1 Ci sono più aziende, ognuna organizzata come gli pare. Sta a loro decidere come competere.
2 Potresti crearne una anche te e gestirla come ti pare. Oppure fare il fattorino di quartiere. Uno che ha un motorino, magari fa lo studente, prende e decide di consegnare le pizze di pizza hut o del pizzaiolo sotto casa nel quartiere. Deve poterlo fare. (Hai presente il ragazzino che comprava le merendine al supermercato e le rivendeva a scuola rompendo un monopolio? Era un eroe).
3 Più è possibile entrare in un mercato e meno barriere all’ingresso ci sono, meno è facile che si formino cartelli. In effetti le aziende di cui parli tu hanno diversi modi di gestione.
4 Il prezzo non può scendere stabilmente sotto un certo livello, altrimenti c’è una perdita. Di solito in concorrenza perfetta (quella degli autobus che portano da Milano a Malpensa, o quella dei gelati per esempio) si forma un prezzo di equilibrio dato dalla domanda e dall’offerta.
5 Non c’è motivo di favorire o sussidiare una o un’altra azienda: questo creerebbe situazioni monopolistiche, facendo alzare i prezzi (ma non per azione di mercato), riducendo la quantità (ci sarebbero code nella distribuzione) e non curando la qualità (perché tanto ci sono solo io, che mi frega).
6 I lavoratori possono scegliere: nessuno è obbligato a sceglierne una, soprattutto se le aziende sono gestite in modo diverso.
7 I consumatori idem. In fin dei conti nel caso dei fattorini si tratta solo di ricevere del cibo a casa. La differenza con l’andare a mangiare fuori o col farselo da soli (qui entra in gioco il costo opportunità del tempo speso a cucinare) non può essere troppo alta a meno che l’azienda convinca il consumatore di essere talmente yeah da meritare un prezzo superiore (o lui sia disposto a pagarne il prezzo).
8 È chiaro che un servizio come quello dei fattorini non sarà il lavoro di una vita, non è qualificato, è facilmente sostituibile e quindi non è che puoi pretendere di guadagnare chissà che o di poterlo “svolgere nel lusso avendo pretese che neanche Batistuta ai tempi d’oro”.
9 La concorrenza spinge alla qualità (non il contrario) perché sei a rischio di uscire dal mercato se non soddisfi il consumatore. Questo deve avvenire tenendo conto dei costi. Puoi cercare di diventare leader di costo o di qualità ma queste cose devono essere percepite dal consumatore. Per esempio nel facchinaggio cosa potrebbe contare oltre al prezzo? Magari la tempestività nella consegna, la tempestività nel prendere la chiamata, la varietà dell’offerta. Tutte cose che il consumatore potrebbe essere disposto a pagare di più e che potrebbero anche portare a condizioni migliori per i lavoratori ecc.
10 Il punto è che queste cose le deve decidere il mercato anche perché se c’è concorrenza un nuovo concorrente può entrare e proporre certe cose al mercato.
11 Se uno è sussidiato o protetto (dalla politica, brrrr) si prende tutta la piazza e qualcuno sarà soddisfatto (metti pure i lavoratori) ma tutti gli altri (azionisti, proprietari, contribuenti, consumatori) no.
12 Alla fine il profitto è un voto. Se perdi esci e devi poter uscire senza che qualcuno ti venga a salvare. Se no ti puoi bullare della tua inefficienza.
13 Prendiamo i pizzaioli che portano le pizze in giro, dal ristorantino di paese a runner pizza. Quanti lavorano o lavoravano a nero, per quattordici ore al giorno, con la consegna è pagata zero euro e prendono una miseria? Né piccolo né territoriale né familiare sono il bello.