S’è fatto una volta un trentennale del gruppo locale.
Un sacco di cose sono andate bene. Gli obiettivi sono stati raggiunti.
Abbiamo superato l’intoppo della mancanza del catering trovando subito la soluzione alternativa. Abbiamo tappezzato la stanza di striscioni. Mancava un costume da animale, magari. Mancavano le pettorine. Il banchetto era allestito bene.
L’aperitivo era un po’ scarso, ma nessuno lo ha notato.
Ci sono stati tantissimi bei momenti. È stato commovente vedere gli abbracci tra i volontari degli anni Ottanta e Novanta che si sono seduti in un angolo vicino al palco e si sono lasciati travolgere dai ricordi e dalle risate, agevolati dai vecchi album fotografici portati da Chiara. Lei è un po’ il trait-d’union tra le varie generazioni di grinpisini fiorentini che si sono succedute in questi trent’anni. Il fondatore del gruppo, Piergiuseppe, ha fatto un intervento dicendo che “purtroppo c’è ancora oggi bisogno di Greenpeace”.
È stato commovente rivedere e parlare coi volontari che sono arrivati nei primi anni Duemila e poi hanno formato noi, arrivati nel Duemilanove. Daniel, Rosanna, Stefania, Stefano, Simona. Mentre li vedevo o mentre ci parlavo mi scorrevano in testa nomi, facce, azioni, contestazioni, pensieri, attività, telefonate, banchetti, concerti, innamoramenti, skill share. Siamo riusciti a parlarci nonostante il volume della musica prodotta dai gruppi che stavano suonando: i Drive the Sun prima e gli Shake poi. Tutti preceduti dalla performance di Chiara, cantautrice volontaria di Greenpeace, tanto per mantenere viva l’anima grinpisina della serata.
È stato bello sapere che si sono formati gruppi Facebook che erano girati inviti a partecipare tra i vecchi volontari. Nel ricordo era presente anche chi non lo era fisicamente.
Anche fosse stato solo per la presenza dei vecchi volontari, la serata può dirsi riuscita.
La gente ha percepito che eravamo a una festa di Greenpeace? Ha appreso qualcosa? Abbiamo fatto anche informazione, che è il nostro scopo primario? Direi proprio di sì. Ovviamente le persone esterne al gruppo sono venute a ballare e a bere. Ho sentito dire: ”Sono bravi, mettiamo la firma per diventare volontari” e mi sono galvanizzato. Ho visto gente fermarsi al banchino, mettere i soldi nella cassetta delle offerte, prendere i biglietti della lotteria. Le persone si sono sentite coinvolte e hanno partecipato quando abbiamo fatto dal palco il quiz sul tempo che ci mettono certi oggetti di plastica a biodegradarsi.
Avevamo anche una cornice aperta dove era scritto: “Plastica? No, grazie” e dove le persone erano invitate a metterci la faccia per farsi fotografare. Abbiamo girato per la stanza per farlo, ma alla fine abbiamo avuto diverse richieste provenienti dalle persone che si stavano divertendo. Per la seconda volta in sette giorni abbiamo fatto divertire la gente e quindi ha associato Greenpeace al divertimento. Inoltre abbiamo lanciato dei segnali di informazione. Non sappiamo se tutto questo porterà a nuovi volontari o chissà cosa. Però qualcuno domani forse comprerà una borraccia o andrà a fare la spesa con la borsa di tela.
La gente ascoltava, ballava, applaudiva.
Intanto c’era anche da dare un’occhiata al banchino e all’andamento della serata. A metà serata sono apparsi gli esterni. Aperitivo. Offerte più gente si divertiva. Tappezzata con striscioni. Lotteria. Interventi dal palco per spiegare la campagna. Una signora anziana guardava. Video camera, foto, concerti, aperitivi
con cui ci siamo formati io e Daniela, a partire dal Duemilanove. È stato bello rivedere Rosanna o Stefania, che non rivedevo da anni.
I volontari degli anni 80, tra cui Chiara, hanno portato album fotografici e video. Si sono seduti in un angolo vicino al palco e si sono lasciati travolgere dai ricordi, dalle risate e dagli abbracci. Il fondatore del gruppo di trent’anni fa, Piergiuseppe, ha fatto un intervento dal palco dicendo che “purtroppo c’è ancora bisogno di Greenpeace nel mondo”. È stato commovente vedere Daniel, un altro coordinatore storico, abbracciarli al suo arrivo.
I volontari degli anni Novanta e dei primi anni Duemila, tra cui i due Stefani, Stefania e Simona, hanno formato un altro gruppo. Non era facile riuscire a parlarsi, dato il rumore del concerto, ma vecchie storie sono riemerse-