I membri della FIFA, l’associazione delle federazioni nazionali di calcio, hanno probabilmente sempre desiderato organizzare un campionato del mondo staccandosi dai vincoli del comitato olimpico. Chissà se i primi componenti e anche i primi organizzatori avranno immaginato che il mondiale di calcio sarebbe diventato un giorno l’evento più seguito al mondo, più delle stesse Olimpiadi. Del resto il calcio sarebbe diventato anche il vero sport universalmente praticato.
Il calcio alle prime Olimpiadi era un’esibizione. La prima edizione ufficiale fu quella del 1908 e si trattò di un campionato europeo, vinto dalla Gran Bretagna. In seguito l’oro fu vinto ancora dai britannici nel 1912, dal Belgio nel 1920 e, nel 1924 e nel 1928, dall’Uruguay, che mise in mostra abilità tattiche e tecniche, ma la validità delle sue vittorie fu messa in dubbio là dove il calcio era nato, cioè in Gran Bretagna. Quest’ultima non partecipò a quell’edizione, nella quale le uniche squadre non europee a partecipare furono gli Stati Uniti, l’Egitto e l’Uruguay stesso: come si poteva dire che la nazione vincitrice fosse la migliore del mondo? Alla FIFA non poteva piacere il trattamento che il Comitato Olimpico riservava al calcio. Inoltre faceva storcere il naso il fatto che potessero partecipare solo amatori, visto che ormai negli anni Venti i migliori calciatori erano professionisti.
Jules Rimet diventò presidente della FIFA nel 1920 e si impegnò fortemente per far nascere un campionato del mondo realmente rappresentativo della crescente popolarità del calcio in tutto il mondo. Il suo sogno diventò realtà nel 1930, quando si disputò la prima edizione dei Mondiali di calcio. La decisione fu presa un anno prima a Barcellona. L’Uruguay si propose anche per poter celebrare il centenario della propria indipendenza. Inoltre il paese era sufficientemente ricco da offrirsi di pagare i costi di viaggio e alloggio a tutti i componenti delle altre squadre, proprio mentre l’Europa stava subendo gli effetti della Grande Depressione.
Per la FIFA la manifestazione avrebbe dovuto servire a promuovere ulteriormente lo sviluppo del gioco e anche a garantire ricavi monetari alle stesse federazioni. L’accordo con l’Uruguay fu di trattenere il 10% dei profitti derivanti dall’organizzazione del torneo.
Rimet dovette scontrarsi con diversi ostacoli, frapposti dalle nazioni europee. L’Inghilterra riteneva di essere superiore, di avere regalato il calcio al mondo e non voleva sottomettersi alle decisioni di un organismo internazionale di cui era diffidente. Già nel 1928 aveva avuto una disputa con la FIFA in merito alla richiesta di rendere il calcio olimpico aperto ai professionisti. In ogni caso, gli inglesi si defilarono e decisero di non partecipare al torneo. Altre federazioni europee, pure quelle che si erano proposte per l’organizzazione, declinarono l’invito: così la Spagna, la Germania, l’Italia, la Svezia, l’Olanda. La motivazione addotta fu che molti calciatori non professionisti non avrebbero potuto sobbarcarsi un periodo di tre mesi all’estero rischiando di perdere il lavoro. In realtà queste federazioni avrebbero preferito che a ospitare la manifestazione fosse stata una nazione europea. La Jugoslavia partecipò dopo l’intervento di Re Carlo che fece garantire alle compagnie presso cui lavoravano i calciatori che avrebbero mantenuto il posto. Alla fine le nazioni europee che parteciparono furono quattro: Romania, Belgio, Jugoslavia e Francia. Sette furono i partecipanti dal Sud America: Uruguay, Conte Verde, Brasile, Argentina, Cile, Bolivia, Perù, Paraguay. A questi si aggiunsero il Messico e gli Stati Uniti. Con tredici partecipanti da Europa e America la prima edizione del campionato del mondo avrebbe potuto svolgersi e Rimet fece il viaggio aereo con la statuetta rappresentante la vittoria che sarebbe poi spettata al vincitore del torneo.
La partita d’esordio del Mondiale si disputò il 13 luglio e, con gran gioia di Rimet, fu vinta dalla Francia per 4-1 contro il Messico. L’onore di avere segnato il primo gol dei Mondiali spetta al francese Lucien Laurent, che lo realizzò con un tiro al volo.
Le partite del primo girone eliminatorio furono caratterizzate da un po’ di incidenti. Proprio nel primo incontro la Francia giocò in dieci perché il portiere francese dovette uscire dal campo dopo essere stato colpito da un calcio alla mandibola: le sostituzioni non erano ancora previste. Due giorni dopo in Francia – Argentina i sudamericani erano in vantaggio per uno a zero a sei minuti dal termine quando l’arbitro interruppe un’azione di attacco dei francesi in cui questi erano praticamente a un passo dal gol. Il bello è che l’arbitro fischiò la fine. Venne fuori un putiferio: i tifosi argentini invasero il campo e i francesi fecero mucchio attorno all’arbitro, che si decise a far ricominciare la partita. Gli ulteriori attacchi della Francia furono comunque senza successo. Argentina – Messico 6-3 fu invece caratterizzata dalla concessione di ben cinque calci di rigore. Il gruppo uno fu quindi vinto dall’Argentina. Il gruppo due dalla Jugoslavia, che lo dominò. Il gruppo tre dall’Uruguay, che batté Romania e Perù senza subire un gol. Il gruppo quattro venne vinto dagli Stati Uniti, che avevano forti doti di resistenza e si avvalevano di sei professionisti provenienti dall’Inghilterra.
Le semifinali furono quindi Argentina – Stati Uniti e Uruguay – Jugoslavia. Ambedue terminarono 6-1 per le squadre sudamericane. La prima partita si disputò davanti a ottantamila spettatori e, anche a seguito di diversi problemi fisici degli americani (che giocarono anche metà partita in dieci), gli argentini li distrussero. La seconda semifinale si svolse davanti a novantatremila persone. Malgrado il gol iniziale degli slavi, la partita fu senza storia a favore degli uruguagi, che così guadagnarono la finale contro l’Argentina: una ripetizione della finale olimpica del 1928.
Non è certo il numero più o meno esatto di argentini che si spostarono a Montevideo per vedere la finale: si parla di numeri variabili tra le quindicimila e le trentamila persone. Centinaia di navi attraversarono il River Plate, comunque. Lo stadio era pieno già qualche ora prima dell’inizio della partita. Il primo tempo si chiuse 2-1 in favore dell’Argentina grazie ai gol di Stabile e di Peucelle, che avevano ribaltato la rete del celeste Dorado. Nel primo tempo si video diversi errori, infortuni, calciatori che indossavano il cappello in campo e l’arbitro vestito di tutto punto con giacca, cravatta e pantaloni da golfista. Ci fu anche il sorteggio a testa o croce per stabilire con quale pallone si sarebbe dovuto giocare: ognuna delle due squadre aveva il suo e voleva usare quello. Si giocò con il pallone portato dagli argentini.
Nei primi venti minuti del secondo tempo un’assolo da manuale di Pedro Cea e un gran tiro dal dischetto di Iriarte portarono gli uruguaiani in vantaggio, per la gioia dei sostenitori di casa. Gli attacchi successivi degli argentini non riuscirono a superare la ferrea difesa uruguagia e a pochi minuti dalla fine Hector Castro, che aveva perso un braccio da ragazzo perché colpito da una sega, realizzò il quarto gol per la Celeste. L’Uruguay fu quindi la prima squadra campione del mondo di calcio.
Il governo uruguaiano dichiarò un giorno di festa nazionale, mentre gli argentini ruppero le vetrate dell’ambasciata “nemica” a Buenos Aires. Queste reazioni stanno a testimoniare come la manifestazione fosse ben più sentita di quella olimpica. I veri campioni del mondo erano coloro che vincevano il torneo della FIFA.
Dopo la prima edizione, l’interesse per la manifestazione aumentò e poco importa se l’Uruguay non avrebbe partecipato per ripicca alla successiva edizione disputatesi in Italia. Nel 1934 le squadre partecipanti salirono a sedici e gli stadi erano ovunque pieni: l’interesse per il campionato del mondo era ormai in costante crescendo.