto.” Gradirei, pertanto, che la notizia della visita non venga fatta circolare.”
“Ci può scommettere”, disse il poliziotto e fece ripeterlo a tutti i presenti, ciascuno dei quali pensava a quanti amici giornalisti conosceva e come fare per monetizzare quella notizia.
“Il cane appartiene al Signor Ministro”.
Il poliziotto pensò che:
1. Lui era un dipendente del Ministero dell’Interno.
2. Il paese aveva bisogno del visto del Ministero dell’Interno per non far spostare la stazione di polizia da lì.
3. Erano in corso in quei giorni trattative febbrili per l’aumento degli stipendi.
Si rivolse a Christopher.
“Scusi, ma questa storia non ci è molto chiara. Lei afferma di essere stato morso da un cane. Ha dei testimoni?”
“Ma come? Testimoni? Ho un dito mozzato. Guardi. Levo il fazzoletto. Lo vede il morso?”
“Eh, vabbe’. Ma magari non è un morso. Dovremmo farlo esaminare dalla Scientifica per essere sicuri. Potrebbe esserselo procurato e poi volere il rimborso dall’assicurazione.”
“Ma…”
“Lei ha un’assicurazione contro gli infortuni?”
“Sì, ma che c’entra?” ”E magari è prevista la clausola contro gli incidenti provocati da animali domestici.”
“Sì, ma…”
“E paga molto?”
“Sì. Tantissimo. Mi fanno sempre arrabbiare questi delle assicurazioni. Ti intortano di parole. Ti dicono che se tu non pensi a tutto, poi non ti potrai lamentare.”
“Vedei? E lei ha pensato a tutto, eh?”
“Sì.”
“Ecco! Furfante! Bisognerebbe chiamare un agente di assicurazioni. Tra poco sono le cinque. C’è qua in paese quello delle Generali. Lui sa il fatto suo. Riconoscerebbe la truffa in un attimo.”
“Se permette…”, intervenne il pubblico ministero. “Secondo me è evidente che il signore abbia inteso procurarsi un danno. Forse è stato davvero il morso di un cane a procurargli la ferita, ma chi può negare che sia stato lui a mettere intenzionalmente la mano nella bocca dell’animale?”
Il povero Christopher fu portato all’ospedale per gli accertamenti. Buona parte delle persone presenti in strada lo seguì. Il responso passò da “morso di animale” a “lesione di lievissima entità probabilmente causata da mossa avventata del paziente.”
Il cane era stato preso dal funzionario del Ministero, che assicurò tutti sulla riconsegna al proprietario.
Il poliziotto disse che si era fatto tardi e lasciò il caso nelle mani del p.m., dovendo andare a riprendere la figlia, che era a lezione di lotta greco romana.
Il p.m suggerì a Christopher di patteggiare di fronte al giudice.
Christopher tornò a casa senza dire una parola.
In paese si diffuse la notizia che un uomo aveva morso un cane.