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Lo stupore delle prese elettriche

Il papa sbaglia sul mercato e sul cap and trade

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Da: http://www.nybooks.com/articles/2015/10/08/pope-and-market/
L’enciclica del papa sull’ambiente e il capitalismo, è una descrizione eloquente delle relazioni tra le società umane e la natura. Nel leggere l’enciciclica si può avvertire la lotta di un’istituzione antica, immersa nella sua dottrina e nella sua storia, per adattarsi, sia pure lentamente e non completametne, alla scienza moderna. Molti commenti si sono buttati sulla querelle se il papa abbia o no ragione in merito al cambiamento climatico, senza cogliere le qualità poetiche ed epiche dell’enciclica. La maggior parte dei commenti si focalizza sull’appoggio alla scienza del clima, mentre il mio focus in questo articolo riguarda gli aspetti economici.
Il mio punto principale è che l’enciclica trascura il fatto che i mercati, in particolare le politiche ambientali basate sul mercato come il carbon pricing, devono essere adottate se le nazioni intendono fare progressi sostanziali nel rallentamento del riscaldamento globale.
Laudato Sì è un documento che si fonda sulla tradizione della Chiesa e della dottrina cattolica. Le sue citazioni si riferiscono a quanto hanno prounciato altri papi o altre persone all’interno della gerarchia ecclesiastica. Ci sono pochi riferimenti a documenti ambientali “laici” come l’UNFCC del 1992 e non ci sono riferimenti a nessuno studio scientifico. Allo stesso modo, c’è un’ampia discussione sull’economia, la finanza, la disuguaglianza, ma manca ogni citazione su dati o fonti.
Io non proverò a riconciliare le dottrine economiche di Laudato Sì con i documenti precedenti, come il comepndio della dottrina sociale della Chiesa del 2004. Piuttosto, mi focalizzerò principalmente sull’analisi economica.
Laudato Sì contiene una discussione estesa delle caratteristiche dei mercati e del capitalismo moderno. Enfatizza alcune tendenze e distorsioni disfunzionali. Per esempio c’è una critica del consumo eccessivo:

“Poiché i mercati tendono a promuovere il consumismo sfrenato in uno sforzo di vendere i propri prodotti, le persone possono agevolmente restare intrappolate in un vortece di acquisti e di spese non necesari. Il consumismo compulsivo è un esempio di come il paradigma tecno economico influenzi gli individui.” (Par.203.)
In merito agli effetti distorsivi dei profitti:
“Dobbiamo rifiutare una concezione magica del mercato, che suggerirebbe come i problemi possano essere risolti semplicemente attraverso un aumento dei profitti delle imprese o degli individui. E’ realistico sperare che chi è ossessionato dalla massimizzazione dei profitti si fermi a riflettere sui danni ambientali che lascia alle generazioni future?” (Par. 190.)
Il papa inoltre argomenta che la ricerca del profitto sia la fonte del degrado ambientale. Per esempio afferma: “Il principio della massimizzazione dei profitti, isolato spesso da altre considerazioni, riflette un fraintendimento del concetto effettivo dell’economia. Finché la produzione aumenta, ci si preoccupa poco se ciò avvenga a costo delle risorse future o della salute o dell’ambiente. Finché l’abbattimento delle foreste incrementa la produzione, nessuno calcola le perdite dovute alla desertificazione del suolo, il male fatto alla biodiversità o l’inquinamento crescente. In poche parole, le imprese guadagnano pagando solo una frazione dei costi coinvolti. (Par. 195.)
Per quanto riguarda la finanza:
“Nello stesso tempo i poteri economici continuano a giustificare il sistema globale corrente dove la priorità viene data alla speculazione e al perseguimento di utili finanziari, che non tengono in considerazione il contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente naturale. (Par. 56.) Il paradigma consumistico conduce le persone a credere che esse siano libere fintantoché sono libere di consumare. In realtà chi è libero davvero è chi appartiene alla minoranza che possiede il potere economico e finanziario.” (Par. 203.)

L’economia moderna, in realtà, giudica le performance di un’economia tenendo conto del raggiungimento di tre obiettivi generali. 1. Il sistema economico produce in modo efficiente ed espande la quantità e la qualità disponibili di beni e servizi appropriatamente prezzati? Le risorse sono equamente distribuite tra le diverse persone? L’economia produce risultati senza un’alta disoccupazione o un’inflazione rovinosa?
Nel considerare gli aspetti morali dell’attività economica, la questione principale riguarda il funzionamento delle attività di mercato private. I mercati assolvono la funzione di coordinare gli individui con diversi obiettivi e risorse attraverso un sistema di prezzi, salari e profitti. In confronto ad altri sistemi, i mercati hanno dato prova di essere un motore di crescita delle condizioni di vita in tutto il mondo. Il caso della vita quotidiana senza mercati funzionanti è stato illustrato a luglio 2015 quando il sistema bancario greco è stato chiuso.

Secondo l’economia mainstream le performance di un’economia di mercato efficiente non dipendono dall’etica di comportamento degli individui. Adam Smith ha scritto: “Non è dalla benevolenza del macellaio o del fornaio che noi possiamo aspettarci la cena, ma dal fatto che loro cerchino di soddisfare il proprio interesse. Lo scambio beneficia ambedue le parti in gioco. La maggior parte delle attività economiche in un mercato ben regolato sono eticamente neutre o positive poiché non danneggiano mentre possono migliorare il benessere dell’altro. Inoltre non importano le motivazioni (caritatevoli, folli ecc.) per le quali io compro o vendo una birra o del pane perché le mie azioni sono trasmesse attraverso le forze impersonali dei prezzi e delle quantità. Ciò che conta, da un punto di vista etico, è che mi comporti come un membro responsabile della comunità di mercato: guadagnare e pagare, ma non rubare o barare.”
Il mondo idealizzato di Smith ignora due aspetti dell’economia reale. Il primo è la presenza di fallimenti di mercato, come i monopoli o l’inquinamento, che distorcono le decisioni e i risultati di mercato. Il secondo è la disuguaglianza delle opportunità e dei redditi. Arthur Okun, nel suo libro sul tradeoff tra equità ed efficienza, ha spiegato come il mercato non contenga dei meccanismi automatici che garantiscano un’equa distribuzione del reddito e della ricchezza. “Dategli la possibilità e il mercato farà fuori tutti gli altri valori e la società diventerà una macchina per le vendite. I diritti e i poteri che il denaro non può comprare devono essere protetti con regole e sanzioni dettagliate e coloro che hanno bassi redditi vanno aiutati. Una volta che questi diritti sono protetti e la deprivazione economica è terminata, la società vorrà lasciare il suo posto al mercato concorrenziale.”
Il papa è chiaramente preoccupato della povertà e della disuguaglianza. Lui argomenta che l’abuso e lo sfruttamento delle risorse sono i principali colpevoli della povertà globale. Sulla disuguaglianza hanno scritto in molti, come Atkinson, Piketty e Stiglitz. Tuttavia è sbagliato considerare il degrado delle risorse o l’inquinamento come le cause principali della povertà. Per quanto riguarda le cause della diseguaglianza negli Stati Uniti, attenti studi di persone come Autor, Goldin, Katz, sottolineano le forze del risparmio di lavoro susseguente ai cambiamenti tecnologici, la crescita delle importazioni dai Paesi a basso reddito e le distorsioni del sistema finanziario. Va sottolineato come, se la diseguaglianza sembra cresciuta negli Stati Uniti negli ultimi cinquant’anni, il mondo si è mosso in direzione opposta. La diseguaglianza globale è rimasta stabile o è leggermente calata negli ultimi anni, a seguito della crescita rapida nei Paesi in via di sviluppo. (Vedi: Branko Milanovic, Worlds Apart: Measuring International and Global Inequality (Princeton University Press, 2005); Branko Milanovic, “Global Income Inequality by the Numbers: In History and Now: An Overview,” Global Policy, Vol. 4, No. 2 (May 2013).
Gli economisti contemporanei sottolineano come i mercati possano in certi casi distorcere gli incentivi e produrre risultati inefficienti e potenzialmente pericolosi. Il più importante fallimento di mercato è dato dalle esternalità per l’inquinamento. Con questo termine ci si riferisce a dei prodotti dell’attività economica, come l’inquinamento, che causa danni a terzi non coinvolti nello scambio. Queste esternalità si verificano perché gli inquinatori non pagano per il loro privilegio e i danneggiati non sono compensati.
Laudato sì ha una discussione eloquente su molti problemi ambientali locali, nazionali e globali. Le discussioni sulla biodiversità sono particolarmente acute. L’enciclica punta sul fatto che molte analisi popolari guardano principalmente al valore di mercato delle specie in estinzione (per esempio il valore di mercato di farmaci ricavabili da una pianta tropicale) e ne ignorano il valore intrinseco. (Ndrr: bisogna ancora spiegare la distinzione tra valore d’uso e valore di scambio?) Ma l’enciclica non specifica quali siano le politiche da adottare una volta determinato questo valore. Il papa puntualizza di dover sostituire le fonti fossili con le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Lui comprende che questo processo sarà costoso. Però non spiega chi svilupperà le nuove tecnologie. E, più importante, perché le persone dovrebbero usare, come per magia, carburanti più costosi quando ne esistono più economici.
L’enciclica afferma che i progresso nel rallentamento del climate change sono stati pochi. C’è una carenza di “onestà, coraggio e responsabilità.” I progressi sarebbero stati lenti perché le nazioni hanno esibito il “fallimento della coscienza e della responsabilità.” (par.169.)
Il fatto è che il pericolo crescente del climate change e molti altri problemi ambientali non discendono da un comportamento non etico, dal consumismo, dalla viltà, dalla cattiva coscienza o dalla ricerca di profitto eccessiva. Piuttosto, il degrado ambientale è il risultato di segnali di mercato distorti che assegnano un prezzo troppo basso agli effetti dannosi sull’ambiente.
Assegnare un prezzo basso a delle risorse ambientali valevoli è un fenome che pervade la società moderna. L’acqua per l’agricoltura in California non è scarsa: costa poco. I voli sono bloccati in coda nelle piste perché i decolli e gli atterraggi sono sotto prezzati. La gente aspetta ore nel traffico poiché l’uso delle strade costa poco. Le persone muoiono prematuramente a causa del respiro di particelle solforose nell’aria perché l’inquinamento non ha un prezzo. E il più pericoloso di tutti i problemi ambientali, il cambiamento climatico, ha luogo perché praticamente ogni Stato ha messo un prezzo pari a zero alle emissioni di anidride carbonica.
Capire i problemi ambientali oggi, siano essi locali o globali, richiede quindi la comprensione dei mercati. I mercati possono fare miracoli quando lavorano propriamente, ma il loro potere è sovvertito e produce l’equivalente economico del lavoro del diavolo quando i segnali di prezzo sono distorti. Per il climate change, ciò di cui c’è più bisgno e avere un prezzo delle emissioni di CO2 abbastanza alto da ridurle efficacemente. Questo può essere fatto o tassando le emissioni o attraverso un sistema di cap and trade.
Sfortunatamente Laudato Sì non riconosce il fatto che i problemi ambientali siano causati da distorsioni di mercato anziché dal mercato di per sé. Questo lo vedianmo nella condanna dei carbon credit.
“La strategia di comprare o vendere dei carbon credit può condurre a nuove forme di speculazione che non aiutano a ridurre le emissioni di gas inquinanti. Il sistema non permette il cambiamento radicale che le circostanze richiedono. Piuttosto, permette ad alcuni Stati e ad alcuni settori di mantenere il consumo eccessivo.” (Par. 171.)
L’obiettivo della critica del papa non è chiaro. Il termine “carbon credit” non è un termine specificamente usato in politica ambientale. La versione spagnola si riferisce a bonos de carbono, che sono certificati di riduzione delle emissioni secondo quanto stabilito dal protocollo di Kyoto. Molti commentatori hanno interpretato questo passaggio come una condanna del cap and trade, il sistema basato sul mercato che è più ampiamente usato oggi per limitare le emissioni. Qualunque sia il target dell’enciclica, comunque, questa parte è chiaramente critica verso gli approcci basati su soluzioni mercatistiche.
Poiché le politiche ambientali basate sul mercato sono così centrali, è utile descrivere come funzionano. Così come per le altre esternalità ambientali, il prezzo appropriato è un meccanismo centrare per ridurre le emissioni di anidride carbonica e rallentare il climate change. Ci sono due meccanismi di mercato con cui le nazioni possono alzare il prezzo delle emissioni per ridurle: il cap and trade e le carbon tax. Io mi focalizzerò sul cap and trade poiché è il sistema di acquisto e di vendita di crediti che l’enciclica critica.
Come funziona il cap and trade e perché è efficace? Il cap and atrade inizia con le azioni attraverso le quali il governo di un Paese mette un tetto o limita le sue emissioni di biossido di carbonio. La nazione allora mette all’asta o emette un numero limitato di “permessi di emissione.” Questi garantiscono il diritto di emettere una data quantità di emissioni. Le imprese che possiedono i permessi possono usarli oppure venderli nel mercato del carbonio, mentre le imprese che ne hanno bisogno possono comprarli. Il vantaggio di stabilire un mercato nei permessi assicura che le emissioni siano usate nel modo più produttivo.
Ecco un esempio ipotetico. Supponiamo che ci siano due tipi di imprese: un impianto energetico e un’azienda biotecnologica. Ambedue sono profittevoli in un mondo senza limiti alle emissioni, e ogni settore emette un milione di tonnellate di anidride carbonica. Assumiamo poi che lo Stato decida di limitare il totale delle emissioni di queste imprese a un milione di tonnellate e che metta all’asta i permessi in uno speciale mercato ambientale.
Le imprese biotech, possiamo assumere, hanno un valore economico per unità di emissione molto più alto, così può offrire di più dell’impresa produttrice di energia. Il prezzo all’asta sia di 25 dollari per tonnellata di CO2, che è il prezzo di mercato del carbonio e indica il costo da sostenere per ridurre le emissioni di una tonnellata. A quel prezzo l’impresa energetica troverebbe non profittevole continuare a usare i carburanti fossili, mentre l’azienda biotech emetterebbe un milione di tonnellate di anidride carbonica e continuare ad avere un profitto. L’impianto energetico dovrebbe o non usare carburanti fossili o chiudere e le emissioni sarebbero limitate a un milione di tonnellate.
Così il prezzo alto del carbonio ha due funzioni. Serve come un incentivo economico a fermare le emissioni e al prezzo limite permetterà di raggiungere le riduzioni di emissioni desiderate. Inoltre assicura che i permessi alle emissioni, scarsi e di valore, siano usati dalle imprese che possano ricavarne il valore economico più alto per tonnellata emessa.
Il prezzo del carbonio è anche un indicatore di quanto le emissioni dovrebbero essere ridotte. Un prezzo alto segnala riduzioni richieste elevate, mentre un prezzo basso richiede riduzioni più basse e un prezzo pari a zero (come è nella maggior parte dei Paesi oggi) segnala che non c’è bisogno di riduzioni. Assicurare un prezzo alto sulle emissioni di anidride carbonica è il singolo strumento più importante per ridurle.
Il cap and trade è stato usato successivamente, ad esempio, per eliminare il piombo dalla benzina, per limitare le emissioni di biossido di zolfo negli Stati Uniti di più della metà, di limitare le emissioni di anidride carbonica sia in Unione Europea (ndrr: qua non tutti sono d’accordo) e nelle principali città cinesi. L’alternativa al cap and trade è la carbon tax, che alza il prezzo del carbonio tassandone le emissioni. Una tale tassa è di più semplice determinazione ed evita alcuni dei problemi che possono occorrere con i sistemi di cap and trade: corruzione, volatilità del mecato, questioni distributive.
Dati i successi del cap and trade e di altri meccanismi di mercato nel migliorare l’ambiente, è un peccato che essi siano l’obiettivo delle critiche di papa Francesco. I permessi sono commerciati come qualsiasi altro strumento finanziario e spesso sono effettivamente molto volatil, ma lo sono semplicemente perché le condizioni economiche future (come la domanda di elettricità o i prezzi del gas naturale) sono incerti.
Forse nessuno si curerà dell’attacco del papa al commercio di certificati verdi o al carbon pricing. Forse il suo appoggio alla scienza del clima e le sue considerazioni sulla realtà del riscaldamento climatico e dei danni ambientali saranno efficaci nel favorire delle azioni forti e risolutive. Però ha perso un’opportunità di sostenere uno dei due elementi cruciali per una strategia efficace di rallentamento del global warming. Riconosce infatti il ruolo della scienza e la realtà del riscaldamento globale, ma sfortunatamente non supporta il carbon pricing, che è una soluzione basata sul mercato e che è soprattutto l’unico strumento politico che abbiamo per fare abbassare le curve pericolose del cambiamento climatico e i danni che causano.

 

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